Allegri da scudetto: con un allenatore vero il Milan è tornato ad essere una squadra vera
- Postato il 29 settembre 2025
- Sport
- Di Il Fatto Quotidiano
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Da banda del buco, quale il Milan era diventato nell’ultimo anno e mezzo di disastri dentro e fuori dal campo, a squadra forte, come il Milan dovrebbe essere sempre. Forse persino da scudetto. Massimiliano Allegri ha già compiuto la metamorfosi per cui era stato chiamato sulla panchina rossonera. I funerali che già gli avevano fatto dopo la sconfitta all’esordio contro la Cremonese erano evidentemente prematuri, così adesso il primo posto in classifica dopo solo 5 gare è un primato troppo parziale per trarne indicazioni sul lungo periodo, però il segnale lanciato contro il Napoli è chiaro. Era già per certi versi una partita delle verità, di quelle che possono fare da spartiacque al campionato, e Allegri l’ha superata a pieni voti: nel primo tempo ha dato un’autentica lezione a Conte, fino al rigore ed espulsione di Estupinan praticamente non c’è stata partita, poi in inferiorità numerica ha difeso con sofferenza ma anche ordine, portando a casa meritatamente una vittoria pesante. Con questa convinzione (e senza coppe: un fattore che ieri ha inciso relativamente ma conterà sempre di più con l’avanzare della stagione), il Milan si candida per la lotta al titolo.
Senza di lui sarebbe stato impossibile anche solo pensarlo. Lo squadra non è molto diversa da quella che l’anno scorso chiuse nell’infamia all’ottavo posto. Sono bastati un paio di innesti strategici a centrocampo – Modric con la sua classe e intelligenza tattica anche a 40 anni, e il “pupillo” Rabiot – per ridare un senso a quella roba informe che si era vista tra Conceição, Fonseca e l’ultimo Pioli. Ma è il manico che fa la differenza. Max Allegri era e rimane uno dei pochi tecnici in circolazione (l’altro italiano è proprio Antonio Conte) in grado di incidere sempre, comunque e subito sulle sue squadre, dal marchio di fabbrica immediatamente riconoscibile, nel bene e nel male.
Di lui si è detto tutto e il contrario di tutto. C’è chi lo ama e chi lo odia, ancor prima che un bravo allenatore è diventato un personaggio divisivo, per aver spaccato il calcio in due fazioni, tra risultatisti e giochisti. Non è il caso qui di riaprire il dibattito stucchevole, su cui forse lui stesso si era un po’ arrotato negli ultimi anni alla Juventus, in cui sembrava quasi più interessato a dimostrare di avere ragione che a vincere (e il campo alla fine gli ha dato torto). Intanto, semmai qualcuno avesse avuto il dubbio, in quest’avvio di stagione ha già provato ai detrattori di non essere bollito. Perché un primo obiettivo l’ha raggiunto: ha trovato la quadra del suo Milan.
Oggi i rossoneri sono già una squadra estremamente solida, in cui tutti gli undici giocatori, e pure gli altri che subentrano, sanno esattamente cosa fare e come farlo. L’idea di fondo è sempre la stessa: innanzitutto non prenderle, che tanto poi davanti con la qualità che c’è il gol prima o poi arriva (manca ancora Leao). E per carità, il Milan non praticherà un gioco arioso, moderno e frizzante, ma nemmeno quel calcio preistorico che tante critiche gli aveva attirato negli ultimi anni alla Juventus. Il risultato – a tratti – è persino piacevole. Ha riportato entusiasmo, l’ambiente è tutto dalla sua parte. Se basterà per vincere lo dirà il campo, come sempre, ma intanto è già a metà dell’opera.
Ci sono tanti suoi principi che non è possibile condividere, a partire proprio dal motto fondativo che ha dato il titolo anche al suo libro, perché il calcio non è mai stato e certamente non è più “molto semplice”, quell’idea è espressione di un gioco superato. Ma c’è una cosa che non passa mai: l’importanza dell’allenatore e di dare un’identità alla squadra, qualsiasi essa sia, purché profonda. Tutto ciò che era mancato l’anno scorso al Milan, perché la società aveva fatto l’errore madornale di pensare di poterne fare a meno. Alla fine questa trasformazione così rapida dei rossoneri è tutt’altro che sorprendente: con un allenatore vero, il Milan è tornato ad essere una squadra vera. Soltanto in questo, il calcio è una cosa semplice.
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