Accise carburanti: è polemica, benzina non cala e diesel aumenta come previsto

  • Postato il 22 maggio 2025
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Doveva essere un’operazione di giustizia fiscale, un ricalcolo tecnico. Un aggiustamento per riequilibrare la tassazione tra benzina e gasolio, allineare le accise, rendere “più equo” il prelievo statale sul pieno degli italiani. Invece, a una settimana dall’entrata in vigore del decreto del 14 maggio, l’aria che si respira è ben diversa. Perché, se da una parte il rincaro del diesel è arrivato puntuale come un orologio svizzero — 1,5 centesimi al litro più IVA, cioè 1,83 — dall’altra il promesso sconto sulla benzina è rimasto impigliato nelle pieghe del silenzio. E alla pompa, di fatto, non è cambiato nulla.

I numeri raccontano una storia differente

I numeri non mentono, a differenza delle promesse. L’Unione Nazionale Consumatori (UNC), dati del Ministero delle Imprese alla mano, ha tracciato un quadro a dir poco desolante: in autostrada la benzina in modalità self è calata di 0,1 centesimo al litro. Lo “sconto” equivale a cinque centesimi su un pieno da cinquanta litri. Il gasolio, invece, è salito come previsto: 1,5 centesimi al litro, ovvero 75 centesimi in più a rifornimento. In percentuale, un rincaro quindici volte superiore al “risparmio” sulla benzina. E non è un’anomalia passeggera: l’effetto è stabile, dicono i tecnici UNC.

Ma c’è di più. Estendendo il confronto a livello regionale, la media dei prezzi mostra che la benzina è scesa di appena 0,4 centesimi (20 centesimi su un pieno), mentre il gasolio è aumentato di 1,3 (66 centesimi). Il risultato? Un differenziale del 225% a sfavore dei cittadini. Il principio di equità fiscale è evaporato.

A discapito del consumatore

Chi ci guadagna? Di sicuro non il consumatore. Secondo il Codacons, che ha deciso di presentare un esposto in tutte le 104 Procure della Repubblica, qualcosa non torna. I sospetti sono pesanti: truffa aggravata, aggiotaggio, e pure un pizzico di cartello occulto. Il presidente dell’UNC, parla chiaro: “È una speculazione bella e buona. E i dati ci dicono che non è un effetto ritardato del mercato: la divergenza è rimasta identica anche nei giorni successivi”.

L’elenco delle Regioni più colpite è lungo. Calabria in testa, con un divario di 1,4 centesimi al litro tra aumento del gasolio e calo della benzina (70 centesimi per pieno). Seguono Sardegna, Emilia-Romagna, Lombardia. Insomma, l’Italia è di nuovo spaccata — questa volta sul carburante.

I petrolieri fanno scudo

Dall’altra parte della barricata, i petrolieri si difendono. L’Unem, associazione delle aziende energetiche, sventola la bandiera delle quotazioni internazionali: dal primo maggio il prezzo della materia prima sarebbe salito di oltre tre centesimi al litro. Secondo loro, i rincari sarebbero stati “ammortizzati” e l’effetto della riduzione delle accise sulla benzina avrebbe evitato un aumento ancora più marcato. Una narrazione alternativa, ma che non regge di fronte al portafoglio vuoto degli automobilisti.

L’UNC chiede una misura compensativa: tagliare ulteriormente le accise sulla benzina per riequilibrare il sistema. Vedremo se, e quando, questo accadrà intanto come spesso accade, si scopre che sotto la patina della burocrazia si nasconde una manovra opaca. Per ora resta una certezza: gli automobilisti sono ancora una volta coloro che ci rimettono più di tutti gli altri. Sperando, un giorno di avere giustizia, fiscale e non solo.

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