A parte Riviera Gaza, Trump ce l’ha un piano? Le manovre del genero Kushner e dell’eterno Tony Blair
- Postato il 28 agosto 2025
- Politica
- Di Blitz
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“Trump non ha un piano per Gaza” è il laconico titolo con cui Il Foglio di stamattina copre con un certo grado di scetticismo sulla sua efficacia la notizia del vertice dietro le quinte alla Casa Bianca per aumentare gli aiuti a Gaza contro la carestia e discutere dei progetti per il dopoguerra.
Post war, vertice allargato dietro le quinte
Ce l’ha? Cosa è cambiato dalla grottesca, se non fossimo di fronte a una tragedia di cui non si vede la fine, proposta trumpiana di una Gaza “Riviera” del Medio Oriente?
Mentre alla periferia di Gaza City sta preparando l’offensiva per conquistare la città più grande del territorio palestinese, ritenendo “inevitabile” la sua evacuazione, l’inviato speciale di Trump Steve Witkoff scommette su “un piano molto completo che stiamo elaborando per il day after e molte persone vedranno quanto è solido, quanto è ben intenzionato e come rifletta le motivazioni umanitarie del presidente Trump”.
Uno stato palestinese? “Non ce ne sarà uno”
Witkoff scommette anche su una fine della guerra entro l’anno. I partecipanti al summit, presieduto da Donald Trump, sono dirigenti americani e israeliani, il segretario di Stato, Marco Rubio, e il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar si sono confrontati faccia a faccia. E tuttavia, a domanda diretta sulla possibilità di uno Stato palestinese, il ministro israeliano ha risposto esplicitamente che no “non ce ne sarà uno”.

Questo è ciò che è stato offerto mediaticamente all’opinione pubblica. Dietro le quinte, secondo uno scoop di Axios, i registi dell’operazione, gli artefici del piano per il “day after” a Gaza, sono vecchie conoscenze della politica internazionale e degli affari globali.
Occhi puntati dunbque su Jared Kushner, il genero ed ex consigliere presidenziale del tycoon che aveva la delega per il Medio Oriente, e su Tony Blair, ex premier britannico ed ex inviato del Quartetto europeo per la stessa regione.
Blair ha sementito il coivolgimento della sua organizzazione ma il Financial Times ha reso noti messaggi e contatti in proposito riferibili al suo staff e che coinvolgono uomini d’affari israeliani e almeno una società di consulenza americana, la Boston Consulting Group.
Un piano è indispensabile per qualsiasi iniziativa diplomatica volta a porre fine alla guerra, anche se ricostruire un’enclave completamente distrutta e progettare un’ architettura politica e di sicurezza che tutte le parti possano accettare sarà incredibilmente difficile. Quello di Kushner e Blair si basa su alcune idee – non ancora trapelate – su come governare Gaza senza Hamas al potere.
Un piano postbellico coordinato con la Casa Bianca potrebbe dare al premier israeliano Benjamin Netanyahu, ora sotto pressione dei manifestanti e della leadership militare, una copertura politica per accettare un cessate il fuoco, presentandolo al contempo come un accordo più completo per rimuovere Hamas dal potere.
Blair ha incontrato Witkoff alla Casa Bianca a luglio
Blair ha incontrato Witkoff alla Casa Bianca a luglio, lo stesso giorno in cui Netanyahu ha incontrato Trump. Diversi giorni dopo, Blair ha incontrato il presidente palestinese Mahmoud Abbas e lo ha informato sulle proposte per la fase post-guerra a Gaza e sui suoi colloqui a Washington.
Anche Kushner era in Israele all’inizio di questo mese e ha incontrato Netanyahu per discutere della Striscia. Blair è vicino a Netanyahu e al suo più stretto consigliere Ron Dermer, responsabile della pianificazione postbellica di Israele.
Da non dimenticare che Blair, Dermer e il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Abdullah bin Zayed hanno lavorato a un piano postbellico congiunto per Gaza durante l’amministrazione Biden. La precedente presidenza ha finito per incorporarne alcuni aspetti in un piano presentato pubblicamente dall’allora segretario di Stato Tony Blinken meno di una settimana prima di lasciare l’incarico.
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