Al Hilal, Koulibaly ammette su Inzaghi: "Fortissimo ma ho tifato contro di lui". La verità su Osimhen al Galatasaray
- Postato il 3 settembre 2025
- Di Virgilio.it
- 3 Visualizzazioni

Prendere dai ricchi per donare ai poveri. No, non è Robin Hood che agiva “al di fuori della legge” ma Kalidou Koulibaly, da sempre attento alle battaglie contro il razzismo e agli impegni sociali. Quando nel 2023 il difensore senegalese ha lasciato il Chelsea, per approdare all’Al Hilal, la sua scelta non è stata dettata solo dal campo: con i guadagni in Arabia, l’ex Napoli ha potuto restituire al suo Senegal parte di quanto dice di aver ricevuto. Dopo aver finanziato la costruzione di un ospedale pediatrico a Ngano, ha dato vita a una nuova iniziativa: un’Academy a Saly che accoglie ragazzi tra i 12 e i 15 anni, selezionati tra migliaia di aspiranti calciatori. Per Kalidou, tutto ciò, si tratta di un sogno: il suo sogno.
- L’accademia di Saly
- Il legame con Napoli e l’Italia
- Inzaghi, l’allenatore ritrovato
- Koulibaly-Osimhen, scelte diverse
- La parentesi araba
L’accademia di Saly
Il centro non è solo un luogo di allenamento sportivo, ma anche un convitto che offre istruzione, assistenza medica, vitto e alloggio. I primi 16 ragazzi hanno già iniziato il percorso, come rivela intervistato da Corriere della Sera e Repubblica: “Abbiamo iscritto i ragazzi a scuola, d’accordo con i genitori. Ci prendiamo cura di loro. Diamo alloggio, vestiti, cure mediche e quello di cui hanno bisogno. Vogliamo aiutarli a diventare uomini con la “U” maiuscola”.
Koulibaly sogna di ampliare l’iniziativa anche ad altre discipline sportive, trasformando l’Academy in un punto di riferimento per i giovani del Paese: “Cresceranno, diventeranno uomini e magari, chissà calciatori di successo. Con questa iniziativa restituisco alla mia Africa ciò che mi ha dato da bambino. Dal Senegal non si dovrà più scappare”.
Il legame con Napoli e l’Italia
Otto anni al Napoli hanno lasciato un segno indelebile. Koulibaly non ha mai smesso di tifare azzurro e segue ancora la Serie A: “Mi sembra che sia ancora la squadra più attrezzata per vincere, spero che accada, sarà sempre nel mio cuore”.
Sul metodo di Antonio Conte, Koulibaly è fiducioso: “Ho visto la partita Napoli-Cagliari e il gol di Anguissa. Gli azzurri con Conte hanno una mentalità ancora più vincente e potranno giocarsi le loro carte pure in Champions League, visto che adesso c’è anche De Bruyne”.
Inzaghi, l’allenatore ritrovato
Oggi al suo fianco c’è Simone Inzaghi, che dopo l’esperienza con l’Inter ha scelto la Saudi League. Koulibaly racconta con un sorriso: «Gliel’ho detto però: mister, io sono un grande tifoso del Napoli, ho sperato che la sua Inter perdesse lo scudetto”.
E aggiunge: “Un tecnico fortissimo, ambizioso, ci darà una grande mano, ed è felice. Lui è una persona intelligente e rispettosa, è fra i più forti allenatori d’Europa, l’Italia perde tanto senza di lui. Con l’Inter è andato due volte in finale di Champions. Ha smaltito la delusione e lo vedo molto carico. In questa sosta della Nazionale non ha mai lasciato Riad, vuole restare concentrato, essere vicino al club per contribuire a migliorare la squadra. Molti pensano che giocare in Arabia sia come stare in vacanza, non è così. Lo abbiamo dimostrato in campionato e anche al Mondiale per club».
Koulibaly-Osimhen, scelte diverse
Non tutti hanno seguito il suo esempio, c’è chi ha detto no all’Arabia. “Osimhen non era convinto ed è giusto che abbia fatto una scelta diversa. Aveva altre priorità, in Turchia si è sentito accolto come un re. Gli auguro il meglio”.
Sul fronte del razzismo, Koulibaly mantiene il suo impegno: “Dall’Arabia ho un polso più debole della situazione, ma ho l’impressione che gli episodi di razzismo nel calcio stiano diminuendo un po’. Speriamo di aver imboccato la strada giusta”.
La parentesi araba
In Arabia Saudita, Koulibaly ha trovato un equilibrio tra carriera e vita privata. Nonostante il campionato saudita sia visto da molti come un torneo di serie b, il difensore sottolinea la competitività crescente: “Mai avuto rimpianti, nella mia carriera. E poi il campionato arabo sta crescendo di livello, mica siamo lì in vacanza. Il mio Al-Hilal nella Coppa del Mondo per club ha dimostrato di essere all’altezza dei top club europei”.
A 34 anni, Koulibaly immagina ancora un futuro nel calcio, magari come allenatore o dirigente. Nel frattempo porta avanti i suoi studi universitari in Italia: “Giocare in Arabia è stata la scelta giusta, perché ho la possibilità di realizzare un po’ alla volta tutte le idee che avevo in testa. Sapevo che i guadagni da calciatore mi avrebbero aiutato a regalare benessere alla mia famiglia e a restituire qualcosa anche al mio Senegal”.