Per raccontare questa storia partiamo dal suo epilogo, la fine del viaggio terreno di un uomo controverso che già da vivo aveva assunto i caratteri della leggenda: il 1° ottobre 1970, in un oceanico corteo funebre di 10 chilometri, il popolo egiziano accompagnava le spoglie di Gamal Abdel Nasser.
Quelle esequie non furono solo una questione egiziana, ma di tutto il mondo arabo, riunito per rendere omaggio a colui che, da capo del governo e da presidente, aveva esercitato un "potere ipnotico" sul Paese, come scrisse quel giorno la stampa internazionale.
"Lasciatecelo portare, è nostro!", urlava la folla, cercando di toccare il feretro del leader che nei venti anni precedenti, tra luci e ombre, aveva dominato la politica e le aspirazioni popolari con il sogno di una nazione araba da riunire e a cui ridare dignità, libera da colonialismo e ingiustizia sociale.. CONTRO GLI INGLESI. Nato ad Alessandria d'Egitto nel 1918, Nasser era figlio di un funzionario delle poste; nella biografia le sue origini vennero abilmente omesse facendole invece risalire a un villaggio dell'Alto Egitto, da cui provenivano i suoi antenati, per avvicinarlo nell'immaginario collettivo al mondo rurale dei fellahin (i contadini).
Trasferitosi al Cairo, da ragazzo si trovò in mezzo a manifestazioni di piazza antibritanniche: nella sua generazione, quella di una classe media emergente e nazionalista, era forte l'insofferenza verso l'occupazione da parte delle forze coloniali britanniche, che avevano preso il controllo dell'Egitto nel 1882 ed erano rimaste anche dopo l'indipendenza ottenuta nel 1922.. Lotta clandestina. Nel 1948 il tenente colonnello di fanteria Nasser si trovò al fronte nella Guerra araboisraeliana: l'esercito egiziano, agli ordini di re Faruq I, diede scarsa prova di efficienza e l'umiliazione vissuta da Nasser e dai suoi commilitoni fu forte. Un gruppo di graduati diede così vita a un'organizzazione militare clandestina, il movimento dei Liberi Ufficiali, per rovesciare la "monarchia corrotta". Il nucleo golpista riuscì nell'intento nel luglio 1952, costringendo re Faruq all'esilio. Un anno dopo l'Egitto diventò una repubblica, con uno dei più alti in grado fra i golpisti, il generale Muhammad Naguib, come presidente. Presto però la scena sarebbe stata tutta per Nasser, primo ministro dal 1954 e presidente della repubblica dal 1956.. Uno del popolo. Con la promulgazione di una nuova costituzione l'Egitto diventò un Paese socialista e l'industria venne nazionalizzata. «"Gloria e dignità" era il motto di Nasser, perché di entrambe, a suo avviso, gli arabi avevano bisogno», spiega Reem Abou-El-Fadl, studiosa e docente della SOAS University di Londra. Negli anni che seguirono, si andò delineando l'immagine di un presidente «non corrotto, che parlava la lingua del popolo, dalle origini relativamente umili, uomo della piccola borghesia del Sud, istruito in una scuola egiziana e non straniera. Questi aspetti aggiungevano genuinità e autenticità al fascino di chi si era opposto al potere coloniale europeo e a Israele».. Le ambizioni. Nel trattato Filosofia della Rivoluzione, Nasser mise nero su bianco le sue aspirazioni: guidare non solo 55 milioni di arabi, ma anche i 224 milioni di africani e oltre, fino ai 420 milioni di seguaci dell'islam (anche se il nasserismo rimase un movimento laico).. SUEZ E ASSUAN. Le ambizioni di unità sovranazionale si concretizzarono solo nella temporanea Repubblica araba unita nata tra Egitto e Siria nel 1958. L'esperienza finì presto, ma sopravvisse il sogno panarabo di un'unica nazione dall'Atlantico al Golfo Persico. L'impresa associata al nome di Nasser, però, è senza dubbio la nazionalizzazione del Canale di Suez, snodo vitale per il petrolio mediorientale diretto in Occidente: l'operazione servì per finanziare la costruzione di una diga ad Assuan, audace opera che avrebbe portato l'energia elettrica nei villaggi più sperduti. L'Egitto, che non era in grado di finanziare il progetto, contava su Washington. Nel 1956, però, gli Usa annunciarono che non avrebbero partecipato al finanziamento e lo stesso fece il Regno Unito.. Nazionalizzazione. La contromossa egiziana spiazzò tutti: Nasser proclamò la nazionalizzazione della compagnia internazionale che gestiva il canale da quasi un secolo. Gli introiti sarebbero serviti per il cantiere di Assuan. Non servirono a fermare questi piani né l'attacco anglofrancese né l'invasione israeliana del Sinai: le due aggressioni vennero bloccate dall'Onu (per l'opposizione americana) e nel 1960 i lavori della diga cominciarono.. Successi. Nel novero dei successi della presidenza Nasser va ricordata anche l'introduzione di misure che cambiarono la vita di milioni di egiziani, tra cui l'istruzione e l'assistenza sanitaria gratuite e una riforma agraria che limitò l'estensione delle proprietà terriere. Altro motivo di orgoglio fu lo sbandierato "non allineamento" dell'Egitto tra i blocchi Est e Ovest, base del suo prestigio nel "Terzo mondo", teorizzato alla Conferenza di Bandung del 1955 con lo iugoslavo Tito e l'indiano Nehru.. Sguardo a Est. Uno sbilanciamento a Est, tuttavia, fu innegabile: «A lungo l'Egitto fu in grado di muoversi libero tra i due blocchi, ma alla fine degli anni Sessanta il supporto Usa agli israeliani rese sempre più difficile per Il Cairo non contare sull'Urss per la ricostruzione del proprio esercito. Questo portò a una parziale dipendenza», spiega Reem Abou-El-Fadl.
La sopravvivenza stessa alla guida del Paese per 16 anni fu un'ulteriore vittoria: tra comunisti, estremisti islamisti, vecchi partiti politici, militari rivali, proprietari terrieri espropriati, la lista dei nemici del presidente non era breve.. OMBRE DI REGIME. Proprio il trattamento riservato agli oppositori e l'instaurazione di uno Stato di polizia contribuirono a gettare ombre fosche su Nasser: «Senza dubbio i suoi avversari, la Fratellanza musulmana e i comunisti, subirono la prigione e la tortura», spiega Reem Abou-El-Fadl. «Tuttavia, definendo il suo regime come autoritario si utilizza una categoria che comprende leader che mai ebbero l'appoggio e la legittimazione popolare di Nasser e che mai offrirono i rilevanti investimenti che lui procurò al Paese. Non ci fu inclusione politica, ma quella economica sì».. Battuta d'arresto. La sua traiettoria di potere e l'idea di nazionalismo arabo subirono un duro colpo nel 1967, anno della sconfitta lampo nella Guerra dei sei giorni, i cui esiti ancora influenzano l'assetto geopolitico del Medio Oriente. A maggio l'Egitto espulse dal Sinai le forze dell'Onu, chiuse gli Stretti di Tiran (Mar Rosso) e firmò un patto con la Giordania, azioni che Israele interpretò come un atto di guerra.
A giugno gli israeliani conquistarono in sei giorni appena la Penisola del Sinai, la Striscia di Gaza, la Cisgiordania, le alture del Golan e parte di Gerusalemme, piegando Egitto, Giordania e Siria. Il presidente restò comunque al suo posto fino al 1970, quando morì d'infarto.. L'articolo "La sfida di Nasser" di Francesca Ghirardelli è tratto dagli archivi di Focus Storia..