Alcaraz "ringrazia" Sinner ma gli prepara lo sgambetto in Australia. Poi ammette: "Non mi sento al livello dei Big3"

  • Postato il 13 novembre 2025
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Il giorno di pausa che ha preceduto quello che potrebbe incoronarlo numero 1 del mondo alla fine del 2025 (gli basterà battere Musetti per adempiere al proposito) Carlos Alcaraz l’ha passato anche a raccontare un po’ se stesso. E in un’intervista a Mundo Deportivo ha spiegato che dal tennis lui si aspetta ancora tanto, ma di non sentirsi ancora al livello dei grandi miti della racchetta. Federer, Nadal e Djokovic sono su un altro pianeta. Mi piacerebbe essere al loro livello, è la motivazione che mi spinge a fare sempre di più, ma li vedo ancora lontani”.

Melbourne dreaming: “Darei molto per averne già vinto uno”

L’umiltà è di casa nella mente di un talento che a 22 anni ha già scritto pagine di storia tennistica che certi atleti si sognano in un’intera carriera. “Diciamo che ho fatto cose buone, ma tante spero ancora di farne. Molti mi chiedono dei 24 titoli slam di Djokovic: io sono a quota 6, magari potrei dire di essere sulla strada giusta, ma per me già 6 sono un traguardo incredibile e l’unica cosa che posso fare è continuare a lavorare per migliorare e vincere ancora. Nessuno però può sapere cosa riserverà il futuro, quindi il discorso me lo terrei buono per gli anni a venire”.

Anche se poi la testa corre già veloce a quello che accadrà tra due mesi in Australia, guarda a caso l’unico slam mancante alla collezione di Carlitos. “Darei molto per averne uno. È un obiettivo che mi pongo ogni anno, poi però c’è sempre qualcosa che va storto. Melbourne è un torneo fantastico e spero un giorno di riuscire a vincerlo, e per celebrare la cosa sarei persino disposto a farmi un tatuaggio che mi possa ricordare per sempre quel momento. È una cosa a cui sto già pensando, vediamo se presto o tardi che sarà dovrò passare dal tatuatore…”.

Il sogno olimpico, la vita “normale” in famiglia

Vincere quanto più slam possibile è un obiettivo reale, ma Alcaraz ne cita pure un altro: “Una medaglia d’oro olimpica sarebbe davvero una gran bella cosa. Ci sono andato vicino, lo so, ma ho ancora tempo per riprovarci”. Non una cosa capace di togliergli il sonno, tanto per intenderci: Dormo sempre abbastanza bene, il che è positivo. Magari qualche pensiero a livello personale può disturbare il sonno più di certi obiettivi agonistici”.

O magari qualche festa, come molti (detrattori) gli imputano con instancabile ricorrenza. Ho 22 anni, mi piace divertirmi e stare bene. Hanno dipinto un quadro sbagliato: non sono festaiolo, ma se posso esco volentieri e se riesco a conciliare bene tutte le cose non vedo dove stia il problema. Puoi ambire a diventare il migliore e uscire con gli amici, cosa c’è di sbagliato? Tra l’altro io continuo a vivere con la mia famiglia, visto che ho pochissimo tempo per stare con i miei genitori e i miei fratelli. E quando sono a casa sono la persona di sempre: non so cucinare, ma mia mamma è una cuoca fantastica. Ci sono delle regole da rispettare e non ho problemi ad accettarle”.

Sinner come “un elemento essenziale”. E la voglia di staccare

A Torino la sfida sarà ancora una volta con se stesso, ma anche con Jannik Sinner. Che Alcaraz arriva a definire “un qualcosa di essenziale per me, per il tennis e per tutto lo sport. Tutto ciò che fa e che genera si ripercuote anche su di me, perché mi offre l’opportunità di competere testa a testa tutto l’anno, di spingermi al limite e di pretendere che anche il mio team dia il 100%. Jannik mi rende un giocatore migliore e di questo gliene sono grato”.

A migliorare Carlos poi contribuisce anche Juan Carlos Ferrero, il “padre” sportivo del numero uno spagnolo. “Abbiamo trovato un equilibrio, ognuno con i propri spazi. In una relazione che dura da 7 anni è normale che a un certo punto ci siano stati dei problemi, ma alla base ci sono grande fiducia e rispetto. E comunque entrambi puntiamo a fare il massimo, e questo è ciò che più ci unisce”.

Stasera con Musetti potrebbe arrivare il secondo numero 1 al mondo dell’anno, come già avvenuto nel 2022: “Sarebbe un bel traguardo. Adesso però devo pensare solo alla prossima partita, senza farmi distrarre da altre cose. Sono una persona alla quale piace avere la gente intorno, ma penso anche che la mia vita sia un po’ monotona perché so già quello che mi aspetta e dove andrò nel 2026. Insomma, a volte sento la necessità di fermarmi, ma so di essere dentro una ruota che non smette mai di girare. E cerco solo di fare il meglio che posso per dare valore alla mia esistenza”.

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Virgilio.it

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