Alberto Trentini, parla un funzionario diplomatico venezuelano: “Il governo Meloni non ha mai chiamato Caracas”
- Postato il 8 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“La Repubblica Bolivariana del Venezuela resta aperta al dialogo con l’Italia” per trattare “sui prigionieri e su altri temi di interesse comune”, ma finora Palazzo Chigi “non ha neppure telefonato alle autorità di Caracas”. È quanto afferma un funzionario diplomatico di Caracas, interpellato da ilfattoquotidiano.it sulla situazione dell’operatore umanitario Alberto Trentini, del giornalista con doppio passaporto, Biagio Pilieri, e degli altri concittadini tenuti prigionieri in Venezuela. “Tale atteggiamento è infantile, non appartiene ai rapporti tra Stati, ma passa come distacco e mancata volontà politica”, ironizza la fonte mentre chiede riservatezza: “Niente nomi”, perché le recenti tensioni con gli Usa hanno “peggiorato il clima interno” e “ogni informazione filtrata può apparire come tradimento“, facendo scattare conseguenti indagini. “Non è colpa del comandante Maduro“, chiarisce, giustificando la stretta di Caracas sulla propria amministrazione, “ma i gringos (gli statunitensi, ndr) sono andati fuori di testa e provano anche a corrompere i nostri funzionari”.
Il diplomatico parla poi delle scarcerazioni dei concittadini Margarita Assenza e Americo De Grazia, rilasciati il 24 agosto insieme ad altri undici prigionieri, e negando il coinvolgimento delle autorità italiane nell’operazione. “È stata una scelta sovrana, un affare interno che ha coinvolto anche le opposizioni democratiche e qualche mediatore a latere”, osserva la fonte, smentendo le dichiarazioni del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che a margine di un incontro alla Camera rivendicava: “Il governo Italiano non è immobile, perché già siamo riusciti a far uscire due cittadini italiani dal carcere”.
Le liberazioni di Assenza e De Grazia erano state commentate dal ministero degli Esteri come “un risultato maturato anche grazie al lavoro svolto dalla Farnesina e dalle istituzioni dello Stato”. “Non è vero“, ribadisce il diplomatico, “l’Italia non ha neppure toccato palla né indicato alcun nome sull’elenco dei rilasci, ma ne è venuta a conoscenza quando l’accordo era stato fatto”. Le parole del diplomatico trovano conferma anche nella controparte di Maduro al tavolo negoziale – la delegazione costituita da Henrique Capriles, Stalin Gonzalez e Tomas Guanipa – che si è detta dispiaciuta per il mancato impegno diplomatico dell’Italia nelle scarcerazioni e ne hanno fortemente suggerito l’attivazione. “C’eravamo solo noi davanti alla prigione dell’Helicoide al momento delle scarcerazioni”, sostiene la delegazione, che ricorda “c’è ancora tanta strada da fare” in quanto “alcuni scarcerati sono comunque sotto processo e divieto di espatrio”.
L’esigenza di Caracas va oltre i canali diplomatici e di Intelligence finora attivati e richiede un’attivazione reale, un contatto da governo a governo, anche se non si è amici, né ideologicamente affini. Basterebbe anche solo alzare il telefono, come hanno fatto gli Stati Uniti per liberare i propri prigionieri. “Ci viene chiesto di aspettare la fine di agosto perché sono tutti in ferie, di attendere il momento opportuno e di non parlarne con la stampa per non ledere le trattative”, lamentano i familiari di Biagio Pilieri, che proprio l’8 settembre, dentro l’Helicoide, ha compiuto sessant’anni, senza neppure una telefonata dei familiari e con un quadro di salute che peggiora costantemente.
E lunedì 15 settembre, a scanso di improvvise liberazioni, Alberto Trentini, l’unico che non ha il doppio passaporto, conterà dieci mesi di prigionia al Rodeo I, fuori dal suo Paese, senza reti d’appoggio e con un paio di chiamate d’eccezione. “Cosa penserà questo ragazzo del suo Paese che per mesi l’ha abbandonato e non si è attivato abbastanza per liberarlo?”, risuona ancora l’interrogativo posto dalla mamma, Armanda Colusso, alla mostra internazionale del cinema di Venezia. Lei – a differenza di Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala – non è stata mai ricevuta a Palazzo Chigi dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che continua a non nominare pubblicamente Alberto Trentini, evitando deliberatamente di riconoscerne il peso e l’importanza della vicenda.
Nel frattempo, mentre Meloni tace, i prigionieri dell’Helicoide vengono trasferiti a El Rodeo I. E quelli de El Rodeo I vengono minacciati di morte dagli agenti del Dgcim, la Direzione generale del Controspionaggio militare. “Se gli Usa attaccano il Paese, vi ammazzeremo tutti“, è stato il messaggio delle guardie, poi trasmesso anche ai loro familiari. Vorremmo tutti pensare che si tratti di una minaccia di circostanza, rivolta solo ai detenuti locali, ma non è il caso di giocare con le vite altrui. Tantomeno ora che gli Stati Uniti valutano possibili attacchi contro siti presuntamente legati al narcotraffico nel territorio venezuelano.
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