Adamo: «Come era per Frida Kahlo, per me non esistono i forse»

  • Postato il 29 luglio 2025
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Adamo: «Come era per Frida Kahlo, per me non esistono i forse»

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ESPLORARE l’arte, l’anima, la passione, il dolore e le tante sfaccettature di una delle artiste più iconiche del Novecento, è quello che promette lo spettacolo “Tremendamente Frida”, in scena questa sera in un luogo particolare ricco di fascino e di cultura, il Giardino Di Hera Lacinia nell’area archeologica di Capo Colonna. Frida Kahlo verrà raccontata attraverso un intenso monologo, scritto e diretto da Ilaria Rezzi, interpretato da Maria Grazia Adamo alla quale abbiamo rivolto qualche domanda per comprendere meglio la natura di questo progetto narrativo.

Cosa c’è di contemporaneo nell’arte e nella vita di Frida Kahlo che rende necessario raccontarla ancora oggi?

«Frida Kahlo è l’icona della femminilità. È nata con la schiena bifida, ha avuto una vita tormentata da dolori, ha subito 32 operazioni, è stata cucita e tagliata tantissime volte. Frida Kahlo è la potenza del femminile nel mondo, che può sconfiggere tutto, dalla malattia alle avversità. Io mi rivedo in lei sotto diversi punti di vista, Anche io ho avuto un incidente potenzialmente mortale a 17 anni, sono stata graziata e da quel momento in poi la mia vita, come carattere, come pensiero, come forza d’animo, è divenuta un po’ come quella di Frida. Infatti faccio l’attrice, faccio tutto ciò che volevo fare da quando ero giovane un po’ come lei, che malgrado tutto il dolore ha fatto la pittrice, ha scalato le montagne, ha fatto di tutto, è riuscita ad affermarsi a Parigi a San Francisco».

Cosa vuol dire vestire la pelle di un’artista così complessa, quale lavoro ha dovuto fare come attrice per far vivere in scena una figura così potente?

«È un lavoro complesso, ho già recitato dieci anni fa Frida Kahlo. E dopo dieci anni ci siamo rincontrate con la regista Ilaria Rezzi, un’artista poliedrica e una grande pittrice, e ci siamo dette facciamo una nuova Frida Kahlo. Lei ha scritto questo monologo pensando a me. Perché siamo simili come forza di carattere. Il mio lavoro è stato percorrere le fasi della vita di Frida e cercare, attraverso metodi di recitazione, di farli i miei. Ho studiato la sua gestualità, le movenze particolari del personaggio. Ho anche avuto il supporto di diverse docenti per cercare di entrare nel personaggio. Ho lavorato per esempio con una coach, Siddhartha Prestinari che mi ha aiutato ad entrare nella crudezza delle parole di Frida».

Frida Kahlo è stata una figura di grande forza e resilienza, nonostante le avversità fisiche ed emotive. Quanto crede che la sua vitalità e la sua capacità di trasformare il dolore in arte possano risuonare con il pubblico odierno?

«Deve risuonare. Gli animi vanno scossi, bisogna credere ai propri sogni, bisogna avere la forza di realizzarli. Come ho fatto io, come ha fatto Frida, bisogna credere nelle propria aspettative, nei propri sogni e con forza e vitalità bisogna realizzarle. Non esistono i forse, Frida non diceva mai “forse ce la faccio” diceva “ce la farò” e così bisogna essere oggi»

La performance si tiene in una location suggestiva come il Giardino di Hera Lacinia. Quanto pensa che l’ambiente esterno influenzerà l’atmosfera dello spettacolo e la percezione del pubblico?

«Ho visto le foto del luogo, e come dice anche la regista è un posto intimo, sacro. Credo che questo porterà una concentrazione di energie positive, trovo che potrebbe rendere il tutto molto più intimo, molto più familiare. È un posto raccolto con l’energia data anche della cultura millenaria dei resti che ci sono a Capo Colonna, è un posto che in qualche modo renderà più potente e sacro anche lo spettacolo. Anche perché a questo spettacolo molti hanno lavorato per renderlo perfetto. È un progetto particolare abbiamo lavorato tutti, dalla costumista alla scenografa, tutti per Frida. Per questa energia positiva che porta nel mondo».

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