“Alluvione Genova 7-8 ottobre 1970”, una mostra fotografica allo Studio Mascherona
- Postato il 29 settembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. Dal 4 al 18 ottobre Genova ospita la mostra fotografica “Alluvione Genova 7-8 ottobre 1970”, firmata dai fratelli Adriano e Fulvio Silingardi, negli spazi dello Studio Mascherona, in Salita di Mascherona 16 rosso. L’esposizione sarà visitabile dal martedì al sabato, dalle 16 alle 19, e si inaugurerà sabato 4 ottobre alle ore 17, con la presentazione del libro-catalogo dedicato.
Adriano Silingardi, testimone diretto della drammatica alluvione che colpì il capoluogo ligure nel 1970, racconta l’evento con uno sguardo che nasce dall’esperienza e dalla memoria. Nel corso dei decenni, ricorda, Genova è stata più volte ferita da tragedie simili, nonostante gli interventi tentati per contrastare gli effetti di errori urbanistici e di un territorio reso fragile dalla cementificazione e dallo sfruttamento delle aree di esondazione.
La decisione di riportare alla luce le immagini di quei giorni nasce da una richiesta recente: raccontare l’alluvione dal punto di vista del giovane fotografo che Silingardi era allora. Frugando negli archivi, ha scoperto un patrimonio più ampio di quanto ricordasse, per lo più inedito. Da qui l’idea di costruire una mostra che non fosse solo testimonianza storica, ma anche riflessione contemporanea.

In esposizione si trovano stampe vintage del 1970 affiancate a stampe digitali ricavate dai negativi originali. Il volume che accompagna la mostra include anche materiali del 1953 e ripercorre sinteticamente le principali alluvioni che hanno segnato la città. Le fotografie sono il frutto del lavoro congiunto dei due fratelli: Adriano e Fulvio. Una ventina di negativi da 35 mm sono stati preservati integri, mentre altri sono andati dispersi a causa della frenesia di quei giorni; fortunatamente sono sopravvissute anche diverse stampe originali.
Già allora, una casa editrice genovese pubblicò con il loro contributo un instant book dal titolo “Genova, immagini di una tragedia”, impresa considerevole per l’epoca. Nei mesi successivi uscirono altre pubblicazioni con scatti dei Silingardi e di altri fotoreporter. L’assenza di tecnologie digitali e la natura professionale della fotografia fecero sì che le immagini disponibili fossero relativamente poche.
I fratelli documentarono in prevalenza le zone del centro e del levante cittadino: la Foce, corso Torino, via Casaregis, Portoria, via XX Settembre, piazza Colombo, la stazione Brignole, Marassi, Borgo Incrociati, via Canevari e via Ferreggiano. Un’incursione anche a Ponente, tra Sestri e Voltri, ha lasciato poche testimonianze a causa delle difficoltà logistiche.
Le foto realizzate tra il primo giorno e la notte restituiscono l’impatto immediato dell’emergenza: l’acqua, lo sgomento, la distruzione. Nei giorni seguenti emergono invece la determinazione e l’energia di chi si è rimboccato le maniche per ripulire e ricominciare, compresi i tanti giovani arrivati da fuori città, sull’onda dell’impegno civile del ’68.
Le immagini mostrano negozi, laboratori e industrie devastate. Colpiscono i mucchi di automobili accartocciate, trascinate ovunque dall’acqua, alcune finite in mare. Piazza Kennedy, alla Foce, diventò una distesa di rottami. Inevitabile il ricordo delle vittime: 35 morti e 8 dispersi, per un totale di 43, lo stesso numero del crollo del ponte Morandi.
La qualità tecnica delle fotografie è disomogenea, segnata da graffi, polvere e sfocature, effetto delle condizioni estreme e della fretta di sviluppare. Ma la forza narrativa delle immagini resta intatta. L’archivio conservato comprende oggi 250 fotografie tra negativi e stampe, una parte soltanto del materiale originario.
La mostra e il libro rappresentano un’occasione preziosa per restituire memoria a quei giorni, e insieme per interrogarsi ancora una volta sul rapporto tra la città, il territorio e la sua fragilità.