A Palazzo Ducale il mito di "Moby Dick", tra arte contemporanea e natura

A Palazzo Ducale il mito di "Moby Dick", tra arte contemporanea e natura

La mostra, a cura della direttrice di Palazzo Ducale, Ilaria Bonacossa, e di Marina Avia Estrada, con Michela Murialdo, ed è realizzata in collaborazione con TBA21 Thyssen-Bornemisza Art Contemporary. E alla fine si finisce a tifare per Moby Dick. “La vera differenza è che nell'Ottocento per il lettore Moby Dick era comunque una perfida o perfido baleno bianco che attaccava Achab, un Achab assetato di vendetta ma per un lettore contemporaneo è ovvio che la balena sia buona: è un animale che viene attaccato nel suo habitat e che si difende”, commenta Bonacossa. “In questo percorso, si ritrovano opere d'arte antica, opere d'arte moderna, l'iconografia della balena che comunque è stata centrale nella storia dell'arte ma anche delle curiosità come il numero di Topolino sulla caccia della balena bianca così come l'editto reale dei Paesi Baschi in cui veniva affermato che la balena doveva essere cacciata pagando delle tasse poi al governatore. Fino ad arrivare in una stanza, l'unica con la luce naturale, in cui si parla della bianchezza della balena e in cui l'arte concettuale viene presentata come momento in cui il vuoto e il bianco servono a cambiare dimensione”. E c’è poi anche l’auspicio che questa mostra lasci alla città anche un nuovo spunto di riflessione da cui partire: “il rapporto di Genova col mare resta centrale e forse possiamo davvero cambiare qualcosa. Le città come Genova possono guidare alla creazione di una nuova visione di rapporto con i mari, una visione non predatoria, una visione in cui l'uomo sa trovare un equilibrio”. Leggi di più sull'articolo di Silvia Isola

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Autore
Il Secolo XIX

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