Alla Camera Fdi frena sugli smartphone, ma Forza Italia chiede il voto subito e rilancia la stretta sulla microspia Trojan

  • Postato il 16 ottobre 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Si fa sempre più forte la polemica tra Forza Italia e Fratelli d’Italia sul ddl Zanettin sugli smartphone – ormai in attesa del via libera della Camera dall’aprile 2024 dopo il sì del Senato – che non solo obbliga il pm a chiedere il via libera del gip per il sequestro del dispositivo, ma anche per selezionare, sotto il vigile controllo degli avvocati, il materiale che effettivamente può essere bloccato. All’insegna dello slogan del Guardasigilli Carlo Nordio, “nello smartphone c’è una vita”, che si è appropriato del testo del senatore forzista Pierantonio Zanettin raddoppiando e complicando assai la procedura di sequestro. Ma da ieri sera la diatriba politica si è trasferita sugli emendamenti. I super garantisti di Forza Italia rilanciano la stretta sulla microspia Trojan e chiedono che a dare il via libera all’ascolto sia “il tribunale del distretto in composizione collegiale”. Mentre la presidente meloniana della commissione Antimafia Chiara Colosimo, con Carolina Varchi, presenta 18 emendamenti per prevedere una rete protettiva per i reati di mafia.

Ma proprio qui s’innesta il conflitto politico. Perché Forza Italia, a partire dal relatore del provvedimento Enrico Costa, e i due firmatari dei quattro emendamenti, Pietro Pittalis e Davide Bellomo, voglio che il testo passi subito alla Camera senza alcuna modifica, salvo poi presentare le rispettive proposte di modifica in un decreto a parte per evitare che, nei fatti, il ddl Zanettin resti bloccato soprattutto perché incombe l’ultimo voto al Senato sulla separazione delle carriere, nonché l’avvio della campagna sul referendum.

Ma eccoci agli emendamenti, in tutto cento, per una quarantina di pagine. Oltre alle 18 proposte di modifica di Fratelli d’Italia e ai 4 di Forza Italia, gli altri sono dell’opposizione, 39 di M5S, 26 del Pd e 14 di AVS. Inevitabile che l’attenzione vada subito alla richiesta, firmata dal forzista Pietro Pittalis, di cambiare le regole sul Trojan. È l’ultimo degli emendamenti, e anche il più corposo. Non c’è anche la firma del vicepresidente della commissione Enrico Costa, che più volte in passato ha proposto questa stessa stretta, perché l’esponente forzista è anche il relatore del provvedimento. Il testo chiede che ad “autorizzare le operazioni di intercettazione di comunicazioni tra presenti mediante l’inserimento del captatore informatico sia il tribunale del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente che decide in composizione collegiale”.

È necessario, inoltre, che sia “il procuratore della Repubblica oppure il procuratore aggiunto o il magistrato appositamente delegato a presentare la richiesta”. E ancora: l’intercettazione col Troian potrà essere consentita soltanto per i reati gravi e gravissimi previsti dall’articolo 51 del codice di procedura penale. E ancora che sia consentita” e solo se vi è fondato motivo di ritenere che in quel luogo si stia svolgendo l’attività criminosa. Infine il via libera potrà essere dato, per i luoghi “di privata dimora”, “esclusivamente quando la prova non può essere acquisita con modalità diverse”. Negli altri tre emendamenti, sottoscritti sempre da Pittalis e Bellomo, Forza italia chiede che tutte le operazioni relative al sequestro degli smartphone avvengano “nel contraddittorio tra le parti”, che non possa essere cambiato il reato ad intercettazione ormai avvenuta, che sia vietato “registrare conversazioni tra presenti a opera di uno dei partecipanti”.

E veniamo ai 18 emendamenti che la presidente Colosimo ha annunciato già a giugno, subito dopo dopo aver ascoltato la durissima audizione di Gianni Melillo, il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, che di fronte alla commissione Giustizia della Camera il 27 maggio, aveva espresso, in un’audizione in presenza, la sua bocciatura senz’appello del testo per via “della grave preoccupazione che nasce dall’aver constatato l’inutile pesantezza delle procedure per acquisire, in fase di indagini, i contenuti digitali”. Rispetto all’intestazione stessa del ddl Zanettin, che riguarda il sequestro di “dispositivi, sistemi informatici o telematici o memorie digitali”, Fdi inserisce anche “le infrastrutture di soggetti essenziali o importanti” indicate dalla direttiva Ue 2555 del 2022 sulle misure per un livello comune elevato di Cybersicurezza nell’Unione. Inoltre, qualora il sequestro “possa incidere sulla continuità di servizi essenziali, il pm ne dà comunicazione all’agenzia per la Cybersicurezza nazionale, assicurando modalità di copia forense e tempi di fermo proporzionati”. È prevista la duplicazione dei contenuti del dispositivo che dovrà godere di 10 giorni di tempo anziché di soli cinque. Ovviamente l’autorità giudiziaria dovrà “assicurare l’integrità e la catena di custodia dei dati mediante tecniche di ash e log delle operazioni”.

Ed eccoci alla salvaguardia per i delitti di mafia quando Colosimo chiede che, espletate le procedure di analisi informatica sullo smartphone, parta la richiesta al gip, ma “qualora si proceda per i reati previsti dalla legge del 12 luglio 1991, la disposizione non si applica e il giudice dispone il sequestro”. Parliamo della legge Antimafia elaborata dall’allora direttore degli affari penali del ministero della Giustizia Giovanni Falcone dopo la sentenza Carnevale che metteva in libertà alcuni boss mafiosi per decorrenza dei termini di carcerazione. E ancora un altro emendamento che richiama le critiche di Melillo, quando il duo Colosimo-Varchi scrive che “i dati acquisiti non possono essere utilizzati in procedimenti diversi da quelli nei quali sono stati disposti, salvo che risultino rilevanti e indispensabili per l’accertamento di delitti per i quali è obbligatorio l’arresto in fragranza”. Ora le carte sono sul tavolo e vedremo chi la spunterà tra meloniani e forzisti.

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