11 Settembre, i 102 minuti che cambiarono il mondo

  • Postato il 11 settembre 2025
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  • Di Agi.it
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11 Settembre, i 102 minuti che cambiarono il mondo

AGI - La giornata è identica a quella di ventiquattro anni fa: cielo terso, aria frizzante da fine estate, gli aerei che attraversano, in alto, lontani, l'area sopra il New Jersey e il Queens, la gente che lungo i marciapiedi di Manhattan si affretta verso l'ufficio. L'11 settembre resterà sempre questa giornata doppia, tra quello che resta nei ricordi del 2001 e la giornata che ne celebra il tragico anniversario. Stavolta è quello del 2025. Ma nonostante l'apparente aria distratta dei newyorkesi, tutti, almeno per un momento, solleveranno lo sguardo al cielo per cercare quei due grattacieli che non esistono più e che rappresentavano una promessa di successo.

L'attacco

Molti non ricordano neanche cosa hanno preso da mangiare ieri sera, tornando da lavoro, ma hanno bene impressi i numeri dell'attacco terroristico più grande nella storia americana: 8:46, l'ora in cui venne colpita dal primo aereo dirottato dai terroristi di Al-Qaeda la Torre Nord del World Trade Center, a sud di Manhattan; 9:03 il momento in cui un secondo aereo colpì la Torre Sud; 9:37 l'ora dell'impatto di un terzo aereo sul Pentagono; 9:59, quando la Torre Sud collassò; 10:07 quando il volo 93 si schiantò in Pennsylvania dopo la rivolta dei passeggeri contro i dirottatori; 10:28, il momento del collasso della Torre Nord. Centodue minuti che hanno cambiato la storia del mondo, tragici, strazianti eppure, a suo modo, teatrali, grazie alle riprese e alle fotografie scattate da tutti gli angoli. E questo avveniva prima ancora dell'avvento dei social, altrimenti avremmo avuto dirette live, mille riprese da dentro a raccontare cosa successe.

Le vittime

Dei quasi tremila morti nell'attacco a New York restano le foto, le testimonianze delle famiglie, i nomi incisi nei due giganteschi quadrati al World Trade che hanno preso il posto dei grattacieli. Rose bianche e rosse, e bandiere dei Paesi di origine. E ricordi, ultimi brandelli di vita. Un uomo che manda un messaggio via email, chiedendo "ci sono novità là fuori?", prima di restare appeso all'esterno del Windows on the World, con Manhattan ai suoi piedi, l'ultima immagine. Un marito che con calma, intrappolato in una delle due torri, spiega alla moglie, disperata a casa, dove si trovano le polizze sulla vita, per poi dirle che il pavimento sotto i piedi sta cominciando a scricchiolare, "tu e i bambini siete stati tutto per me, non dimenticarlo". Poi il buio. Stephen Tompsett, un informatico, scrisse una email alla moglie, Dorry, con il BlackBerry, per dirle: "Guarda la CNN, ho bisogno di aggiornamenti". Peter Alderman, rappresentante alla Bloomberg, disse alla sorella, usando anche lui il BlackBerry: "Ho paura". Peter Mardikian, di Imagine Software, disse alla moglie, Corine, che stava andando verso il tetto e non poteva parlare. Garth Feeney chiamò sua madre, Judy, in Florida. Lei rispose con un allegro "ciaooo". "Mamma - le disse - non sto chiamando per parlare. Sono al World Trade Center ed è stato colpito da un aereo".

La tragedia moltiplicata

Nessuna scena può rendere l'idea di quella tragedia moltiplicata per migliaia di vite. Più di mille sopravvissero all'impatto iniziale, trecento nella Torre Sud e 800 in quella nord. Molti morirono poi nel collasso dei grattacieli. Diciotto, tra uomini e donne, cercarono di scappare lungo le scale, subito dopo il primo impatto. Altri duecento, invece, scelsero la strada opposta e si diressero verso il tetto, restando intrappolati. "Quella scelta costò loro la vita", ricordò Beverly Eckert, moglie di Sean Rooney, morto nell'attacco. Almeno 28 persone vennero liberate tra l'86esimo e l'89esimo piano da un piccolo gruppo di soccorritori della Port Authority. Ma i soccorritori poi moriranno nel crollo. Più di cinquanta persone vennero viste lanciarsi dalla torre nord, mentre nessuna venne vista farlo dalla torre sud. Entrambi i grattacieli avevano l'identica quantità di fumo e di calore, solo che nella torre nord il triplo delle persone era rimasto intrappolato in metà spazio rispetto a quella sud, dove la gente ebbe più possibilità di salvarsi. Circa seicento morirono nella sud, mentre tutti quelli che erano sopra il 91esimo piano nella nord non si salvarono: più di 1340. Molti videro le scale inondarsi di acqua per la rottura delle tubature e per l'avvio impazzito degli impianti antincendio. Gli ascensori non funzionavano. Chi decise di muoversi da solo si salvò: in una torre c'erano centinaia di persone radunate a un piano. Il servizio del grattacielo aveva chiesto loro di non muoversi e di aspettare l'arrivo dei soccorritori. Qualcuno, raccontarono i testimoni nei giorni successivi, decise di non aspettare, aprì la porta e scese lungo le scale, incrociando i vigili del fuoco che salivano. Fu la salvezza di chi ruppe le regole.

La commemorazione

Chi non ce la fece viene ricordato in questi minuti, al World Trade Center, nella lunga fila di nomi che vengono elencati alla commemorazione. Tra loro, i più di trecento vigili del fuoco che morirono nel crollo delle due torri. Ma andrebbero aggiunti gli oltre settemila soccorritori che sono morti per le conseguenze delle contaminazioni tossiche e chissà quanti dei ventiquattromila che hanno contratto il cancro, legato alle esalazioni. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che subito dopo la strage, in un'intervista televisiva, ricordò la tragedia ma anche il fatto che con il crollo delle due torri, la Trump Tower "era diventato il grattacielo più alto di Manhattan", parteciperà alla commemorazione al Pentagono. Poi, in serata, andrà ad assistere alla partita di baseball degli Yankees, dove verranno ricordate le vittime. Poi comincerà la partita. Il cielo di Manhattan verrà attraverso dal doppio fascio di luci azzurre che ricorderà quanto fossero maestosi i due grattacieli, quasi da toccare le stelle. Così, un'altra giornata del dolore sarà passata in archivio, ma non per chi lì ha perso per sempre una parte di sé.

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Autore
Agi.it

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