12 settembre 1943: Mussolini liberato dai tedeschi

  • Postato il 12 settembre 2025
  • Di Focus.it
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Benito Mussolini è caduto da 49 giorni e altrettanti ne sono passati da quando Vittorio Emanuele III lo ha fatto arrestare. Il destino del prigioniero più "scottante" del momento è nelle mani del nuovo capo del governo, il maresciallo Badoglio. Il duce deposto è ancora una pedina importante, un possibile ago della bilancia di intrighi internazionali. Che farne? Stando agli accordi dell'armistizio di Cassibile, non c'erano dubbi: andava consegnato alle forze alleate, senza alcuna resistenza. Come fu possibile che da lì a pochi giorni il duce fosse invece finito in mano ai tedeschi grazie ai quali, il 23 settembre darà vita alla Repubblica di Salò?. Sorvegliato speciale. Quello che si sa con certezza è che i giorni di Mussolini nell'albergo di Campo Imperatore (a 2.112 metri di altitudine, la "più alta prigione del mondo" come la definì Mussolini) trascorsero in apparente calma e regolarità. Il detenuto, che poteva ascoltare la radio, conversava volentieri con i suoi custodi, in compagnia dei quali passava i dopocena giocando a scopone. Era quindi a conoscenza dei drammatici giorni che il Paese stava vivendo e sapeva con certezza che Hitler non si era dimenticato di lui. La prova l'aveva avuta subito dopo il suo arresto: per il suo sessantesimo compleanno (il 29 luglio), quattro giorni dopo la fatidica sedu ta del Gran consiglio, il führer gli aveva fatto recapitare la raccolta completa delle opere di Nietzsche, 24 volumi, con dedica.. Operazione Quercia. Già il giorno successivo alla destituzione del collega dittatore, Hitler aveva convocatoto il capitano delle Ss Otto Skorzeny ordinandogli di raggiungere in Italia la divisione del generale della Luftwaffe (l'aviazione tedesca) Kurt Student, che stava pianificando la liberazione di Mussollini. Nome in codice: Operazione Quercia. Per un buon esito della missione si doveva solo attendere il momento opportuno. Nella seconda metà di agosto i tedeschi avevano già identificato la prigione temporanea del duce: Villa Weber, sull'isola della Maddalena (Sardegna). I soldati erano pronti a un colpo di mano per liberarlo. Se non lo fecero allora fu probabilmente per non peggiorare i già tesi rapporti con il governo italiano, che in questo modo avrebbe rischiato di passare definitivamente dalla parte degli Alleati.In concomitanza con la firma dell'armistizio di Cassibile, arrivò da Roma l'ordine di trasferimento di Mussolini all'albergo di Campo Imperatore, in Abruzzo. I turisti furono spostati, destando non pochi sospetti. E la notizia giunse presto ai tedeschi che, a quel punto, non avevano ragione di rimandare oltre il loro piano.. Caccia grossa. Alle 14:30 del 12 settembre uno stormo di 9 alianti comparve nel cielo del Gran Sasso planando da ogni parte su Campo Imperatore. Dieci minuti prima una colonna composta da una cinquantina di motocarrozzette armate di mitragliatrice, una decina di carri armati e autoblindo, una quarantina di camion e camionette carichi di soldati si era impadronita della stazione alla base della funivia che portava in quota.. Impresa lampo. L'operazione, audace e precisa (durerà meno di un'ora), era stata ideata interamente da Student, che affidò al maggiore Harald-Otto Mors la direzione del blitz a fondovalle. L'attacco dal cielo fu invece guidato dal tenente von Berlepsch, il suo più fidato collaboratore. A prendersi quasi tutto il merito, con il beneplacito del Führer, fu tuttavia l'ambizioso Skorzeny (che morirà nel 1975, protetto dalla Spagna di Francisco Franco). . Nessuna resistenza. Nella ricostruzione che Skorzeny passò poi alla stampa si favoleggiava di "250 robusti alpini che avevano l'ordine di difendersi a morte": in realtà non esisteva praticamente alcuno schieramento difensivo e l'azione tedesca non incontrò né resistenza a fondovalle, né tantomeno intorno alla prigione del duce, dove regnava l'incertezza. Al grido del generale della polizia Fernando Soleti ("Non sparate!"), che Skorzeny aveva portato con sé come ostaggio, fece eco Mussolini affacciato a una finestra dell'albergo ("Non vedete? C'è un generale italiano. Non sparate!"). L'abbraccio tra Mussolini e Skorzeny, immortalato dai cineoperatori tedeschi, segnò il successo mediatico dell'azione. . Fuga senza ostacoli. Qualche apprensione la destò solo il decollo della "cicogna", il piccolo ricognitore affidato al capitano Gerlach, asso della Luftwaffe e pilota personale di Kesserling (il comandante delle forze tedesche in Italia), sul quale Mussolini fu issato quasi di peso; alle sue spalle,"incastrato" a causa della sua stazza, prese posto Skorzeny. Lanciato a tutto gas nella brevissima pista improvvisata, il velivolo riprese quota solo dopo aver rischiato di precipitare nel vuoto. Un'ora e mezza più tardi atterrò a Pratica di Mare (Roma), da dove Mussolini raggiungerà Vienna e poi Monaco di Baviera. La sera stessa un comunicato dell'agenzia d'informazione Stefani annunciò: "Il duce si trova in libertà. In tal modo è stata sventata la sua progettata consegna agli angloamericani da parte del governo Badoglio". Come si erano lasciati sfuggire il "pezzo da novanta" del momento?. I perché di un tale smacco. Gli storici sono divisi sulle cause di quello smacco. Per alcuni di loro fu colpa proprio del maresciallo Badoglio, che volle evitare che, consegnato il duce agli Alleati, emergessero aspetti poco nobili sulle trattative che avevano portato alla nascita del suo governo. Secondo altri la responsabilità fu invece del capo della polizia Carmine Senise, al quale Badoglio – dopo la partenza da Roma – dette l'incarico di gestire la patata bollente. Senise, con i tedeschi padroni della capitale e di mezza Italia, ragionò solo sul modo di consegnarlo ai tedeschi vivo o morto? Vivo, si disse. Senise giustificò poi la sua scelta – appellandosi anche a un ultimo colloquio avuto il 9 settembre con il ministro degli Interni Umberto Ricci – con il timore che la morte dell'alleato di Hitler avrebbe potuto scatenare la vendetta dei nazisti. Nelle sue ultime istruzioni, dettate il 12 settembre con un radiogramma all'ispettore Gueli, capo dei servizi di sicurezza a Campo Imperatore, il consiglio fu: "Comportarsi con la massima prudenza". Quel messaggio giunse a destinazione un'ora prima dell'attacco tedesco.. Scambio? Il 18 settembre, con una voce appena udibile, Mussolini inviò da Monaco il primo radiomessaggio agli italiani dopo la sua liberazione. Reintegrato nel ruolo di comando, seppure sotto la tutela nazista, si apprestava a far ritorno nell'Italia del Nord occupata dai tedeschi per fondare la Repubblica Sociale. Vittorio Emanuele III e Badoglio, negli stessi giorni, avevano trovato rifugio nell'Italia Meridionale, controllata dagli Alleati. Nessuna prova avvalora l'ipotesi di uno scambio tra l'indisturbata fuga del re e del capo del governo da Roma a Brindisi e la liberazione di Mussolini da Campo Imperatore, anch'essa senza ostacoli. Nessuna, a parte il parallelismo di due vicende da cui uscirono indenni i maggiori responsabili della tragedia che stava vivendo l'Italia.                                                                                                                                                           Giampaolo Fissore.
Autore
Focus.it

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