A Roma Est si paga il pedaggio per tornare a casa. Proteste e promesse da 10 anni, ma il ministero non cancella la sovrattassa

  • Postato il 20 maggio 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Ogni giorno, per entrare nella propria città, migliaia di residenti del versante Est di Roma sono costretti a pagare. Non si tratta di una tassa comunale o di un servizio aggiuntivo, ma del pedaggio autostradale sulla A24, che grava su chi vive nei quartieri oltre il Grande Raccordo Anulare come Ponte di Nona, Lunghezza, Villaggio Prenestino e Settecamini. Un costo che si aggiunge ai disagi legati alla marginalità territoriale e che, da anni, alimenta proteste, interrogazioni istituzionali e richieste di intervento.

“Esistono cittadini di serie A e di serie B anche quando si tratta di andare a lavorare o entrare nella propria città”, denuncia Nella Converti, consigliera capitolina e presidente della commissione politiche sociali. “Chi vive nel versante est deve pagare una sovrattassa per rientrare nel proprio Comune. Non basta vivere ai margini, con tutti i disservizi che conosciamo: in più, questi cittadini vengono tassati maggiormente. Come Partito Democratico abbiamo presentato un’interrogazione e approvato una mozione in Aula Giulio Cesare. Serve un impegno economico concreto da parte del governo: non si può continuare a usare questi territori solo in campagna elettorale”.

La questione, tuttavia, non è nuova. Da oltre un decennio i comitati di quartiere e le associazioni locali chiedono la fine di quella che viene percepita come una penalizzazione economica e sociale. “Già nel 2015 partecipavamo alle prime manifestazioni”, ricorda Stefano De Profetis, presidente dell’associazione del comitato di quartiere Villaggio Prenestino. “Siamo per l’abolizione totale del pedaggio, non per soluzioni parziali come il Telepass gratuito. A Roma si può arrivare all’aeroporto di Fiumicino, che è in un altro comune, senza pagare nulla. Ma se vivi a Lunghezza devi sborsare ogni giorno soldi per lavorare”.

Il nodo del pedaggio avrebbe dovuto trovare una soluzione già nel 2014, con la realizzazione delle corsie complanari: una viabilità parallela alla A24, costruita per garantire l’accesso gratuito dal GRA a Lunghezza. L’opera è stata finanziata in gran parte da Regione Lazio e Comune di Roma con fondi pubblici, e realizzata da Strada dei Parchi S.p.A., la stessa società concessionaria della gestione dell’autostrada. Tuttavia, nonostante le previsioni iniziali, il pedaggio non solo è rimasto, ma è stato aumentato proprio in concomitanza con quelle opere.

Oggi, il costo è di 1,30 euro ai caselli di Settecamini e Ponte di Nona, e 1,70 euro a quello di Lunghezza. Importi che, moltiplicati per gli spostamenti quotidiani, rappresentano una spesa significativa su base annua. Secondo gli atti ufficiali del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il pedaggio per il solo tratto urbano dell’A24 ha generato 17 milioni di euro nel 2024: una somma a carico, in larga parte, dei residenti del Municipio VI. Un obolo quotidiano per chi deve semplicemente attraversare una strada che rientra pienamente nel perimetro urbano. “È diventata una situazione insostenibile”, denuncia ancora De Profetis. “In questi quartieri sono sorti negli anni interi nuovi nuclei abitativi, ma le alternative all’autostrada restano scarse. Chi lavora in centro è costretto a questo pendolarismo a pagamento”.

Dario Musolino, presidente del comitato di quartiere Nuovo Ponte di Nona, aggiunge: “Abbiamo raccolto quasi 4.000 firme. Ci sono famiglie che attraversano il casello più volte al giorno per accompagnare i figli o andare al lavoro. E intanto aumentano anche i canoni dei dispositivi come Telepass. È un salasso”.

A livello politico, le promesse si sono susseguite negli anni, da destra a sinistra, ma senza risultati concreti. Nel 2016, Giorgia Meloni e Matteo Salvini dichiaravano in un video la volontà di abolire il pedaggio. L’attuale sindaco Roberto Gualtieri, in campagna elettorale, prometteva la cancellazione. Virginia Raggi, da sindaca, firmò una delibera per chiedere al Mit la rimozione del casello. Nel periodo in cui Gualtieri ricopriva la carica di ministro dell’Economia, fu approvato un ordine del giorno sulla questione del pedaggio urbano, ma il governo attuale lo ha stralciato per mancanza di fondi. Ma nessuna di queste dichiarazioni si è mai tradotta in atti concreti. La realtà, oggi, è che il pedaggio esiste ancora. Di recente, il governo ha risposto a un’interrogazione parlamentare del deputato del Partito Democratico Andrea Casu, certificando l’impossibilità di cancellare il pagamento del pedaggio, nemmeno per i residenti. “Le misure di sconto, in ogni caso, non possono configurarsi come esenzione totale del pedaggio per una predefinita sezione autostradale”, ha spiegato il Mit. L’unica apertura è la disponibilità a un confronto con gli enti locali per valutare eventuali ristori o agevolazioni. Nell’interrogazione, Casu chiedeva, inoltre, che fosse il Ministero a farsi carico del pedaggio, anziché i cittadini romani. La risposta è stata semplicemente: “no”.

Anche in consiglio municipale, la questione è stata portata in aula. Un ordine del giorno presentato dal consigliere del Pd Luca Bellino, in cui si chiedeva esplicitamente, sulla falsariga della mozione comunale, l’abolizione del pedaggio e misure a favore della mobilità nelle periferie, è stato respinto dalla maggioranza di centrodestra del Municipio VI, presentando in seguito un ordine del giorno a firma del consigliere della Lega Alessio Rotondo che impegnava il presidente del municipio a richiedere un tavolo tecnico col Mit per “per discutere del pedaggio dell’A24 per i cittadini residenti in VI municipio che si trovano, purtroppo, a pagare il pedaggio nei caselli di Lunghezza e Ponte di Nona soltanto per recarsi quotidianamente a lavorare nel territori”.

Intanto, il 5 maggio, sotto il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si è tenuto un sit-in di protesta organizzato da esponenti del Partito Democratico di Roma e associazioni. Una manifestazione per chiedere, ancora una volta, l’abolizione del pedaggio, ma anche per ricordare le promesse disattese del ministro Salvini, che negli anni avevano garantito la fine di questa anomalia tutta romana. Un’anomalia che, per ora, continua a costare milioni a chi vive a Roma est.

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