Alpinismo, Simone Moro accusa Confortola: “Bugie sulle sue ascese agli 8mila, ha diffuso foto false”
- Postato il 13 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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È polemica nel mondo dell’alpinismo italiano (e non solo). Tutto nasce – ma forse no, i dubbi c’erano pure prima – dall’ultima scalata di Marco Confortola: l’alpinista valtellinese lo scorso 20 luglio ha tagliato il traguardo del suo quattordicesimo 8mila, vale a dire il Gasherbrum I, vetta hymalaiana del Karakorum (è l’undicesima più alta al mondo). La notizia, data da Confortola, ha avuto una grande eco mediatica. Tuttavia diversi alpinisti (tra cui Silvio Mondinelli), dopo l’ennesima impresa della guida alpina internazionale, hanno avanzato perplessità, contestando il raggiungimento di determinate cime, soprattutto negli ultimi 20 anni. Va ricordato che nel 2008 Confortola fu vittima del cosiddetto disastro del K2, quando a causa del distacco di un seracco morirono 11 alpinisti e il valtellinese subì l’amputazione delle dita dei piedi.
L’ultimo, in ordine di tempo, ad accusare Confortola di non aver dichiarato il vero è stato il noto alpinista bergamasco Simone Moro, che in carriera ha scalato otto dei 14 8mila e detiene il record delle ascensioni in inverno (quattro). Moro ha rilasciato un’intervista a Lo Scarpone, la rivista del Cai, in cui in pratica accusa il collega di aver diffuso foto ritoccate. Dunque, false. “Sono stato 121 volte in Nepal, da quasi 35 anni vado lì e posso dire che non si muove foglia nel mondo di quelle scalate senza che non lo venga a sapere e come me moltissime altre persone” ha detto l’alpinista e scrittore bergamasco. “Oggi è impossibile nascondere qualcosa. Ho raccolto e mostrato molte versioni di persone diverse che dicono e scrivono nero su bianco che Confortola queste vette non le ha salite. Allora abbiamo chiesto pubblicamente: mi dimostri per piacere che tu queste vette le hai salite? Mi fai vedere le foto di vetta? E già a questa domanda arriva la risposta: tante delle foto di vetta non sono le sue e sono taroccate senza timore di smentita visto che sono state fatte vedere ai veri autori e pure fatte analizzare da esperti grafici e fotografi”. Tra le cime contestate: l’Annapurna, il Dhaulagiri, il Makalu, il Kangchenjunga e il Nanga Parbat.
Moro ha concluso che “quello che stiamo portando avanti non è un trattamento contro Confortola, ma a favore della verità e degli obblighi e doveri di un alpinista: se vai nelle scuole, se vuoi fare il formatore, vuol dire che sei un simbolo di onestà, del senso civico e dei valori. E nei valori c’è anche quello della verità e di saper provare la tua verità”. Al di là della polemica, per fortuna il mondo dell’alpinismo si sta interrogando se la “caccia” agli 8mila, la performance a ogni costo, abbia ancora senso. Specialmente se si tiene conto che salire una vetta di quel tipo, oltreché lo sforzo fisico e la preparazione, richiede una struttura organizzativa costosa e non in linea con la mutata sensibilità nei confronti dell’ambiente.
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