A Milano va in mostra il design delle nuove generazioni. Nuove luci su un presente oscuro
- Postato il 20 ottobre 2025
- Design
- Di Artribune
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Per centinaia di anni, il Medioevo è stato liquidato come l’epoca dei ‘secoli bui’, un’etichetta che la storiografia ha da tempo smentito. Eppure, guardando al presente – tra guerre, crisi climatiche ed eco-ansia – non viene il dubbio che i veri secoli bui siano i nostri? Certo, allora i problemi erano altri: feudalesimo, legge del taglione, brutalità esplicita (chi più ne ha più ne metta). Oggi la violenza assume forme meno visibili ma più pervasive, abilmente veicolate da tecnologie che registrano, diffondono e amplificano qualsiasi distopia. In questo contesto le nuove generazioni cercano risposte sperimentando linguaggi alternativi, e lo fanno, paradossalmente, proprio con gli stessi strumenti digitali che alimentano controllo e sorveglianza. Perché se è vero che la tecnologia osserva e condiziona, è anche ciò che ci permette di conoscere, capire e, forse, resistere.
La mostra Dark Times, Bright Signs a Milano
È da qui che parte la mostra Dark Times, Bright Signs, allestita negli spazi di Delvis (Un)Limited in Via Fatebenefratelli 9, a Milano. L’esposizione a cura di Valentina Ciuffi – con la direzione creativa di Studio Vedèt e l’allestimento di Space Caviar – prosegue idealmente il percorso avviato con The Theater of Things durante la Design Week. E se allora l’attenzione era rivolta alla dimensione domestica, oggi lo sguardo si allarga al clima di incertezza collettiva, mostrando come anche l’estetica dei giovani designer abbia assorbito le ombre e le luci di questi tempi complessi.

Dark Times, Bright Signs. Sedie-armature, sculture luminose e vasi minacciosi
Gli oggetti esposti traducono queste tensioni in forme concrete. La Chainmail Chair di Panorammma, ad esempio, è una sedia composta da anelli metallici intrecciati a mano che scivolano come un tessuto: un’armatura morbida che riflette il rapporto ambiguo tra protezione e costrizione. Jirah, con la Corseted Ceremony Seat, propone invece una seduta in noce naturale avvolta in un corsetto rigido: un arredo che assume un aspetto antropomorfo, tra memoria rurale, spiritualità e oppressione. Diaphan Studio, con Horizon, mette a punto una scultura luminosa che passa dal silenzio a un bagliore improvviso, evocando l’immagine di un orizzonte che si accende nel buio. Altri lavori aprono a letture diverse ma complementari. Lo Specchio di Natalia Triantafylli combina ceramica e plastica 3D, mettendo in cortocircuito natura e artificio. Duccio Maria Gambi lavora con blocchi di marmo rivestiti di acciaio specchiato che annullano e riflettono la pietra, facendo dialogare sguardo umano e materia geologica. Still Here di Joy Herro è un vaso nero, duro e minaccioso come un ordigno, che però custodisce una pianta viva: una riflessione sull’ambiguità del presente, sospeso tra distruzione e rinascita.
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Il design come forma di resistenza da Delvis (Un)Limited
Più che oscuri, questi oggetti appaiono stranianti e potenti: metabolizzano la complessità del nostro tempo e la restituiscono come segno di resistenza e consapevolezza. Non una semplice esposizione, ma un’esperienza immersiva che resterà aperta fino a febbraio 2026, invitando a riflettere su come il design possa trasformare le ombre della contemporaneità in nuove forme di coscienza.
Cecilia Moltani
Milano // fino a marzo 2026
Dark Times, Bright Signs
DELVIS (UN)LIMITED
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L’articolo "A Milano va in mostra il design delle nuove generazioni. Nuove luci su un presente oscuro" è apparso per la prima volta su Artribune®.