150 miliardi di euro per la diga più potente del mondo: ecco perché quest’opera colossale desta preoccupazioni
- Postato il 24 luglio 2025
- World News
- Di Il Fatto Quotidiano
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Sarà la centrale idroelettrica più grande al mondo. È stato il primo ministro cinese Li Qiang ad inaugurare l’imponente cantiere dove verrà edificata la diga sul fiume Yarlung Tsangpo per quella che diverrà, secondo i piani ancora non proprio definiti nei dettagli in pubblico, la più grande centrale idroelettrica del mondo. L’annuncio dell’ideazione del progetto era stato dato cinque anni fa e coperto nei costi solo nel dicembre 2024; cifra mostruosa che si aggira ai 1,2 trilioni di yuan, circa 150 miliardi di euro. Del resto quando si parla di Cina, e di intervento artificiale sull’ambiente per piegarlo ai propri voleri politici ed economici, non si bada mai a proporzioni e a spese governative. Molti ricorderanno la celebre diga delle Tre Gole sul Fiume Azzurro, nella provincia di Hubei. Lavori di scavo e deviazione dei corsi d’acqua che portarono allo spostamento di migliaia di persone e alla ricostruzione di intere città molto più in alto rispetto a dove erano state fondate prima. Ebbene, la diga sul fiume Yarlung Tsangpo avrà una potenza tripla rispetto a quella delle Tre Gole. Anche qui si interverrà in maniera massiccia su ciò che madre natura aveva creato e su ciò che cartografi e guerre avevano fatto diventare confini politici e usi dell’immenso fiume.
Intanto lo Yarlung Tsangpo nasce dai ghiacciai dei monti Kubi Gangri e Ganglunggangri, a circa 4.700 metri, in Tibet – regione annessa alla Cina nel 1951 – poi scorre verso est sud-est fino a scendere verso sud in un lembo di territorio indiano dove si congiunge con il Brahmaputra scorrendo verso ovest, infine entra in Bangladesh, dove sfocia verso sud nel golfo del Bengala. In totale sono quasi 3mila chilometri di lunghezza. La diga e la centrale sorgeranno nei pressi di Nyingchi, sempre su suolo tibetano, in un punto dove lo Yarlung Tsangpo “salta” da 4.700 metri a circa 2.700 in nemmeno 50 chilometri. Nel percorso di maggiore intensità dell’acqua verranno costruite cinque centrali idroelettriche a cascata, mentre le migliaia di operai ritoccheranno in maniera massiccia alcune anse del fiume per deviare l’acqua in tunnel artificiali. Un tale imponente “ritocco” cinese al corso del fiume ha ovviamente preoccupato il governo indiano con il quale la Cina non ha proprio rapporti idilliaci.
Certo non siamo più ai livelli del giugno 2020 quando nelle regioni del Ladakh avvenne qualcosa di più di una scaramuccia di confine con l’uccisione di 20 soldati indiani e 4 cinesi. I due stati hanno stipulato da tempo un accordo di pace e nel 2024 anche i rapporti diplomatici, come del resto il trasporto aereo privato, sono tornati a livelli normali. L’India rimane comunque preoccupata per le deviazioni che la Cina compirà sul fiume utilizzato in maniera massiccia per la produzione agricola delle zone orientali. I cinesi hanno comunque gettato acqua sul fuoco, ricordando che non solo questa operazione rispetterà l’ambiente, ma che non verrà cambiato nulla del flusso di acqua che giunge a valle per la popolazione indiana. Ma soprattutto Li Qiang ha spiegato che la Cina si imbarca in un progetto così monumentale proprio per creare energia alternativa e meno inquinante per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti entro il 2030 e la concordata neutralità carbonica entro il 2060.
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