Alleanze tra gli alberi a Roma. L’asse Russia-Cina nella retorica della vittoria (e contro Kyiv)
- Postato il 8 maggio 2025
- Esteri
- Di Formiche
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L’ambasciatore cinese a Roma, Jia Guide, ha preso parte sabato scorso a un evento organizzato dall’omologo russo, Alexei Paramonov, per l’inaugurazione del “Sentiero della memoria” dedicato ai soldati sovietici che combatterono il nazismo e il fascismo.
Un’occasione, in vista della Giornata della vittoria del 9 maggio, per consolidare la narrazione russa che individua in Ucraina ed Europa i nazifascismi di oggi ma anche l’amicizia “senza limiti” tra Pechino e Mosca. Per il leader russo Vladimir Putin oggi l’Europa è il nemico numero uno per via del sostegno all’Ucraina. Tanto che l’agenzia di intelligence Svr (spionaggio all’estero) ha recentemente parlato di “Eurofascismo” rievocando la propaganda sovietica e invitando gli Stati Uniti di Donald Trump a far fronte comune come accaduto contro il nazifascismo durante la Seconda guerra mondiale.
A Villa Abamelek, la tenuta che ospita la residenza dell’ambasciatore russo in Italia, si sono presentati anche gli ambasciatori di Armenia, Kazakistan, Mongolia, Kirghizistan, Uzbekistan, Turkmenistan e l’ambasciatore russo presso la Santa Sede oltre al rappresentante permanente russo presso la Fao. Assieme hanno piantato alberelli di pino, nocciolo e cipresso. “Non ho dubbi che attecchiranno bene qui, sul suolo italiano, proprio come gli insediamenti italiani si radicarono molto bene in Crimea tra il XIII e il XV secolo”, ha dichiarato Paramonov. “E sono convinto che molto presto il mondo riconoscerà finalmente l’evidente appartenenza storica della Crimea alla Russia”, ha detto ancora l’ambasciatore con chiaro riferimento all’invasione dell’Ucraina.
Presenti, come emerge dai video sui social dell’ambasciata russa, anche gli ex senatori Emanuele Dessì e Vito Petrocelli del Movimento 5 Stelle e l’ex sottosegretario (in quota Lega) Michele Geraci, oggi responsabile del dipartimento Esteri di Indipendenza, il partito di Gianni Alemanno.
Il 9 maggio, a celebrare a Mosca la Giornata della vittoria 80 anni dopo la sconfitta della Germania nazista, al fianco di Putin ci sarà il leader cinese Xi Jinping. Come accaduto dieci anni fa. Il leader russo ricambierà la cortesia ad agosto, recandosi in Cina per gli 80 anni della sconfitta del Giappone in quella che Pechino definisce “guerra di resistenza contro l’aggressione giapponese”.
Il 2005 sembra più distante di 20 anni. Quell’anno, il 9 maggio sulla Piazza Rossa si presentarono il presidente americano George W. Bush, il francese Jacques Chirac, il cancelliere tedesco Gerhard Schröder e il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi. Tutti a celebrare una giornata che nella narrazione putiniana ha assunto sempre più centralità. Ma nel mezzo ci sono stati: l’intervento militare in Georgia nel 2008, con la creazione delle prime “zone cuscinetto” sotto influenza russa in Ossezia del Sud e Abkhazia; poi l’annessione della Crimea e il sostegno ai separatisti nel Donbass nel 2014; infine, l’invasione su larga scala dell’Ucraina nel febbraio 2022, pochi giorni dopo aver siglato un’amicizia “senza limiti” con la Cina di Xi.