Allenatore in fuga, spogliatoio spaccato: così l’Inter si è giocata la stagione del Triplete

  • Postato il 1 luglio 2025
  • Di Panorama
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Un tassello dopo l’altro, prende forma il puzzle psicologico ed emotivo che ha accompagnato l’Inter nella parte finale di una stagione che prometteva tanto, tutto, e che alla fine si è rivelata un pugno di mosche. Con lo choc della notte di Monaco di Baviera consegnata alla storia per il cappotto incassato dal Psg, pochi giorni dopo essersi fatto scivolare via lo scudetto e prima del viaggio negli Stati Uniti dove il risultato è stato il minimo sindacale, considerate le circostante, ma tra nervosismo, delusione e stanchezza è saltato il tappo dei nervi.

Già il ritorno in Italia dopo la dolorosa sconfitta di Champions League era stato il momento della verità nel rapporto con Simone Inzaghi: tecnico che si era promesso per tempo agli arabi dell’Al Hilal e che aveva tenuto i piedi in due scarpe fino all’addio, consumato con una fredda comunicazione unilaterale. E’ possibile che Marotta si sia fatto sorprendere dalla decisione del suo tecnico, convinto fino all’ultimo che la partita sul rispetto del contratto fosse veramente aperta e non chiusa da tempo. E’ improbabile che l’Inter abbia perso malissimo la Champions League per colpa di questo, è certo che l’avvicinamento a Monaco di Baviera non è stato ideale, per usare un eufemismo.

Calhanoglu e uno spogliatoio inquieto

L’eliminazione dal Mondiale per Club per mano del Fluminense, invece, ha fatto cadere il velo su uno spogliatoio inquieto. Lautaro Martinez ha parlato da capitano: “Qua bisogna voler restare. Capito? Perché qua si lotta per obiettivi. Il messaggio è chiaro: chi vuole restare resti, chi vuole andare via vada via. Noi qua facciamo di tutto e ho visto tante cose che non mi sono piaciute”. Ce l’aveva con Hakan Chalanoglu, come ha confermato in diretta Marotta lavando i panni sporchi in pubblico e aprendo alla cessione senza troppi giri di parole.

Il turco da settimane flirta con il Galatasaray pur senza uscire allo scoperto. Situazione che infastidisce il club (tutti hanno un prezzo e un momento per andare consentendo di pianificare il futuro), ma che evidentemente era entrato come un virus anche ad Appiano Gentile. Lo dimostra la violenza della risposta di Calhanoglu al compagno e capitano e i like galeotti raccolti: non tanto Arnautovic e la moglie di Inzaghi, scontati soprattutto nel caso della first lady del vecchio allenatore cui è pur sempre stato consentito di rompere unilateralmente un contratto valido fino al 2026 (l’Inter avrebbe potuto dettare condizioni e non lo ha fatto, questo è il ringraziamento).

Allenatore in fuga, spogliatoio spaccato: così l’Inter si è giocata la stagione del Triplete
Allenatore in fuga, spogliatoio spaccato: così l’Inter si è giocata la stagione del Triplete

E’ soprattutto il “mi piace” di Marcus Thuram ad aprire nuovi fronti. Il francese, devastante nel primo anno in nerazzurro, è stato tra quelli meno incisivi (5 gol da gennaio a fine giugno) nella fase decisiva della stagione e non solo quando ha avuto problemi fisici. Perché l’attacco a Lautaro e al presidente Marotta? Appare evidente come il clima fosse tutt’altro che idilliaco ad Appiano Gentile, situazione che aiuta a capire anche perché il finale della stagione non sia stato all’altezza di tutto il resto.

Stanchezza e scelte tecniche, l’ultimo tassello del crollo

A questo si aggiungono la stanchezza di un gruppo che ha provato a inseguire tutto, lodevolmente, e che alla fine si è trovato a corto di fiato e motivazioni psicologiche. Poteva essere gestito diversamente? Col senno di poi, tornano alla mente anche le immagini di Frattesi che si lamenta con Inzaghi alla fine della sfida con il Psg per non essere stato coinvolto nemmeno per un minuto.

Ecco, le riserve di una rosa che non era profonda come gli altri raccontavano strumentalmente, ma che forse avrebbe potuto essere sfruttata di più nel momento della verità. E’ un fatto che i cosiddetti titolari abbiano “bucato” completamente tutte le partite decisive, da quella con la Roma a San Siro al pareggio con la Lazio che è costato lo scudetto, fino al ko con il Fluminense in cui la scossa l’hanno data – troppo tardi – gli innesti dei ragazzi nel frattempo aggregati alla squadra grazie al mercato e alla promozione dai prestiti in giro per l’Italia.

Le seconde linee sono rimaste tali mentre le prime affondavano, probabilmente senza nemmeno una guida stabile. Ecco il mix che ha affossato la stagione interista, una trama che si sta svelando – sfogo dopo sfogo – nel regolamento di conti avviato non appena il pallone ha messo di rotolare. Materiale su cui Marotta e Ausilio dovranno riflettere per evitare di avviare il nuovo ciclo sulle fondamenta di un progetto che potrebbe avere meno futuro di quello che pensa.

Autore
Panorama

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