Allarme Cgil: “Fuga dei giovani savonesi triplicata in dieci anni, a rischio il futuro del territorio”
- Postato il 4 agosto 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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La Cgil savonese lancia un grido d’allarme: negli ultimi dieci anni l’emigrazione giovanile dalla provincia di Savona è triplicata, con una perdita drammatica di competenze e capitale umano. Il sindacato denuncia una tendenza ormai strutturale che rischia di compromettere in modo irreversibile il futuro demografico, economico e sociale del territorio.
“La fuga dei giovani non è più un fenomeno episodico o legato a fasi temporanee, ma rappresenta una tendenza consolidata dal 2020. È un’emorragia silenziosa e costante, che colpisce soprattutto i giovani qualificati e laureati, portando via risorse fondamentali per lo sviluppo e l’innovazione locale” dichiara Andrea Pasa, segretario della Cgil di Savona.
Secondo i più recenti dati Istat, la provincia ha perso oltre 24 mila residenti negli ultimi 15 anni, registrando il peggior dato demografico di tutta la Liguria e del Nord-Ovest italiano. Di particolare gravità è il dato relativo ai giovani tra i 18 e i 34 anni, la cui emigrazione è triplicata nell’ultimo decennio. Tra i 25 e i 34 anni, quasi due terzi degli emigrati risultano laureati o con titoli di studio terziari.
Le cause: lavoro precario, salari bassi e casa inaccessibile.
Le ragioni della partenza sono chiare: sette giovani su dieci dichiarano di aver lasciato Savona per cercare migliori opportunità lavorative, retribuzioni più alte, formazione e stabilità. Oltre un quarto, invece, motiva la scelta con la ricerca di una migliore qualità della vita, in contesti sociali e culturali più in linea con le proprie aspirazioni.
“La combinazione tra instabilità lavorativa e disagio abitativo sta minando la possibilità per molti giovani di costruire un progetto di vita qui. Non basta più trattenere i giovani a qualunque costo: bisogna creare condizioni concrete per restare o per tornare” sottolinea Pasa.
La Cgil propone la costruzione urgente di un patto territoriale tra istituzioni, imprese e parti sociali per invertire il declino. Al centro della proposta ci sono: occupazione stabile e di qualità; investimenti nella formazione e nel lavoro sicuro; politiche abitative accessibili e adeguate ai bisogni reali; inclusione attiva dei lavoratori e delle lavoratrici migranti, risorse fondamentali in molti settori produttivi locali.
“Servono politiche pubbliche e accordi di filiera che affrontino con decisione le fragilità del nostro territorio. Non possiamo più permetterci di perdere giovani e competenze. Il futuro di Savona e della Liguria passa dalla capacità di valorizzare e trattenere il proprio capitale umano”.
“È indispensabile che ogni centesimo di risorse pubbliche destinato alle imprese si traduca in occupazione stabile e di qualità, garantita da precisi protocolli sindacali territoriali. Non possiamo più tollerare che imprese savonesi, impegnate in settori strategici per il Paese e con carichi di lavoro importanti, continuino a generare occupazione precaria o part-time, sia nel pubblico che nel privato”.
“La sfida è cruciale e urgente: fermare l’emorragia e rilanciare lo sviluppo. Altrimenti, l’intero sistema territoriale rischia un punto di non ritorno” conclude.