A Roma il quinto round dei colloqui Usa-Iran, accordo sul nucleare ancora lontano
- Postato il 23 maggio 2025
- Di Agi.it
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A Roma il quinto round dei colloqui Usa-Iran, accordo sul nucleare ancora lontano
AGI - Quinto colloquio e ancora nulla di fatto. Tra Washington e Teheran l'accordo sul nucleare continua a essere lontano. Non che le premesse facessero credere qualcosa di diverso.
Da giorni, le due parti continuavano a ribadire le proprie posizioni senza una minima rinuncia, nonostante i lavori diplomatici proseguissero in maniera intensa e le parole ottimiste pronunciate dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump al ritorno del suo viaggio in Medio Oriente la scorsa settimana.
Ieri, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi aveva infatti inviato una dura e preoccupante lettera alle Nazioni Unite in cui minacciava che, in caso di attacco agli impianti nucleari della Repubblica islamica dell'Iran da parte del regime sionista, Teheran avrebbe ritenuto responsabile anche il governo degli Stati Uniti.
Sul tema, due giorni fa era intervenuto anche il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il quale, durante la sua prima conferenza stampa dopo cinque mesi aveva continuato a definire l'Iran "una seria minaccia contro Israele", auspicando si' "un accordo che impedisca l'uso di un'arma nucleare da parte dell'Iran", ma al contempo avvertendo che Tel Aviv "si riserva sempre il diritto di difendersi da un regime che minaccia di distruggerla".
Israele oggi era presente a Roma, dove si tenevano i colloqui all'ambasciata dell'Oman tra Usa e Iran, per un incontro parallelo con Witkoff. Poco prima della riunione tra Teheran e Washington, l'inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente - che insieme al direttore della pianificazione politica del Dipartimento di Stato, Michael Anton rappresentava gli Usa - ha incontrato il direttore del Mossad David Barnea e il ministro degli Affari strategici Ron Dermer, il più stretto collaboratore del premier Netanyahu.
Già dalla mattina, le possibilità di raggiungere un accordo nella giornata di oggi, sembravano minime. Sebbene alla vigilia del nuovo round, l'Iran avesse aperto all'ipotesi di concedere più ispezioni ai propri siti nucleari, da fonti vicine a Teheran filtravano parecchi dubbi su un'intesa, dal momento in cui Washington nelle ultime settimane ha costantemente irrigidito la sua posizione con la richiesta di uno smantellamento del programma di arricchimento dell'uranio.
Una strada obbligatoria da percorrere anche per Israele, come ha sottolineato ieri l'ambasciatore israeliano a Washington, Yekil Leiter, in un'intervista a Fox News. "Se l'Iran ha una bomba, tutti i suoi delegati in Medio Oriente opereranno sotto l'ombrello nucleare", aveva avvertito l'alto diplomatico, ribadendo che Teheran non dovrebbe essere messo nelle condizioni di poter arricchire l'uranio.
Ma su questo punto l'Iran sembra non volerne sentire. Dopo tre ore di colloqui, l'incontro si è concluso con Witkoff che è stato il primo a lasciare l'ambasciata omanita, e il primo ad annunciare l'esito non risolutivo dei colloqui è stato il ministro degli Esteri del Sultanato, Badr Albusaidi.
"Progressi non conclusivi", ha affermato auspicando di chiarire le questioni in sospeso nei prossimi giorni. Dal lato statunitense non sono arrivati per ora commenti sui colloqui. Mentre Teheran, poco dopo la fine dell'incontro, ha commentato attraverso la voce del ministro degli Esteri iraniano Araqchi, il quale ha dichiarato che i colloqui con Washington "rimangono molto complessi" e che ne saranno necessari altri, dal momento in cui Teheran non sembra attualmente disponibile a fare uno sforzo sulla questione dell'arricchimento dell'uranio.
Sforzo che dal Messico, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ritiene necessario per raggiungere un accordo che sarebbe "fondamentale per arrivare a una situazione veramente meno tesa in tutta l'area". Tajani che in giornata ha ribadito agli omologhi di Iran e Oman "la disponibilità dell'Italia a ospitare altri colloqui di pace" perché "Roma vuole essere sempre più al centro di iniziative che portano la pace, sia per l'Ucraina che per il Medio Oriente".
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