Ahmad al-Sharaa alle Nazioni Unite a settembre: così gli Usa hanno aperto le porte all’ex leader di al-Qaeda

  • Postato il 3 giugno 2025
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Dismessi il turbante e la mimetica, tagliata la barba e indossato il completo, il nuovo leader siriano Ahmad al-Sharaa, conosciuto anche con il nome di guerra Abu Muhammad al-Jolani, è pronto a prendere parte a settembre all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Un evento storico perché si tratta della prima volta di un capo di Stato siriano negli Usa da 60 anni, ma soprattutto perché conferma la fine del processo di riabilitazione del nuovo Raìs siriano, passato dall’essere un sanguinario leader di al-Qaeda a buon alleato degli Stati Uniti e dei suoi partner internazionali.

Grande artefice di questo processo di pulizia dell’immagine, dopo la conquista del potere avvenuta con una marcia su Damasco da parte di al-Sharaa e dei suoi miliziani, è prima di tutti il presidente americano Donald Trump che ha recentemente ribadito la volontà di dare inizio a una “nuova era” nei rapporti tra Washington e Damasco, anche alla luce della recente visita in Siria dell’inviato speciale Tom Barrack, dopo più di 50 anni di regime degli al-Assad, stretti alleati dell’Iran.

Poco importa se le garanzie offerte dal nuovo establishment siriano sul rispetto dei diritti umani e delle minoranze siano, al momento, solo promesse sulla fiducia. Washington punta a indebolire ulteriormente il cosiddetto Asse della Resistenza e alleggerire la pressione ai confini dell’alleato israeliano. Tanto che ha pure accettato la richiesta del governo di Damasco di integrare nel nuovo esercito nazionale migliaia di jihadisti stranieri, per lo più cinesi uiguri e di Paesi centro-asiatici. Gli stessi che nelle aree curde del Nord della Siria si sono macchiati di atroci crimini contro la popolazione civile, tra stupri, torture ed esecuzioni di massa. Oggi il loro salvacondotto si chiama esercito siriano. “Direi che c’è un accordo (tra gli Usa e il governo siriano) perché ciò avvenga con trasparenza”, ha confermato Barrack. Questi 3.500 miliziani andranno a formare un’intera divisione dell’esercito regolare, l’84esima, costituita anche da combattenti locali. Secondo quanto citato da media internazionali e siriani, l’inviato Usa ha detto che “è meglio includere” queste migliaia di miliziani non siriani nell’esercito siriano “invece che escluderli”. Lo stesso vale, a quanto pare, per il loro nuovo leader che a settembre potrà sedere al fianco di tutti gli altri capi di Stato e di governo del mondo.

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Il Fatto Quotidiano

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