Acqua informata? No grazie
- Postato il 6 settembre 2025
- Di Il Foglio
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Acqua informata? No grazie
La presa di posizione congiunta dell’Institut Agricole Régional e della Fondazione Clément Fillietroz segna un passaggio decisivo nella vicenda dell’“acqua informata”. Dopo mesi di discussioni, sollevate dalla sperimentazione della cosiddetta “tecnologia supra molecolare” - termine vago che nasconde la pseudoscienza con cui si vende letteralmente acqua in polvere - in alcune coltivazioni della Valle d’Aosta, le due principali istituzioni scientifiche del territorio hanno pubblicato una nota comune in cui smontano l’impianto teorico e sperimentale alla base della proposta, ribadendo con chiarezza che si tratta di una costruzione di parole e concetti arraffazzonati priva dei requisiti minimi di scientificità.
La rilevanza del comunicato non sta soltanto nel contenuto tecnico, che pure evidenzia come manchino basi teoriche solide, protocolli adeguati e trasparenza metodologica, ma soprattutto nel fatto che due enti diversi per missione e per ambito di attività abbiano deciso di parlare con una sola voce. L’Institut Agricole, centro di riferimento regionale per la ricerca applicata all’agricoltura, e la Fondazione Fillietroz, custode della diffusione della cultura scientifica attraverso l’osservatorio astronomico e il planetario, hanno messo insieme le loro competenze e la loro autorevolezza per chiarire che la pseudoscienza non può essere messa sullo stesso piano della ricerca autentica.
Il messaggio è inequivocabile: la scienza non procede per improvvisazioni, ma per progetti fondati su conoscenze pregresse, obiettivi realistici e percorsi di verifica condivisi e sottoposti alla revisione critica dei pari. Non si tratta di tecnicismi riservati agli addetti ai lavori, ma di condizioni indispensabili per assicurare che le risorse pubbliche non vengano sprecate e che la cittadinanza sia tutelata da pratiche prive di fondamento. La pseudoscienza non è solo un errore concettuale: può tradursi in rischi concreti, quando interessa coltivazioni non adeguatamente protette o quando alimenta illusioni che minano la fiducia nel metodo scientifico.
Che la Valle d’Aosta riesca a esprimere una posizione corale e trasparente, sostenuta dai suoi principali attori scientifici competenti per le materie interessate (fisica e agricoltura), è un segnale importante. Non si tratta di chiudere la porta a idee nuove o a visioni non convenzionali, ma di ribadire che ogni proposta deve sottostare alle stesse regole di chiarezza, verificabilità e responsabilità. In questo sta la forza di un territorio che difende il proprio tessuto culturale e sociale, riconoscendo che la cittadinanza scientifica non è un privilegio di pochi ma una condizione per la partecipazione democratica di tutti.
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