A Verona l’università nega l’assemblea sulla Palestina con Greta Thunberg: “Viola la par condicio per le Regionali”
- Postato il 20 novembre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il collettivo Tamr ha chiesto all’Università di Verona un’aula per ospitare un’assemblea con la presenza dell’attivista svedese Greta Thunberg, ma le autorità accademiche hanno detto di no, per ragioni elettorali. In riva all’Adige scoppia il caso, con polemiche, accuse, persino scontri interpretativi dei regolamenti di Ateneo e della legge in materia di par condicio. Come risposta, il collettivo si è detto pronto ad occupare gli spazi al Polo Zanotto, così da dar corso ugualmente all’incontro, a cui dovrebbero partecipare il veronese Simone Zambrin, che è stato a bordo della Global Sumud Flotilla, e Maya Issa, rappresentante del movimento studenti palestinesi. La prova della verità si avrà il 21 ottobre nell’aula T8.
Tamr ha chiesto l’agibilità per un’assemblea l’11 novembre, rispettando i 10 giorni di anticipo richiesti dalle autorità accademiche in un’altra occasione. Il 14 novembre c’è stato un incontro in Rettorato. Gli studenti hanno rimarcato l’articolo 1 dello Statuto dell’Ateneo, secondo cui “l’università promuove una cultura di pace, di rispetto dei diritti umani, della dignità della persona umana, di pluralismo delle idee e di valorizzazione delle differenze… tutela la piena libertà di pensiero”. Da parte dell’Università sono state sollevate obiezioni riferite alla possibile presenza di un candidato alle regionali per Alleanza Verdi Sinistra, e ad un post degli organizzatori che collegava la manifestazione a uno sciopero proclamato per il 28 novembre. Dopo aver modificato il post, i promotori pensavano che tutto si fosse chiarito.
Invece l’Università ha negato il permesso “visti i post pubblicati sui social media” e considerando la legge elettorale che detta le “Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali, referendarie e per la comunicazione politica”. Tamr ha replicato ricordando le norme che “riconoscono il diritto di assemblea, l’autogestione delle attività e la possibilità di discutere temi anche politici, purché ciò non si trasformi in propaganda per partiti o candidati attraverso strumenti che ricadono nelle tutele previste dalla legge 28/2000”. Ha spiegato che l’evento non è organizzato da parte di partiti o candidati, né utilizza canali per attività di propaganda. In una parola, gli studenti voglio discutere del genocidio in Palestina, non delle elezioni regionali in Veneto. “Il richiamo alla legge sulla par condicio è pretestuoso e funzionale a negare uno spazio di discussione legittimo e necessario”.
Mentre l’università di Verona non commenta, Cristina Guarda, eurodeputata dei Verdi ha dichiarato: “È un segnale preoccupante. L’università deve essere il luogo del confronto libero e della crescita critica, non della censura. Bloccare un dibattito su temi globali come la situazione in Palestina, con la scusa della par condicio, significa limitare la libertà di espressione degli studenti e impoverire la vita democratica dell’ateneo”. Sulla stessa linea Sinistra Italiana Verona e Unione Giovani di Sinistra: “È fondamentale che agli studenti e alle studentesse sia garantita un’agibilità piena e trasparente. Le attività e le iniziative promosse dal basso devono poter trovare spazio negli atenei, senza ostacoli amministrativi opachi o scelte arbitrarie. Chiediamo all’Università di Verona di rivedere la decisione di diniego”.
Sul versante opposto Flavio Tosi, ex sindaco di Verona e capolista per Forza Italia in tutte le circoscrizioni provinciali alle elezioni regionali: “Sostengo la decisione dell’Università: qui non si tratta di libertà di espressione, ma di pura propaganda politica a poche ore dalle elezioni. È stato difeso il principio di par condicio”.
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