Alla Festa del Cinema di Roma esplode il mito di Sandokan: Can Yaman incanta il pubblico
- Postato il 18 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Alla Festa del Cinema di Roma esplode il mito di Sandokan: Can Yaman incanta il pubblico
Alla Festa del Cinema di Roma esplode il ruggito di Sandokan: la Tigre della Malesia è pronta a conquistare il grande pubblico con Can Yaman e un cast internazionale.
Cinquanta anni dopo, l’urlo di Sandokan torna a squarciare la giungla del tempo. Era il 1976 quando Kabir Bedi, con lo sguardo di brace e il cuore di fuoco, fece sognare generazioni di spettatori italiani sotto il cielo dei mari del Sud. Oggi, la leggenda risorge. La tigre della Malesia riapre gli occhi. E il suo nome, ora, è Can Yaman. Dal genio di Sergio Sollima e dalle pagine infuocate di Emilio Salgari, Sandokan torna sul piccolo schermo in una nuova, sontuosa miniserie in quattro serate diretta da Jan Maria Michelini e Nicola Abbatangelo, prodotta da Lux Vide (Gruppo Fremantle) con Rai Fiction. Un racconto spettacolare, ma anche intimo. Le scene d’azione convivono con momenti di poesia, le battaglie con i silenzi del mare. Un kolossal televisivo, epico e moderno, che debutterà su Rai 1 il 1° dicembre e successivamente approderà anche su Disney+, dopo il debutto ufficiale alla Festa del Cinema di Roma.
Festa del Cinema di Roma 2025, grande attesa per la serie-evento Sandokan con Can Yaman e il cast internazionale
Venerdì 17 ottobre, all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, i protagonisti della serie hanno incontrato stampa e pubblico sul red carpet. L’arrivo di Can Yaman ha infiammato la platea: applausi, grida, un entusiasmo che ha attraversato generazioni. Tra la folla, occhi lucidi e sorrisi emozionati: come Silvia, signora romana di 85 anni, che urla a gran voce: «Sandokan è tornato!». L’eco di quelle parole riecheggia come un canto antico: il mito non appartiene più solo allo schermo, ma al cuore degli spettatori, giovani e meno giovani, uniti dallo stesso battito di avventura.
Il MAXXI di Roma ospita la mostra «Sandokan dentro la serie»
Per chi desidera entrare ancora più a fondo nell’universo della serie, dal 18 al 26 ottobre il Museo MAXXI di Roma ospita la mostra «Sandokan dentro la serie», dove i visitatori possono ammirare costumi di scena e oggetti iconici che hanno dato vita alla nuova epopea televisiva.
Non è solo un allestimento, ma un viaggio sensoriale: ogni stoffa, ogni arma, ogni dettaglio racconta la vita della tigre della Malesia, dal set alla leggenda.

Il mito di Sandokan interpretato da Can Yaman
Il Borneo del 1840, colonia inglese, torna a pulsare tra le foreste del Lazio, le acque toscane e le scogliere della Calabria (tra Crotone, Lamezia Terme e Tropea con la collaborazione e il sostegno della Calabria Film Commission). Un viaggio che attraversa i confini della geografia e del tempo per raccontare un eroe che non appartiene più solo al passato, ma al nostro presente inquieto e affamato di libertà. L’avventura salgariana diventa cinema puro, fatta di corpi e sguardi, di sabbia, pioggia e sangue. Sandokan racconta di un uomo che lotta contro l’impero inglese, ma anche contro se stesso. Un principe spodestato, un pirata, un simbolo di libertà e ribellione. Il suo urlo attraversa il mare come un eco che non si spegne mai.

Can Yaman: «Ho lavorato cinque anni per diventare Sandokan»
Il volto, il corpo, la voce di questa nuova tigre sono quelli di Can Yaman. Un attore che non si è limitato a interpretare, ma ha abitato il personaggio. Cinque anni di preparazione, tra allenamenti, studio, sacrifici, infortuni, nuove lingue e una nuova vita. Un pellegrinaggio interiore verso un personaggio che è mito, ribellione, destino.
«Sono venuto in Italia per lui», confessa l’attore turco nel corso della conferenza stampa, dopo esser stato premiato con il riconoscimento Lazio Terra di Cinema. «Non conoscevo Sandokan, in Turchia non è noto. Però ho avuto un sacco di tempo per poter contemplare, visualizzare, riflettere su questo personaggio. Un ruolo del genere non capita spesso nella vita e nella carriera di un attore. Arriva raramente. Ho avuto cinque anni di tempo per prepararmi. Ho letto e guardato qualsiasi cosa. A livello fisico, ho fatto qualsiasi cosa che richiedeva il ruolo: dimagrire, allenarsi, infortunarsi, cavalcare, parlare inglese e italiano. Prima di tutto, però, ho dovuto ambientarmi in un nuovo Paese. Questo tempo prezioso mi ha permesso di vivere un’altra cultura, di recitare in lingue diverse e di crescere come artista e come persona».
«Se avessi interpretato Sandokan cinque anni fa – osserva Can Yaman – probabilmente sarebbe stato un disastro: non ero pronto, sarebbe stato tutto troppo affrettato. Per quanto riguarda il «primo» Sandokan, purtroppo non ho avuto il piacere né l’onore di incontrare Kabir Bedi. Magari un giorno accadrà. In ogni caso, il mio Sandokan è diverso: un personaggio nuovo, con un’anima propria, lontano da quello della serie di cinquant’anni fa». Nel suo sguardo si riflette la fiamma dell’uomo libero, il pirata che combatte per giustizia, per amore, per la madre e per il popolo. Un Robin Hood dei mari, un simbolo di resistenza e compassione, «un personaggio inclusivo», come lo definisce Yaman, «che abbraccia la diversità e rispetta le differenze culturali».
La nuova tigre della Malesia e il suo branco
Accanto a Can Yaman, un cast che vibra di energia e carisma: Alessandro Preziosi è un Yanez de Gomera magnetico, compagno d’avventure e fratello d’anima. «La mia fonte di ispirazione è sicuramente tutta la mia adolescenza, la grande complicità emotiva, geografica e caratteriale con Jan Michelini. La possibilità di recitare per qualcuno, al di là di tutte le teorie ispirative che possano esserci dietro la lavorazione, quello che conta è la giornata di confronto sia con Jan sia con Nicola. Abbiamo goduto di questa ispirazione vulcanica comune». Una complicità quasi tribale, come se gli attori fossero parte di una stessa leggenda.

Alanah Bloor dona a Marianne una nuova voce: non più la fanciulla da salvare, ma una donna ribelle e fiera, capace di guardare il mondo negli occhi. «Marianne è potente», afferma l’attrice. «Tiene testa a tutti gli uomini con grazia e intelligenza. È una donna che sceglie la libertà, l’amore e la sorellanza».
E come in ogni epopea, c’è l’ombra che incombe. Ed Westwick, elegante e inquieto, affascinante e glaciale, è Lord Brooke, il cacciatore di pirati realmente esistito, unico personaggio storico del mondo di Salgari. «Mi sono approcciato alla serie come un bambino appena nato – confida –. È qualcosa che ha preso vita in realtà nel momento dell’audizione. Ho avuto questo tipo di esperienze forse una o due volte nella mia carriera. Sapete, da attore, si cerca sempre la chiave adatta alla serratura e credo di aver trovato la chiave nel momento in cui ho fatto l’audizione da casa mia e ho iniziato a registrare. Poi, ho preso un aereo per unirmi al team e mi sono sentito molto fortunato per aver trovato un personaggio che mi parlasse direttamente. Non so spiegare bene perché sia successo, alcune cose sono un mistero. Puoi provare a scavare quanto vuoi o puoi semplicemente apprezzare il mistero».
Tra gli altri interpreti, un cast internazionale di grande fascino: John Hannah, Mark Grosy, Sergej Onopko e Gilberto Gliozzi portano sullo schermo volti, accenti e carismi che ampliano l’orizzonte epico della serie.

Il mito e la metamorfosi
Per i registi Michelini e Abbatangelo, questa nuova Sandokan è un ponte tra due epoche. «Non abbiamo voluto imitare, ma reinventare,» spiegano. «Abbiamo raccolto il testimone della serie di cinquant’anni fa, ma lo abbiamo immerso nel mondo di oggi. Il tempo è passato, e anche Sandokan è cambiato con noi».
In questa nuova epopea televisiva, le vele si tendono ancora al vento dell’avventura, ma il mare è quello della contemporaneità: i valori di libertà, uguaglianza, amore per la natura e rispetto delle culture diventano il cuore pulsante del racconto. Tra giungle rigogliose e tempeste del cuore, Sandokan torna a ruggire — non solo come eroe, ma come simbolo. Perché ogni generazione ha bisogno del suo pirata, del suo sognatore, del suo ribelle gentile. E la tigre, ancora una volta, ruggisce. Da Kabir Bedi a Can Yaman, il mito attraversa mezzo secolo e resta intatto nella sua potenza. Un’eco lontana che torna a vibrare tra le onde.
L’eredità del mare
C’è un momento, nel trailer, in cui Sandokan si ferma, guarda l’orizzonte e sussurra: «Il mare non dimentica». Probabilmente, è la frase che riassume tutto: la memoria di un mito che non si è mai spento, il ritorno di un’epopea che parla ancora al cuore di chi sogna. Non è solo il richiamo dell’avventura. È il suono di un’eredità che continua a vivere.
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Alla Festa del Cinema di Roma esplode il mito di Sandokan: Can Yaman incanta il pubblico