Addio a Giorgio Forattini: chi era il maestro della satira morto a 94 anni
- Postato il 4 novembre 2025
- Di Panorama
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Addio a Giorgio Forattini, maestro della satira italiana. Si è spento a Milano all’età di 94 anni il vignettista che, più di ogni altro, ha saputo trasformare la politica in racconto visivo, in caricatura e in specchio del potere. Nato a Roma nel 1931, Forattini ha attraversato mezzo secolo di storia nazionale con una matita appuntita e un’ironia feroce, firmando oltre 14mila vignette che hanno segnato l’immaginario collettivo.
“Il principio della libertà e del divertimento”, ripeteva come un mantra. Ed è in quel binomio che si può leggere tutta la sua carriera: dalle prime prove su Paese Sera e Panorama, al lungo sodalizio con la Repubblica (“Eugenio Scalfari l’ha fondata, io l’ho disegnata”, amava dire), fino a La Stampa, Il Giornale e i quotidiani del gruppo Riffeser.
Forattini ha disegnato l’Italia e i suoi protagonisti: Andreotti trasformato in un personaggio multiforme e indecifrabile, Craxi vestito da Duce, D’Alema in uniforme da “Hitler comunista”, Prodi come un curato di campagna, Bossi con la spada di Alberto da Giussano. Le sue vignette non erano semplici disegni: erano radiografie del potere. Taglienti, a volte crudeli, ma sempre libere. “Non sono mai stato di sinistra, né di destra. Sono sempre stato un uomo libero”, dichiarò in una delle sue ultime interviste.
Celebre la querela record da tre miliardi di lire che gli intentò Massimo D’Alema per la vignetta sul caso Mitrokhin: un episodio che segnò la rottura con la Repubblica e l’inizio di una nuova stagione professionale. Ma anche nelle controversie, Forattini non arretrò mai. “Non ho mai piegato la testa davanti agli attacchi”, ricordava con orgoglio.
Nella sua produzione non mancarono momenti di malinconia: come la vignetta della sedia a rotelle sulla riva del mare dedicata a Leon Klinghoffer, o la Sicilia a forma di coccodrillo in lacrime dopo la morte di Giovanni Falcone. Tratti essenziali, carichi di umanità.
Arrivato al disegno tardi — dopo aver lavorato come operaio, rappresentante e venditore — Forattini è diventato, con il tempo, un’istituzione. Sessanta libri e oltre tre milioni di copie vendute hanno consacrato il suo sguardo come uno dei più lucidi del giornalismo italiano.
Quando gli chiesero se avesse mai commesso errori, rispose: “Nessuno”. Poi aggiunse: “Andreotti diceva di me: che posso dire di Forattini? È lui che mi ha inventato. Questi erano i personaggi di una volta”.