Aiuti a Gaza, nel centro operativo di Global Sumud Flotilla a Genova: “Detenzione da parte di Israele? Messa in conto. Il governo ora faccia la sua parte”
- Postato il 3 settembre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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“È la strategia del terrore che Israele usa da anni a Gaza, anche nei periodi più ‘tranquilli, e perpetra anche in Cisgiordania’. Oggi la applicano in scala minore contro di noi”. A dirlo i volontari di Music for Peace, che hanno realizzato 55 missioni in zone critiche di tutto il mondo e oltre 15 anni di carovane umanitarie nella Striscia. Parlano dal centro operativo d’emergenza di una parte della flotta della Global Sumud Flotilla, in allestimento in queste ore a Genova. Sanno che la traversata verso le coste palestinesi sarà tutt’altro che simbolica. Le minacce di sequestro in acque internazionali e di detenzione in condizioni “equiparabili alla tortura”, le stesse riservate ai palestinesi classificati come terroristi, sono arrivate direttamente dal ministro israeliano Itamar Ben Gvir.
“L’obiettivo di queste prevedibili minacce del governo israeliano – spiega Stefano Rebora, responsabile di Music for Peace, in partenza giovedì da Catania – è dividere la flotta e ridimensionarla prima della partenza, ma anche creare consenso interno e diffamare la missione umanitaria”. Le dichiarazioni di Ben Gvir non sembrano incrinare la determinazione degli equipaggi: “Sapevamo fin dall’inizio che non sarebbe stata una ‘veleggiata’, ma non ci fermeranno. La nostra sicurezza, oggi, deriva dal sostegno popolare trasversale che stiamo ricevendo da tutta Italia e non solo. Se questo sostegno popolare resta compatto, possiamo farcela”. La Sumud Flottilla riunisce imbarcazioni e attivisti da decine di Paesi. Dall’Italia partiranno anche l’europarlamentare Benedetta Scuderi (Alleanza Verdi e Sinistra) e il deputato Arturo Scotto (Partito democratico). L’auspicio degli organizzatori è che il governo si attivi per monitorare e tutelare la missione. “Siamo soddisfatti del sostegno istituzionale ricevuto dalla nostra amministrazione – dice al ilFattoQuotidiano.it Valentina Gallo, per Music for Peace –. Proprio ora ci è arrivata copia della lettera con cui Silvia Salis chiede ufficialmente alla Farnesina di fare la sua parte. Aspettiamo con fiducia che l’appello venga accolto dal ministro degli Esteri e dal governo”.
Intanto si rafforza, con discrezione, la rete di protezione per i partecipanti. Alcuni elementi sono condivisibili: “Almeno per gli equipaggi che seguiamo noi, sarà attivo un sistema di localizzazione non solo sulle imbarcazioni, ma anche sulle persone. I volontari avranno un canale di comunicazione sicuro sempre aperto con la base”, spiegano gli organizzatori. Nessun messaggio su WhatsApp o social, nessun tracciamento pubblico: “Ogni telefono avrà un unico contatto e un protocollo a turni per garantire le comunicazioni h24. In caso di problemi, siamo pronti ad attivarci”. Per i promotori della missione, la mobilitazione popolare in caso di criticità non è accessoria. “Se qualcosa dovesse andare storto, servirà essere pronti a scendere in piazza, farlo in molti e farsi sentire, in modo pacifico ma risoluto – continua Rebora –. Non possiamo delegare tutto ai governi. La pressione dell’opinione pubblica sarà essenziale per far arrivare gli aiuti e garantire la protezione a chi li porta”.
Il calendario resta fluido. “A differenza delle precedenti missioni, questa volta sappiamo quando si parte, ma non possiamo sapere quando si torna”, spiega Rebora. L’incontro tra le imbarcazioni avverrà in un luogo non reso noto per motivi di sicurezza. Da lì, si stimano 15–20 giorni di navigazione, meteo e ostacoli permettendo. Approdare nella Striscia, ammesso sia possibile, non chiuderebbe la missione. “Il problema sarà uscire. È altamente improbabile riuscire a ripartire con le stesse imbarcazioni. Mettiamo in conto di restare bloccati per diverse settimane.”
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