Albiate dice addio alla salsiccia dopo 415 anni: la sagra di San Fermo piegata al diktat salutista
- Postato il 23 giugno 2025
- Di Panorama
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Niente salsiccia alla sagra di San Fermo. Il sindaco di Albiate (Monza e Brianza) ha deciso: dopo 415 anni di storia le tradizioni enogastronomiche devono lasciar il passo alla dieta salutista in salsa magra eurogreen. O, per dirla con le sue parole, a un «approccio più olistico».
Quindi agli anziani del paese non sarà servita la rituale salsiccia ma un «pasto light» e la gran busecada, cioè l’abbuffata di trippa, appuntamento storico della manifestazione, sarà abolita tout court. Anche per la mostra zootecnica butta male: sarà sostituita da una fattoria biologica, mentre la classica sfilata dei trattori non si farà. Che al suo posto vogliano mettere la sfilata dei monopattini elettrici?
Certo: i monopattini elettrici non sono proprio rappresentativi della cultura contadina, a differenza di trattori, salamelle e buseca. Ma chi se ne importa ormai della cultura contadina?
La nuova ideologia eco-salutista considera gli agricoltori come nemici della collettività. Per forza: si ostinano ad allevare vacche anziché sostenere la carne artificiale, producono formaggi nelle stalle anziché nei laboratori della chimica, e non si arrendono all’idea che il cibo sintetico sia meglio di quello che cresce nel loro orto.
Dicono ad Albiate che loro difendono la salute perché il paese si vanta di essere nel «circuito delle città sane» promosso dall’Organizzazione mondiale della sanità. Ed è preoccupante che esista tale circuito, perché, conoscendo l’Oms, temiamo che saranno istituiti sceriffi per controllare nel dettaglio il nostro pasto.
Cosa mangi? Carbonara? Impossibile: è vietata. Parmigiana? Pure. Cotoletta alla milanese? Figuriamoci. Un piatto di salumi? Non se ne parla. Un formaggio stagionato? Rischi l’arresto.
Avanti di questo passo, presto nelle città sane verrà istituito il regime alimentare nel vero senso della parola «regime»: chi sgarra verrà purgato con olio di ricino, ovviamente olistico.
E forse a qualcuno la salsiccia di Albiate potrà sembrare poca cosa di fronte a ciò che accade nel mondo. Ma non è così. Perché dietro questa storia di strapaese si nascondono gli spettri di due enormi pericoli per tutti noi.
Il primo è, per l’appunto, la tendenza alla dittatura salutista, la voglia sempre più evidente di calarci dall’alto regole di vita, imporci divieti e intromettersi nel nostro mondo limitando la libertà. Anche la libertà di non mangiare light, se ci piace la salamella.
Poi c’è un secondo pericolo, non meno grave: quello di cancellare le nostre tradizioni, il nostro passato, cioè che siamo stati e che dunque siamo. Il problema non è eliminare salamella ad Albiate o la porchetta ad Ariccia o il bue grasso a Carrù. Il problema è cancellare le nostre radici. Perché senza radici l’albero cade.
E andando avanti di questo passo, quando avremo finito il pranzo light in salsa olistica, rischieremo di chiudere tutte le fiere zootecniche per poter applaudire lo sgozzamento islamico degli animali per la festa del sacrificio. Che celebreremo, devotamente inginocchiati verso la Mecca, dopo esserci rimpinzati di cibo halal.