A Napoli l’archeologia è parte del presente. Una riflessione sul ruolo del direttore del MANN

Fino a qualche anno fa, nelle case napoletane, era abitudine rientrare in casa e salutare la “bella ‘mbriana”, una sorte di nume tutelare che si riteneva proteggesse lo spazio familiare in assenza dei proprietari. In quegli stessi anni, era altresì abitudine, all’uscire di casa, farsi il segno della croce, per suggellare un pacifico e tacito accordo di protezione religiosa. Così, i napoletani uscivano celebrando un gesto cristiano, e rientravano accogliendo una presenza pagana. Si tratta di semplici aneddoti, ma che lasciano emergere in modo estremamente significativo il particolarissimo rapporto che i napoletani hanno con la propria storia recente e lontana.

Napoli: la città in cui passato e presente convivono negli animi delle persone

Napoli è la città in cui il culto delle anime pezzentelle, nato come manifestazione in qualche modo para-cristiana, veniva celebrato anche all’interno dei sotterranei delle chiese. È la città in cui è ancora oggi possibile trovare pietanze che hanno nome francese.  Passeggiare in strade che ancora si chiamano Decumani.
Una città in cui l’affastellarsi a volte gioioso, e a volte caotico e conflittuale, di storie, di dominazioni, di avvicinamenti ad altre società, è tangibile nelle architetture come nei modi di dire.

Atrio del Museo Archeologico Nazionale di Napoli agli inizi del '900. Archivio Fotografico MANN
Atrio del Museo Archeologico Nazionale di Napoli agli inizi del ‘900. Archivio Fotografico MANN

L’archeologia una componente viva della città partenopea 

Ecco perché la nomina a Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli non è, per il capoluogo campano, semplicemente un’attività istituzionale. L’archeologia e la conoscenza del passato si fanno spazio tra le frasi in dialetto strettissimo, così come si fanno spazio fisico, nei quartieri spagnoli, o nel quartiere dei Cristallini. Nella storia millenaria della città si assiste alle incursioni del caffè, della mela annurca (con coltivazioni preromane), e coinvolge l’intera cittadinanza, anche coloro che magari non hanno mai sospettato, né si sono mai chiesti, cosa in realtà fosse la bella ‘mbriana, o da dove possano derivare le carte napoletane, e i famosissimi gesti apotropaici che accompagnano spesso la scaramanzia quotidiana. Una conoscenza così diffusa è, probabilmente, un elemento pressoché unico, che si aggiunge alle tante unicità per cui Napoli oggi vive un momento di grande fervore economico, che, finalmente, segue il fervore culturale che da almeno trent’anni caratterizza questa città.

A Napoli il Museo Archeologico è più che un’istituzione

Si tratta di elementi che ben si inquadrano con la professionalità, la conoscenza, e le naturali inclinazioni di Francesco Sirano, nuovo Direttore del MANN, che nella sua esperienza a Ercolano ha avviato molteplici attività volte a coinvolgere attivamente la cittadinanza, dando all’archeologia quella dimensione inclusiva che è centrale per l’evoluzione di questa disciplina. Sarà un mandato che sicuramente, come anticipato dallo stesso Sirano, sarà dunque caratterizzato dalle grandi rivoluzioni in essere, ma che è lecito augurarsi possa porsi in continuità non solo con quanto avviato dai suoi predecessori, ma anche con le esperienze che il Direttore ha sviluppato nell’arco della propria attività.

Le responsabilità sociali e umane del direttore del Museo Archeologico di Napoli

Non si tratta di un’azione semplice, e certamente richiede una grande dose di impegno, e anche di coraggio, perché coinvolgere tutte le fasce della popolazione di Napoli su temi che riguardano l’archeologia non è di certo un’azione semplice. 
Eppure, in questo territorio così fortemente caratterizzato dalle differenze, dall’eterogeneità delle persone, dei luoghi, delle abitudini, dei territori, possono nascere esperienze in grado realmente di riuscire dove in tantissimi luoghi hanno fallito: trasferire alle persone la conoscenza archeologica, lasciandola attecchire alle conoscenze del quotidiano, alle nozioni popolari, alle case, ai palazzi, alle piazze. Napoli, probabilmente, presenta quelle caratteristiche da cui possono emergere davvero dei “nuovi modi di coinvolgere” le persone, che tantissimi altri territori potranno poi adattare, e assumere a modello, tanto nel rapporto con le persone, quanto nel rapporto con il mondo delle imprese, e della società civile tutta, se questo percorso verrà perseguito con la giusta ostinazione.

Stefano Monti

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Artribune