Alisha Lehmann spiega come si può giocare a pallone con fard e unghie lunghe, la gaffe sulla Juventus

  • Postato il 13 ottobre 2025
  • Di Virgilio.it
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L’hanno vista sicuramente più su Instagram che in campo perché Alisha Lehmann vanta milioni di follower in più che spettatori pronti ad applaudirla sul terreno verde. Da quando è venuta a giocare in Italia, però, alla Juventus prima e al Como ora non sono pochi quelli che si sono convertiti al calcio femminile. Potenza dell’allure mediatico della svizzera che si è confessata al Festival dello sport a Trento.

Donna e calciatrice si può

L’immagine delle calciatrici un po’ mascoline viene spazzata via dalla prorompente bellezza della Lehmann che non rinuncia a nulla per esaltare la sua femminilità: «Io vorrei che la gente sapesse che se si gioca a calcio e si sta sui social non deve escludere una cosa l’altra. La comunicazione social rende più famoso il calcio femminile, ci servono tifosi e piattaforme. Voglio che le ragazzine sappiano che si può giocare a calcio anche con le unghie lunghe ed il trucco. Mi piace indossare i tacchi, ma sono comunque una professionista. L’importante è sentirsi a proprio agio, solo così potrai portare avanti la tua passione. Da adolescente mi piacevano ciglia, unghie, smalto e non era il profilo ideale per una calciatrice. Si pensa a maglie larghe e calzoncini ma io ero diversa. MI piaceva curare la mia estetica, indossavo pantaloncini più aderenti ma per me non era un problema io sono sempre stata così e non davo retta alla gente».

L’esperienza alla Juventus

Non ha mai dato retta alla gente Alisha, anche quando da ragazzina nel suo paesino con 400 abitanti – dove era cresciuta in una fattoria in campagna in una famiglia di quattro fratelli – ha iniziato a prendere a calci giocava contro i maschi (“Correvo più veloce di loro e questo mi ha dato fiducia mi ha insegnato a non smettere e ancora oggi è una delle mie principali qualità”) e quando ha lasciato la Svizzera per la Premier League: “Ci ripenso sempre col sorriso. Ho cominciato giovanissima lì, e ci sono rimasta per 6-7 anni, quindi si può dire che io sia una calciatrice “creata” dall’Inghilterra”.

Poi il trasferimento in Italia, perché a chiamare è la Juve: “Tutti vogliono giocare per una grande squadra e non avrei mai potuto rifiutare. Mi è dispiaciuto però non giocare mai molto. Mi allenavo tanto,“entrando in campo ogni volta come se fossimo in gara, ma inspiegabilmente non venivo convocata. Non credo ci fossero reali problemi, solo andava sempre a finire così. E io volevo davvero mostrare il mio talento. Non sono una che molla”.

“Quando sono arrivata a Torino è stato incredibile, ho ricevuto un’accoglienza da brividi. Quando ho detto “Ciao bianconeri come stai?” Non sapevo fosse sbagliata ma in giro per Torino tutti me lo ripetevano, è stato un momento davvero bello».

La sfida a Como

Al Como è partita subito bene: “Mi piace molto che sia una squadra puramente femminile e che quindi ci sia una sorta di “potere” che noi donne possiamo detenere, senza essere subalterne ai maschi. Oltre questo, siamo un bel team, che si aiuta e si sostiene. Dobbiamo solo lavorare sull’affiatamento e vinceremo molto”.

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Virgilio.it

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