Agostinelli e il dramma del figlio morto per cocaina: "Mi dò ancora la colpa"

  • Postato il 11 settembre 2025
  • Di Virgilio.it
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«Ho girato il mondo, ho visitato più di 100 posti. Dalla vita ho avuto tutto. Voglio solo che la mia famiglia stia bene. Voglio solo serenità». Andrea Agostinelli ha 68 anni, un passato da giocatore a scorazzare sulla fascia con Lazio e Napoli (ma anche Pistoiese, Atalanta ede Avellino) ed un presente da allenatore che gli ha regalato gioie e dolori. Dal Piacenza alla grande chance col Napoli in B dove però fu esonerato presto fino alle panchine dei paesi di tutto il globo, dal Congo all’ultima stagione in Albania, alla guida del Flamurtari. Al Corriere della Sera della sera si confessa dopo le vacanze in Sardegna.

Il dramma del figlio morto

Il dolore che non potrà mai cancellare non è legato a un esonero o allo sport. Nel 2014 suo figlio Gianmarco muore a 33 anni in una camera d’albergo a Montecatini: «Quando vivi una tragedia simile, per metà muori anche tu, non ti risollevi più. È un fatto innaturale, una parte del cuore va in necrosi. Il dolore si può imparare solo a gestirlo. Il tempo non cancella niente». Colpa della cocaina: «Iniziò a farne uso nel 2003, mentre allenavo il Napoli. E pensare che in casa mia non era mai entrato nulla, neanche una sigaretta. Quando io e mia moglie lo scoprimmo, si giustificò. “Lo fanno tutti”. Lo abbiamo mandato in comunità, attraverso le mie conoscenze si è fatto strada nel calcio. Aveva anche esordito in C2».

Per Agostinelli una ferita mai riemarginata: «Anche delle cose più piccole mi sono colpevolizzato. Più volte mi sono chiesto: “E se non lo avessi lasciato da solo quella notte?”. Pistoia è dove ho ottenuto i successi più belli, volevamo tornare a vivere lì. All’indomani avrebbe dovuto visitare un’agenzia immobiliare. Non ha capito il valore della vita. Ma non c’è un momento della giornata in cui non lo pensi».

La reazione alla tragedia

Tornò subito in panchina, in Albania: «Sentivo la voglia di evadere, di sfogarmi. Ogni mattina scendevo dal resort in cui alloggiavo, andavo in spiaggia e con le conchiglie scrivevo il suo nome sulla sabbia. L’altra mia figlia, Giordana, mi ha regalato un nipotino. Si chiama Lorenzo, ha 7 anni. Sono convinto che glielo abbia mandato Gianmarco da lassù».

Dopo un passaggio sulla esperienza alla Lazio, dove era considerato l’erede di Re Cecconi. («Stesso ruolo ma caratteristiche diverse. Un ragazzo eccezionale, una persona buona. Quando lo ammazzarono ero in ritiro a Santa Margherita Ligure con l’U21, stavo giocando a carte. Poi la tragica notizia. Mi diceva sempre. “Guarda che nel calcio non ti aiuterà nessuno”. Lo dico sempre ai miei calciatori. Mors tua vita mea”) un giudizio sugli allenatori di oggi: «Stravedo per Gasperini, che ha trasformato l’ Atalanta da provinciale a grande squadra. Mi incuriosisce Fabregas che sembra sulla via giusta ma lo dicevamo anche di Thiago Motta. La garanzia è Antonio Conte, fra i primi allenatori al mondo. Abbiamo giocato insieme al Lecce».

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Virgilio.it

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