A Carcare l’Anpi consegna una targa alla staffetta partigiana Rosa Ines Goslino di quasi 103 anni

  • Postato il 11 settembre 2025
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  • Di Il Vostro Giornale
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Generico settembre 2025

Carcare. Rosa Goslino, per tutti Ines, a ottobre spegnerà 103 candeline ma la sua memoria è ancora uno dei suoi punti di forza. La sua gioventù, trascorsa a Ponti, nell’alessandrino, prima di trasferirsi a Carcare dove vive tuttora dagli anni Cinquanta, è fatta di ricordi indelebili, e soprattutto non ha dimenticato il suo ruolo di staffetta partigiana durante l’occupazione nazifascista.

Per questo motivo, nell’ottantesimo anno dalla Liberazione, la sezione “Mario Florindo Ferraro” dell’Anpi ha voluto omaggiarla di una targa per testimoniare affetto e riconoscenza per ciò che fece in quegli anni bui e drammatici. Ines racconta di quando percorreva chilometri ogni giorno impiegando tre ore per arrivare nella sartoria dove cuciva. Nel paese dove viveva c’era un avamposto tedesco con soldati italiani repubblicani. Uno di questi si era follemente innamorato di lei, ed era solito accompagnarla al lavoro, ma lei era restia e un giorno gli disse la verità, ovvero che aiutava i partigiani e pertanto gli avrebbe concesso il cuore solo se lui avesse abbandonato la sua divisa. L’amore in primis, e forse anche la poca convinzione di combattere una guerra dalla parte sbagliata, fecero in modo che il militare, dopo aver fatto scorta di armi e munizioni per proteggersi, ed aver persuaso altri soldati a seguirlo, fuggì e si inserì nelle brigate partigiane.

Di Egidio, questo il suo nome, Ines seppe solo dopo tanti anni che tornò a casa, in Brianza, ma lei rischiò la fucilazione perchè i tedeschi vennero a sapere chi ispirò quella fuga. Non si perse d’animo, e continuò ad essere di aiuto alla lotta per la Liberazione. Ogni giorno passava da un panettiere che sfornava dolci e leccornie per i tedeschi, ricavando da ogni porzione poche briciole per preparare qualcosa da sfamare anche i partigiani, ed era proprio Ines che portava quel cibo a destinazione, nascondendolo tra i suoi abiti e nel tragitto da casa al lavoro riusciva a consegnarlo nelle mani giuste.

Tante le storie che la ultracentenaria ricorda, tra cui il fatto che il padre non si fosse mai piegato al volere fascista di aderire al partito per poter fare studiare i figli. Ines, dopo aver vissuto un breve periodo in Francia, finita la guerra conobbe colui che diventò poi suo marito, anche lui vittima di un regime che lo imprigionò in un campo di sterminio in Germania. Crearono insieme una famiglia a Carcare, ebbero due figli ed oggi sono rimasti lei e il primogenito Giacomo Lanza.

Autore
Il Vostro Giornale

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