Albenga senza pronto soccorso: i tagli del csx, le promesse del cdx e un Ppi h24 alla prova dei numeri
- Postato il 22 giugno 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Albenga. 16 anni e 9 mesi. Tanto è passato da quando, l’8 ottobre 2008, è stato inaugurato il Santa Maria di Misericordia. Una struttura nata dalla vendita del vecchio ospedale in piazza del Popolo — oggi ridotto a un edificio abbandonato messo all’asta — con un obiettivo: creare un polo sanitario d’eccellenza. E in effetti, al momento dell’apertura, il Santa Maria era tra gli ospedali più moderni d’Italia. Ancora oggi, almeno sulla carta, resta uno dei più avanzati della Liguria.
La struttura — situata a 2,4 km dal casello autostradale di Albenga, a 6,8 km dall’aeroporto di Villanova e a circa 14 km dall’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure — si estende su un’area di quattro ettari, con 25 mila metri quadrati coperti. Al momento dell’apertura, il nuovo ospedale ingauno contava circa 200 posti letto e 350 dipendenti. Il costo complessivo fu di 52 milioni di euro, di cui 25 milioni finanziati dallo Stato, mentre la parte restante fu coperta dai Comuni di Albenga, Alassio e Cisano sul Neva.
A volerlo fu la giunta regionale di centrodestra guidata da Sandro Biasotti.

L’ospedale fu inaugurato nel 2008, dopo quattro anni di lavori, sotto la guida del presidente della Regione Claudio Burlando, del centrosinistra. Quel giorno c’erano davvero tutti: autorità civili e militari, i sindaci del comprensorio, i vertici dell’Asl2 e tantissimi cittadini. Tutti presenti per vivere quello che sembrava un momento storico per il territorio.
“Con Pietra Ligure (Santa Corona, ndr), il nuovo ospedale punta a garantire un’importante offerta sanitaria per il ponente ligure, rivolta sia ai residenti sia a chi viene qui a trascorrere l’estate: un servizio di eccellenza in qualunque campo della medicina”, furono le prime parole del presidente Burlando dopo il taglio del nastro. Ed effettivamente è davvero difficile immaginare, per la provincia di Savona — e in particolare per il ponente — un’offerta sanitaria più completa di quella garantita in quel preciso momento storico.

Con l’apertura del nuovo ospedale, infatti, anche il pronto soccorso venne trasferito dalla storica sede di piazza del Popolo, dove aveva operato per ben 450 anni.

Ma la stagione dell’eccellenza — pubblica — durò ben poco. Nel giro di pochi anni, tra il 2011 e il 2014, la potente macchina sanitaria che aveva preso vita ad Albenga cominciò a perdere pezzi. Iniziò così, sotto la giunta regionale di centrosinistra, un deciso svuotamento di reparti, funzioni e competenze.
A partire dal dipartimento di chirurgia, che comprendeva chirurgia generale, oncologica, urologica, artoprotesi (reparto aperto nel 2011 che inaugurò la sperimentazione sinergica tra la parte pubblica e quella privata, gestita dal Gruppo Sanità Ligure G.S.L.), oculistica, otorinolaringoiatria e il day surgery. A seguire, venne progressivamente smantellato anche il dipartimento dell’emergenza, con pronto soccorso, area Obi, 118 integrato, anestesia, rianimazione e terapia del dolore.

Non andò meglio al dipartimento medico e cardiologico ad alta intensità di cura, che ospitava medicina generale, emodialisi, endoscopia, oncologia, day hospital, cardiologia, dermatologia, pneumologia e neurologia. Vennero inoltre meno il dipartimento di diagnostica per immagini, quello di patologia clinica e trasfusionale e il dipartimento ostetrico materno-infantile, tutti a carattere interaziendale.
A nulla servì la grande manifestazione “Abbracciamo l’ospedale”, alla quale parteciparono tutti i cittadini del comprensorio di Albenga, rispondendo all’appello lanciato anche dal compianto sindaco Rosy Guarnieri.
Nel giro di poco tempo, quella che doveva essere una delle strutture più moderne del Paese — e una delle punte di diamante della sanità ligure — perse gran parte delle sue funzioni originarie, lasciando spazio a interrogativi e polemiche mai del tutto sopite.
Che cosa portò alla chiusura del pronto soccorso di Albenga?
Due parole: “Spending review”. Così Claudio Burlando giustificò la chiusura del pronto soccorso del Santa Maria di Misericordia, appena 4 anni dopo la sua apertura: “È evidente che se dobbiamo ridurre la nostra spesa sanitaria dobbiamo ridurre dei servizi – affermò l’allora presidente ligure del centrosinistra – Ci sono alcuni interventi accettabili come nel caso del primo soccorso di Albenga che di notte può essere chiuso e i cittadini possono andare sino a Pietra Ligure, che dista pochi chilometri, altrimenti uno che abita a Rondanina, nell’entroterra genovese, cosa dovrebbe pretendere? Alcuni tagli li possiamo ancora fare, altri no”.
Chissà cosa pensarono in quei giorni i cittadini di Onzo — per fare un esempio, un comune dell’entroterra ingauno simile a Rondanina — alla notizia della chiusura del pronto soccorso. Fatto sta che quell’anno e quell’atto segnarono l’inizio del progressivo declassamento dell’ospedale di Albenga.
Così dal 2012, insieme all’ospedale San Giuseppe di Cairo, anche il Santa Maria divenne un centro di “smistamento” dei pazienti, con ambulatori dedicati ai casi più lievi e l’obbligo di trasferire quelli più gravi rispettivamente a Pietra Ligure e a Savona.
L’ospedale di Albenga mantenne come specialità medicina interna, le unità di cure intermedie, MIOS e rianimazione, che si trasformò in un reparto di terapia semi-intensiva, mentre la chirurgia generale venne accorpata a Pietra Ligure.
Dal centrosinistra al centrodestra: in Liguria cambia il vento.
Arriviamo così all’11 giugno 2015: Giovanni Toti, contro ogni previsione, vinse le elezioni regionali e divenne presidente della Regione Liguria, carica che mantenne ufficialmente fino al 26 luglio 2024, quando venne travolto dall’indagine sulla corruzione in Liguria.

Con l’arrivo della giunta Toti, cambiò anche l’approccio alla sanità: laddove il pubblico non funzionava, per l’allora assessore alla sanità ligure Sonia Viale la risposta era aprire al privato.
Il rapporto con l’ex sindaco di Albenga Giorgio Cangiano fu da subito complicato: Viale accusò il primo cittadino ingauno di aver “anteposto la battaglia politica all’interesse della comunità”. A suo dire, l’ingresso del privato avrebbe garantito gli stessi servizi esistenti, con in più un pronto soccorso attivo e l’obbligo, da contratto, di mantenere reparti e prestazioni a pieno regime — una risposta, sottolineava, “fondamentale per residenti e turisti”.
Il 23 febbraio 2018 fu pubblicato un bando per affidare ai privati la gestione di tre ospedali savonesi, incluso quello di Albenga. Ma si trattò solo di un tentativo. Tra proteste, ricorsi e scontri politici, l’unica certezza fu che quella privatizzazione non andò mai in porto.

Un terremoto sanitario chiamato “Covid”
E poi ci fu la pandemia. Il 30 gennaio 2020 fu registrato il primo caso ufficiale di Covid-19 in Italia: i famosi due turisti cinesi a Roma. Poi il primo caso in Liguria, il 25 febbraio 2020, all’hotel Bel Sit di Alassio. Fu lo stesso Toti a dare la notizia durante una conferenza stampa Il 9 marzo 2020 il governo guidato da Giuseppe Conte dichiarò il lockdown nazionale.
A causa del virus, l’ospedale di Albenga venne interamente dedicato ai pazienti Covid. Essendo la struttura più moderna del territorio, era anche quella in grado di garantire percorsi separati e sistemi di aerazione avanzati. Per questo motivo, il punto di primo intervento venne chiuso.

Con il calo dei contagi, a partire dal marzo 2022 tutti gli ospedali savonesi — compreso quello di Albenga — vennero riconvertiti gradualmente in strutture Covid free.
E proprio in questo contesto, la mobilitazione del territorio ingauno prese forza: cittadini e associazioni si unirono, con il comitato “Senza Pronto Soccorso si Muore” e la grande marcia per l’ospedale di Albenga dell’11 marzo 2022. Oltre 5 mila persone, provenienti da tutta la provincia di Savona e soprattutto dal comprensorio albenganese, scesero in piazza per chiedere la riapertura del pronto soccorso di Albenga.

Una riapertura che, tuttavia, non arrivò mai. E a comunicarlo – senza molti giri di parole – fu lo stesso Giovanni Toti, al termine dell’incontro tra i sindaci del comprensorio ingauno e la commissione sanità: l’ospedale di Albenga sarà un presidio fondamentale nel ponente ligure, ma non avrà un pronto soccorso. Punto.
Una vera doccia fredda per tutto il territorio e l’amministrazione albenganese, tanto che il sindaco Riccardo Tomatis si confrontò duramente con il presidente della Regione, chiedendo la riapertura del pronto soccorso.
Un primo risultato arrivò il 15 luglio 2023 con la riapertura ufficiale – anche se con orario ridotto, dalle 8 alle 20 – del Punto di Primo Intervento dell’ospedale Santa Maria di Misericordia. Con la riattivazione del servizio, l’obiettivo era quello di gestire le patologie meno gravi e contribuire a ridurre il carico di lavoro del pronto soccorso di Pietra Ligure (soprattutto nel periodo estivo).
A rilanciare la pressione sulla giunta regionale di centrodestra, nell’ottobre 2023, arrivò anche una puntata della trasmissione Report, che riportò sotto i riflettori la vicenda dell’ospedale di Albenga e del pronto soccorso mai riaperto. Durante la trasmissione, andata in onda su Rai 3, intervenne anche l’ex assessore alla sanità Angelo Gratarola, ribadendo la posizione già nota dell’amministrazione Toti: se si vuole riaprire il pronto soccorso ad Albenga, è necessario coinvolgere i privati, perché il pubblico da solo non è in grado di sostenerlo.
In un primo momento, dunque, Toti – che prima di Gratarola aveva tenuto per sé la delega alla sanità – si dichiarò contrario alla presenza di due pronto soccorso così vicini, come quelli di Pietra Ligure e Albenga, ritenendola una soluzione insostenibile. In seguito, il suo assessore alla sanità, Gratarola, non escludeva del tutto l’ipotesi di una riapertura del pronto soccorso di Albenga, ma la vedeva possibile solo con l’ingresso dei privati, all’interno di un modello di sanità convenzionata.
Quel che è certo è che il Punto di Primo Intervento di Albenga continuò a restare aperto solo 12 ore al giorno, occupandosi esclusivamente di casi a bassa complessità. In poche parole, per tutto il comprensorio albenganese, in caso di vere emergenze, l’unica destinazione possibile restava sempre l’ospedale di Pietra Ligure, Dea di secondo livello e sede del pronto soccorso.
Arriviamo così alla storia più recente. Oltre al progetto di privatizzazione degli ospedali savonesi, c’è un altro capitolo che si chiude bruscamente nel 2024, precisamente il 7 maggio: giorno che segna l’inizio della fine della parabola politica di Giovanni Toti, arrestato nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria che scuote nelle fondamenta l’intera Regione.
Contrariamente a tutte le aspettative, il dopo-Toti resta, paradossalmente, ancora nelle mani del centrodestra. E non con una figura qualsiasi, ma con uno degli uomini più vicini all’ex presidente ligure, scelto dai partiti della coalizione per tentare la terza riconferma del centrodestra alla guida della Regione. Il suo nome è Marco Bucci e l’obiettivo – seppur di un soffio – viene clamorosamente centrato il 28 ottobre 2024, con uno scarto di circa 8.400 su Andrea Orlando (candidato del centrosinistra).

Nuovo presidente, pronto soccorso (di Albenga) sempre assente
In piena campagna elettorale, Bucci entra subito a gamba tesa sul tema dell’ospedale Santa Maria di Misericordia. Il 24 settembre 2024, alla domanda se avrebbe riaperto il pronto soccorso di Albenga, l’oggi ex sindaco di Genova risponde ai cronisti: “Assolutamente sì”.
Una promessa da campagna elettorale o un impegno concreto?
Da un lato, in molti interpretano quelle parole come una classica sparata pre-elettorale. Dall’altro, non manca chi ha preso sul serio il commento, ricordando che Bucci era stato il sindaco che guidò la ricostruzione del Ponte Morandi (oggi San Giorgio), guadagnandosi la fama di “sindaco del fare”, per non parlare del c.d. “modello Genova”.
Anche per l’estate 2025, il Punto di Primo Intervento dell’ospedale di Albenga sarà operativo 24 ore su 24 solo per un periodo limitato: dal 10 luglio al 24 agosto. Una riattivazione parziale e temporanea, come già avvenuto in passato, che si scontra con le aspettative di cittadini e amministratori locali. Tuttavia, il presidente della Liguria Marco Bucci ha aperto uno spiraglio: il servizio h24 potrebbe essere mantenuto per tutto l’anno, ma solo se i numeri degli accessi lo rendessero sostenibile.
L’estensione permanente del servizio dipenderà da una valutazione di utilizzo e costi e potrebbe – quindi – non essere indolore, a maggior ragione se si pensa all’allarme lanciato nei giorni scorsi dall’ex consigliere di minoranza di Albenga Eraldo Ciangherotti. L’ex assessore ingauno ha messo in guardia sulla possibile chiusura di alcuni reparti, come la semi-intensiva, la cui fine “sarebbe un grave rischio”.
Quindi, la riapertura provvisoria del Ppi sulle 24 trova una – in parte – una sponda nell’amministrazione comunale: dall’altro lato, il sindaco Riccardo Tomatis sottolinea che “le promesse devono tradursi in realtà” e che l’ospedale di Albenga “deve garantire un servizio adeguato e tempestivo per tutti i cittadini”.
Per Bucci resta anche in sospeso la seconda promessa, quella più attesa da tutto il comprensorio: la riapertura del Pronto Soccorso vero e proprio, annunciata a più riprese ma ancora oggi, a giugno 2025, non mantenuta.
Per avere un’idea degli accessi al Punto di Primo Intervento di Albenga prima della pandemia, possiamo guardare al 2019, quando gli accessi furono 24.356. Nel 2020, a causa della pandemia, scesero a 7.316, per poi calare ulteriormente a 3.028 nel 2021.
Questa è la fotografia attuale dell’ospedale di Albenga. L’ospedale di Albenga è il punto di riferimento per circa 25 Comuni, con una popolazione complessiva di oltre 61.000 abitanti, a cui si aggiunge un importante flusso turistico stagionale che ogni anno triplica l’utenza.

Oggi il Santa Maria di Misericordia resta, almeno sulla carta, uno degli ospedali più moderni e all’avanguardia di tutta la Liguria. Il suo futuro è legato a quello di un’altra struttura, il Dea di secondo livello Santa Corona di Pietra Ligure, i cui padiglioni mostrano i segni del tempo, mentre la Regione punta alla costruzione di un monoblocco moderno e nuovo — proprio come quello di Albenga.