37° anniversario Canonizzazione di Santa Eustochia: un segno indelebile per Messina
- Postato il 10 giugno 2025
- Società
- Di Paese Italia Press
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Domani, 11 giugno 2025, il 37° anniversario della canonizzazione di Santa Eustochia. Eustochia Smeralda Calafato, nacque a Messina il 25 Marzo 1434 in località Santissima Annunziata da una ricca e nobile famiglia, e fu fondatrice del Monastero e la chiesa di Montevergine di via XXIV Maggio, l’antica Via dei Monasteri.
Calogero Centofanti a nome del Comitato pro canonizzazione di Santa Eustochia, che ha condiviso con profondo impegno la preparazione della solenne cerimonia di canonizzazione, desidera esprimere, in occasione del 37° anniversario di tale evento, la nostra profonda gioia e riconoscenza per il dono della grazia che lo Spirito Santo ha voluto elargire al popolo di Dio.
È stato attraverso l’opera del Santo Padre Giovanni Paolo II che si è compiuto il sacro rito della canonizzazione, avvenuto – in modo straordinario e unico – fuori dalle mura vaticane, proprio nella città di Messina. Questo evento ha segnato non solo la storia della nostra comunità, ma ha anche rafforzato il legame spirituale con la figura luminosa di Santa Eustochia.
Possa questa ricorrenza essere occasione propizia per rinnovare la nostra devozione verso Santa Eustochia, la cui costante protezione continua a essere fonte di conforto e ispirazione per quanti l’hanno conosciuta, amata e invocata.
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Contesto
La chiesa di S. Eustochia
II Monastero e la chiesa di Montevergine sorgono in via XXIV Maggio, l’antica Via dei Monasteri, per volere di Eustochia Smeralda Calafato, intorno al 1464. Progettata dall’architetto Nicolò Francesco Maffei, la struttura ha subìto negli anni vari rimaneggiamenti a causa dei danni dovuti alla rivoluzione antispagnola e dai vari terremoti che ne hanno alterato l’originaria forma.

L’attuale costruzione (1934) è dell’ing. Francesco Barbaro,che, tenendo conto delle nuove misure antisismiche, ne riprodusse l’antica architettura, riutilizzando anche alcuni resti dell’antíca struttura.
Alla chiesa, in stile romanico modernizzato, si accede da una scalinata balaustrata a due rampe di ispirazione barocca che conduce al portale in pietra con timpano aggettante sormontato da una elegante finestra.

L’interno, caratterizzato da finissimi intarsi marmorei, è ad unica navata con quattro altari laterali divisi da lesene, in cui sono posti i quadri di San Francesco che riceve le stimmate (opera di Michele Panebianco), di San Biagio, di Gaetano Corsini, e di Santa Chiara; mentre il quarto altare presenta uno stupendo Crocifisso. Sull’altare maggiore ammiriamo la tela del Quagliata raffigurante la Vergine con il Bambino e i santi Francesco e Chiara; in alto e il corpo incorrotto di Santa Eustochia.
Inoltre, appaiono interessanti gli stemmi appartenenti a diverse famiglie messinesi che si distinsero per le generose donazioni a favore della Chiesa e del Monastero di Montevergine. II soffitto è a volta, dipinto di bianco, con finestroni ornati da stucchi; un tempo invece era riccamente affrescato con ]’Assunzione di Maria, opera purtroppo perduta nel terremoto del 1908, de grande artista messinese Letterio Paladino.
Dirigendosi poi verso la cappella, la prima cosa che s’incontra è un quadro ad olio su tela di un artista ignoto, raffigurante la Beata Eustochia che stringe a se un grande crocifisso.
Santa Eustochia Smeralda Calafato nacque a Messina il 25 Marzo 1434 in località Santissima Annunziata da una ricca e nobile famiglia, fu la madre, fervente cristiana, a trasmettere alla figlia i valori della religione. Fin da giovanissima mostrò l’indole che la caratterizzava, occupandosi insieme alla madre alla cura degli umili e degli ammalati; la povertà fu sua regola di vita che a quel tempo andava diffondendosi in Sicilia sulla scia del movimento francescano che ella ammirò e mise in pratica intensamente.
All’età di circa 15 anni Smeralda entrò nel monastero delle Clarisse di S. Maria di Basicò, ove prese il nome di suor Eustochia. Qui però la Santa non trovò ciò che desiderava, cioè una vita fatta di rinunzie e adesione totale alla prima regola di S. Chiara, poiché nel monastero vivevano tante nobili fanciulle abituate ad una vita accomodante e la badessa del tempo, Suor Milloso, era forse troppo invischiata in faccende temporali che dispiacevano alla Santa.
Fu cosi che Ella fondò con altre consorelle tra cui Suor Jacoba Pollicino, sua biografa e amica, il Monastero di Montevergine. Diventò madre spirituale del convento, educò, istruì e formò le consorelle alla vita francescana indirizzando i loro spiriti alla meditazione della Passione di Cristo, all’umiltà e alla preghiera, all’amore per il Cristo in Croce.
La Santa desiderava soffrire come soffrì Gesù, e questo suo ardente desiderio la portò a mortificare il suo corpo: a portare il cilicio stretto in vita; ad occuparsi dei lavori più umili, a digiunare spesso, a indossare vestiti ruvidi e scomodi e dormire a terra.
Possedeva diversi carismi, tra cui la preveggenza e la guarigione; molti sono gli episodi rilevanti che meriterebbero menzione, durante i quali ella preavvertiva catastrofi o avvenimenti importanti che stavano per accadere, o per i miracolosi interventi su infermi che miracolosamente guarivano dopo essere entrati in contatto con le sue lacrime. Eustochia morì nel suo monastero nel 1485, e tutt’oggi, col suo corpo incorrotto e ben visibile, si trova sotto l’abside della Chiesa che prende il suo nome. Fonte Messina religiosa.
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