Al consulente scelto da Lollobrigida per la legge spara-tutto sulla caccia è stato ritirato il porto d’armi
- Postato il 22 maggio 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Continuano a far discutere le bozze, anticipate in esclusiva da ilFattoQuotidiano.it, della riforma governativa che punta a stravolgere la legge sulla tutela della fauna selvatica e sul prelievo venatorio (157/92). Il testo messo a punto da Francesco Lollobrigida – con l’avallo di Giorgia Meloni e del fedele Ettore Prandini, presidente di Coldiretti – sarebbe dovuto entrare nel Consiglio dei ministri di lunedì scorso. La presentazione, da quanto ricostruito, è stata rimandata a causa dei dubbi del ministero dell’Ambiente, il cui direttore generale della Tutela della biodiversità ha parlato esplicitamente di “articoli in contrasto con la normativa Ue”. La ragione è presto detta: diversi punti del testo sono in palese contrasto con l’articolo 9 della Costituzione (quando si vuole caccia libera, senza regole, praticamente ovunque, a tutte le ore del giorno e della notte, anche in aree demaniali) e con la Direttiva Uccelli.
Ciò che ha scoperto ilFatto.it in queste ore è che tra i consulenti del ministro dell’Agricoltura per la riforma, c’è una persona a cui hanno ritirato il porto d’armi proprio a uso caccia. Si chiama Gennaro Barra, è responsabile caccia di Fratelli d’Italia nella Regione Campania, ha un’azienda agricola nel Salernitano ed è presidente di O.P. Centrale del latte di bufala. Questa è la storia: nel 2020 la Questura di Salerno gli rilascia la licenza di fucile, ma due anni dopo gliela toglie. Il motivo lo leggiamo nel provvedimento dell’allora questore Maurizio Ficarra: “Letta la nota della Stazione dei Carabinieri di […] con cui si propone l’adozione di provvedimenti amministrativi nei confronti del Sig. Barra Gennaro essendo, questi, in atto protagonista di una situazione di contrasto sfociata anche in azioni penali reciproche con un suo confinante nonché con un Funzionario tecnico comunale per questioni attinenti evocati abusi edilizi“. E poi: “Ritenuto che il Sig. Barra Gennaro in relazione a quanto prima rappresentato non dia più sicuro affidamento di non abusare dell’autorizzazione a portare armi“, decreta che “la licenza di porto di fucile per uso caccia di cui è titolare […] è revocata per i motivi innanzi indicati”.
Già allora Barra sosteneva, attraverso un post su Facebook, che “riuscirò a spiegare nelle opportune sedi la totale estraneità di un’azione di revoca di un porto d’armi, a fronte di una vicenda di abusi edilizi dove il Tar ha sancito tra l’altro che sono stato vittima“. Secondo il consulente di Lollobrigida “le recenti norme restrittive sulle armi imposte dalla sinistra per proteggere i ladri hanno avuto efficacia anche in questo contesto, costringendo le forze dell’ordine ad avviare atti amministrativi per la revoca alla luce di atti che non hanno nulla a che fare con la violenza, le minacce ecc.”. Raggiunto al telefono, Barra ha confermato di essere uno dei consulenti del ministro dell’Agricoltura nella stesura del disegno di legge. Dopodiché ha spiegato che la vicenda dei presunti abusi edilizi (“un capannone di famiglia che conteneva balle dell’azienda zootecnica”) è stata risolta (la struttura è risultata esssere a norma) dopo “una denuncia del vicino e una mia contro-denuncia. Il ritiro del porto d’armi è scattato in via preventiva”. Barra ha fatto anche sapere che è in corso un’interlocuzione con la Questura di Salerno e che “entro un mese” (dunque a distanza di tre anni dal ritiro) “tornerò in possesso del porto d’armi” a uso caccia.
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