Allegri è tornato (ed è l’ora della rivincita contro tutti)
- Postato il 6 luglio 2025
- Di Panorama
- 2 Visualizzazioni


Il momento della rivincita è arrivato. Un anno, un mese e un paio di settimane dopo la notte dell’Olimpico, lo scoppio di rabbia contro Cristiano Giuntoli, i nervi saltati a Coppa Italia conquistata, il licenziamento senza onore delle armi da parte della Juventus e 417 giorni vissuti dalla parte sbagliata della storia. Max Allegri è tornato. Lui sulla panchina del nuovo Milan, gli altri a cercare di ricostruire dalle macerie. Qualcuno (Cristiano Giuntoli) messo in disparte perché alla fine la sua Juventus de-allegrizzata ha speso una montagna di soldi, sbagliato quasi tutto sul mercato e si è salvata per il rotto della cuffia a fine stagione.
E’ il bello dello sport, che concede sempre una seconda chance a chi la merita e seleziona chi può starci e chi no. Per il Milan di Igli Tare che ha voluto fortemente il tecnico livornese è anche una grande opportunità, perché la voglia di rivincita, che non può non animare Allegri all’inizio della sua avventura bis in rossonero, sarà un propellente enorme soprattutto se saldato alla necessità di riscatto di una squadra rimasta fuori da tutto.
Allegri un anno dopo la cacciata dalla Juventus: aveva ragione lui
Max Allegri che si presenta al Milan è un allenatore che può chiudere il cerchio. La storia ha certificato che sulla Juventus aveva ragione lui e torto gli altri. Che il terzo posto comodo, dopo aver a lungo duellato con l’Inter per lo scudetto, con aggiunta della Coppa Italia era un grande risultato in assenza di mercato e dell’appoggio pieno e incondizionato della società. E che allo stesso modo era stato un miracolo autentico lo stesso piazzamento nell’anno della bufera societaria.
Quelli venuti dopo, o che c’erano anche durante l’ultima stagione bianconera, hanno fatto peggio: meno punti in classifica, zero titoli, tanti soldi spesi e l’eredità di un gruppo in cui sarà difficile disfarsi dei pezzi (ex) pregiati per poter investire. Fatti, non parole. Per questo converrà ad Allegri non tornare sul passato, evitare la tentazione dei macigni da togliersi dalle scarpe che al rientro alla Juventus, ad esempio, erano stati un limite comunicativo evidente.
Allegri e il Milan, quanto vale la voglia di riscatto
Al contrario, la voglia di prendersi una vendetta sportiva sui critici in servizio permanente ed effettivo nell’ultimo periodo juventino potrà essere un motore ulteriore per il Milan. Viene descritto come estremamente presente a Milanello e nella fase di costruzione della squadra, coinvolto nel lavoro di Tare, ascoltato nell’indicare il profilo dei giocatori da cercare e padrone di casa come se non fosse passato un decennio dal giorno dell’addio (arrivederci) dopo l’esonero seguito al crollo contro il Sassuolo.
Era un Milan diverso, quello. Anche Allegri era diverso. Quello di oggi è un tecnico fatto e finito, ricco di titoli, inseguito dalle malelingue che hanno voluto raccontarlo come imborghesito nei due anni di vacanza contrattuale post allontanamento dalla Juventus di Nedved e Paratici. Nulla di vero, ovviamente. La sua avventura bis a Torino non è stata tutta un successo, anzi, ma nel momento della verità Allegri è stato all’altezza di fama e stipendio.
Le regole di Allegri allo spogliatoio del Milan
Prima ancora che la stagione rossonera cominciasse, ha dettato le sue regole: ritiro anticipato di qualche giorno, allenamento doppi, appuntamenti per fare gruppo obbligatori (colazione e cena), norme di comportamento chiare e inderogabili. Chi gli vuole male proverà ad etichettarlo come “sergente di ferro”, come se una squadra vincente si possa costruire instaurando il regime del terrore nello spogliatoio e non semplicemente un codice di comportamento lineare e funzionale.
La realtà è diversa. Il Milan che ha fallito l’ultima stagione per colpe societarie e tecniche deve fare tesoro degli errori e ripartire. E’ nelle stesse condizioni del Napoli raccolto da Antonio Conte sulle macerie del disastro post scudetto. Solo che Conte godeva di un’aura diversa rispetto ad Allegri; a lui è bastato dire “amma faticà” per essere dipinto come rivoluzionario, Max dovrà fare un giro un po’ più largo. Per arrivare dove? Magari anche solo per capire che anche questa volta avrà avuto ragione lui e non gli altri, che il calcio è una cosa semplice e che lavoro, esperienza, disciplina e talento nel condurre un gruppo sono gli ingredienti che servono per cucinare un menù stellato.