Allarme in Europa: Hamas pronta ad attaccare il Vecchio continente con armi nascoste e miliziani jihadisti
- Postato il 17 novembre 2025
- Di Panorama
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Mentre la diplomazia discute piani di disarmo e scenari per il “dopo Gaza”, Hamas lavora su un fronte del tutto opposto. Un’inchiesta diffusa da Kan News ha rivelato che l’organizzazione sta accumulando armamenti avanzati fuori dalla Striscia, con depositi occulti in Africa, Yemen e in altri Paesi considerati alleati. Il materiale bellico, secondo le fonti, sarebbe già stato messo al sicuro e destinato a essere trasferito clandestinamente in aree chiave – inclusa Gaza – attraverso una rete logistica parallela e difficilmente intercettabile. Il dato più significativo è il tempismo: queste operazioni procedono mentre cresce la pressione internazionale per costringere Hamas a rinunciare al proprio arsenale. La scelta di rifornirsi altrove sembra indicare che il movimento islamista stia pianificando non solo di sopravvivere all’offensiva israeliana, ma di ricostruire una capacità militare autonoma nei prossimi anni, bypassando eventuali accordi futuri. L’allarme sulle attività esterne del gruppo era già esploso dieci giorni fa, quando i servizi di sicurezza austriaci avevano scoperto a Vienna una riserva di armi riconducibile a Hamas, potenzialmente collegata a progetti terroristici sul suolo europeo. Durante le indagini è stato fermato a Londra un cittadino britannico di 39 anni, identificato come Mohammed, accusato di aver avuto un ruolo nella gestione del deposito. Il Ministero dell’Interno austriaco ha chiarito che i presunti obiettivi erano «strutture e persone israeliane o ebraiche presenti in Europa». Il sospetto è ora sotto procedimento di estradizione.
L’inchiesta è stata condotta con il coinvolgimento dell’intelligence di più Paesi europei e ha messo in luce l’esistenza di un piccolo nucleo di operatori o simpatizzanti che sarebbe riuscito a far entrare armi in Austria passando sotto i radar. Il procuratore federale tedesco ha confermato inoltre che Mohammed avrebbe incontrato due volte un individuo chiamato Abed, arrestato in Germania il mese precedente con l’accusa di aver pianificato attentati contro centri ebraici e israeliani. Nel magazzino viennese sono state sequestrate cinque pistole e dieci caricatori nascosti in una valigia. Gli investigatori ritengono che l’arsenale potesse costituire solo una parte di un’intesa più ampia e che esistessero piani ancora sconosciuti. Dalla Striscia di Gaza arrivano ulteriori segnali di resistenza armata. Una fonte palestinese ha riferito a Kan News che circa un centinaio di miliziani si trova asserragliato in un tunnel sotto Rafah e continua a opporsi a qualsiasi resa. Gli uomini, guidati da un comandante di livello battaglione o vice battaglione, rifiutano di uscire allo scoperto se non «in condizioni che garantiscano la loro dignità». È considerata una delle ultime sacche strutturate dell’apparato militare di Hamas.
Parallelamente, in Israele si riaccende il confronto politico sul 7 ottobre. Il governo ha annunciato la creazione di una commissione d’inchiesta definita “indipendente”, incaricata di esaminare quanto accaduto durante l’attacco di Hamas. Il primo ministro Benjamin Netanyahu nominerà un comitato ministeriale incaricato di stabilire i confini dell’indagine, con un primo rapporto atteso entro 45 giorni. Entro due mesi, l’organismo dovrà inoltre presentare aggiornamenti alla Corte Suprema. La decisione ha provocato l’immediata reazione dell’opposizione. Yair Lapid ha accusato l’esecutivo di voler evitare una vera commissione statale, dichiarando che «il rifiuto di indagare sulle proprie responsabilità rappresenta una minaccia alla sicurezza del Paese ed è un affronto alle famiglie colpite e ai soldati».
Ancora più dura la risposta dell’Istituto Zulat, promotore di una petizione firmata da 86 ex parlamentari e funzionari pubblici: «Il governo ha scelto di sottrarsi a un’indagine trasparente sul peggior fallimento della storia nazionale. Quella annunciata è una struttura pensata per mascherare le responsabilità. È un tentativo di occultamento, il più ampio mai visto dalla fondazione dello Stato, dopo una tragedia che ha provocato migliaia di vittime e città intere devastate». L’organizzazione ha fatto sapere che ricorrerà alla Corte Suprema per ottenere l’istituzione di una commissione d’inchiesta statale a pieno titolo. Mentre la guerra sul campo rallenta e il dibattito politico s’infiamma, le notizie sui depositi d’armi all’estero e sulle cellule operative in Europa segnalano che Hamas non sta aspettando il negoziato diplomático: sta preparando il prossimo 7 ottobre.