A Trento una mostra riabilita la figura di Cipper, il pittore degli umili
- Postato il 23 luglio 2025
- Archeologia & Arte Antica
- Di Artribune
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Anche grazie alla recente valorizzazione della pittura bresciana e bergamasca tra Sei e Settecento, gli appassionati di arte moderna hanno avuto modo di riscoprire i ritratti dei “pitocchi” e le scene di genere di Giacomo Ceruti, Antonio Cifrondi e di altri lombardi che osservavano anche le classi più umili della società di allora, ritenendole degne di diventare soggetti delle loro tele. Un pittore, nato in Austria nel 1664 e trasferitosi in seguito a Milano, era rimasto però ancora in attesa di un progetto capace di restituirne una critica obiettiva – scavalcando vecchie opinioni tese a sminuirlo – e di proporlo al grande pubblico attraverso un’esposizione ampia e ragionata. Il luogo dove si è potuta compiere l’impresa è il Castello del Buonconsiglio di Trento dove, grazie alla curatela di Maria Silvia Proni e Denis Ton, è stata allestita una mostra dedicata a Giacomo Francesco Cipper, altrimenti conosciuto come “il Todeschino”. Non che la memoria dell’artista si fosse completamente persa – si ricordano le mostre Settecento lombardo a Milano nel 1991 e un’esposizione in Francia risalente a 20 anni fa –, ma le sue opere finora erano state intercettate prevalentemente dai radar di specialisti e collezionisti di opere del XVIII Secolo, Gastaldi Rotelli e Canesso.

Un nuovo sguardo su Cipper al Castello del Buonconsiglio
Nelle sale del maestoso castello trentino i quadri di Cipper sono ora esposti sulla base di un criterio tematico che esplora la rappresentazione del pittore nel suo studio, i ritratti, le nature morte; segue la sezione sulle scene quotidiane e sulle composizioni di figure disposte attorno a un tavolo per consumare i pasti o per giocare a carte, poi si approfondiscono la sua straordinaria visione della musica, le raffigurazioni dei mestieri praticati all’epoca – con una sala dedicata alle filatrici –, le ambientazioni nei mercati contadini e infine l’approccio dell’artista verso i poveri. La ricerca di Cipper può essere definita un incrocio tra realtà, teatro di strada e società: realtà, perché in ogni suo dipinto si dispiega un repertorio vastissimo di oggetti, dai pani alle forme di formaggio, dalla mobilia agli strumenti musicali, dalle ceste a infinite varietà di frutta e ortaggi. Teatro di strada, perché il pittore riesce a formulare composizioni affollate ma armoniche, in cui i personaggi recitano le parti che sono state loro affidate da una fervida creatività. Società, perché nella stessa tela convivono pitocchi e mendicanti, chi viveva grazie a un umile lavoro e gli esponenti di ceti più agiati come i maestri di scuola, i medici, le coppiette eleganti.








La pittura di Cipper a Trento
Quel che salta subito all’occhio, osservando la carrellata di dipinti, sono i volti quasi sempre sorridenti dei protagonisti i quali, quando non si azzuffano, puntano lo sguardo verso l’osservatore e sorridono sinceramente, a volte addirittura alzando il calice per un ideale brindisi. Ci si accorge inoltre di un espediente a cui l’artista ricorre spesso, forse non sentendosi troppo a suo agio di fronte a complesse prospettive o forse per velocizzare il lavoro: i personaggi in primo piano sono infatti precisamente delineati con colori vivaci, quelli sullo sfondo invece sono solo abbozzati, con tinte più spente: il risultato che ne ottiene è peraltro assai gradevole.
Tanti confronti azzeccati
Il rigoroso progetto espositivo si consolida affiancando le opere di Cipper – del quale si sono talvolta riviste le attribuzioni – con dipinti di altri autori, così da ricostruire i modelli del protagonista e i legami con il contesto in cui operò. I confronti sono puntuali e notevoli: sono infatti giunti a Trento lavori del già citato Cifrondi, di Felice Boselli, di Monsù Bernardo, di Ceruti – tra cui un capolavoro, la Filatrice proveniente dalla Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia –, di autori di area austriaca e poi dell’originale, e ancora anonimo, Maestro della tela jeans, senza dimenticare Pietro Bellotti con la sua straordinaria Parca Làchesi (Anziana con fuso). Sconosciuto fino a ieri, Cipper riacquista oggi la sua più che dignitosa fisionomia e viene a buon diritto ricollocato nella tradizione della pittura comica e popolare che, pur essendo stata a lungo snobbata, nel poliedrico scenario del Settecento era ricercatissima da collezionisti e mecenati di rango elevato.
Marta Santacatterina
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