Abolito il segreto salariale, grazie ad una direttiva Ue potremo conoscere la busta paga dei colleghi

  • Postato il 3 luglio 2025
  • Economia
  • Di Blitz
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Grazie alla direttiva Ue 2023/970, a partire dal giugno 2026 potremo conoscere gli stipendi dei nostri colleghi di lavoro che svolgono le nostre stesse mansioni.

La direttiva che ha abolito il cosiddetto segreto salariale è stata approvata a maggio 2025 e si applica sia al settore pubblico e privato. L’Italia, entro il 7 giugno 2026, dovrà recepire il provvedimento che ha come obbiettivo il superamento del gap salariale che vede le donne guadagnare in media il 13 per cento in meno nei paesi Ue.

La direttiva si applica “a tutti i lavoratori che hanno un contratto di lavoro o un rapporto di lavoro quale definito dal diritto, dai contratti collettivi e/o dalle prassi in vigore in ciascuno Stato membro, tenendo in considerazione la giurisprudenza della Corte di giustizia”. Lo scopo è di “rafforzare l’applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore attraverso la trasparenza retributiva e i relativi meccanismi di applicazione”.

Colleghi di lavoro
Abolito il segreto salariale, grazie ad una direttiva Ue potremo conoscere la busta paga dei colleghi (foto Ansa) – Blitz Quotidiano

Risarcimento in caso di discriminazione retributiva

In caso di discriminazione retributiva basata sul genere, il provvedimento stabilisce un risarcimento che comprende “il recupero integrale delle retribuzioni arretrate e dei relativi bonus o pagamenti in natura, il risarcimento per le opportunità perse, il danno immateriale, i danni causati da altri fattori pertinenti che possono includere la discriminazione intersezionale, nonché gli interessi di mora”. Se scatta un contenzioso tra il lavoratore e l’azienda, dovrà essere quest’ultima a dimostrare di non aver violato la norma europea.

La richiesta può essere fatta per iscritto dal lavoratore, da un suo rappresentante o da un organismo per la parità. Si possono “richiedere e ricevere informazioni sul loro livello retributivo individuale e sui livelli retributivi medi, ripartiti per sesso, delle categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore”.

Il datore avrà massimo due mesi di tempo per rispondere. Nella direttiva si legge che “se le informazioni ricevute sono imprecise o incomplete, i lavoratori hanno il diritto di richiedere, personalmente o tramite i loro rappresentanti dei lavoratori, chiarimenti e dettagli ulteriori e ragionevoli riguardo ai dati forniti e di ricevere una risposta motivata”.

Nessun paese Ue si può sottrarre alla direttiva e tutti gli Stati membri devono allo stesso tempo attuare “misure che vietano clausole contrattuali che limitino la facoltà dei lavoratori di rendere note informazioni sulla propria retribuzione”.

Ai lavoratori, inoltre, “non può essere impedito di rendere nota la propria retribuzione”. I datori di lavoro “possono esigere che i lavoratori che abbiano ottenuto informazioni diverse da quelle relative alla propria retribuzione o al proprio livello retributivo, non utilizzino tali informazioni per fini diversi dall’esercizio del loro diritto alla parità di retribuzione”.

Il gap salariale nei paesi Ue resta al 13 per cento e non è invariato negli ultimi 10 anni. Ciò avviene nonostante sia in vigore il principio della parità retributiva sancito dal Trattato di Roma e recepito nella legislazione dell’Ue. Per questa ragione le istituzioni comunitarie si sono adoperate per colmare tale divario, elaborando la direttiva in questione che verrà monitorata.

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Blitz

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