Alta tensione sui titoli di Stato di Francia e Gran Bretagna: tassi alle stelle causa incertezza politica e problemi di bilancio

  • Postato il 2 settembre 2025
  • Economia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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I titoli di Stato di Francia e Regno Unito sono finiti nel mirino degli investitori internazionali, spinti da una combinazione esplosiva di incertezza politica e problemi di bilancio strutturali. Il risultato sono tassi di interesse – il rendimento offerto a chi acquista i titoli e in questo modo finanzia il debito pubblico nazionale – a livelli che non si vedevano da anni: segnale inequivocabile di una fiducia che scricchiola.

La Francia nel mirino degli investitori

In Francia, il rendimento del debito a 30 anni ha superato la soglia del 4,50% per la prima volta dal 2011, un periodo segnato dalla crisi del debito sovrano dell’Eurozona. L’allarme è scattato in previsione del cruciale voto di fiducia al governo del primo ministro François Bayrou, in programma per l’8 settembre. Il timore diffuso tra gli operatori è che l’esecutivo non riesca a ottenere la maggioranza, aprendo la strada a una nuova paralisi politica. Che a sua volta renderebbe “più difficile il varo di un bilancio di austerità” come quello proposto da Bayrou, ha spiegato Jim Reid, economista di Deutsche Bank. Una prospettiva ritenuta “preoccupante dato l’attuale livello del deficit francese”.

Con il rendimento del decennale che si avvicina pericolosamente a quello italiano – ha toccato il 3,59% – Parigi si trova in una posizione di estrema fragilità. Una situazione che sta avendo un impatto a catena sul debito a lungo termine in tutta Europa.

Il Regno Unito

Nel Regno Unito, la situazione non è meno allarmante. Il rendimento dei titoli di Stato a 30 anni ha raggiunto il 5,69%, il livello più alto dal 1998, superando persino quello di qualsiasi altro Paese dell’area euro. L’aumento dei tassi riflette non solo l’andamento globale del costo di finanziamento del debito, ma anche le forti preoccupazioni per i conti pubblici di Londra, aggravate da un elevato deficit corrente e dalle tensioni commerciali legate ai dazi.

Anche il Gilt a 10 anni è in aumento, al 4,82%, restando di poco al di sotto del picco raggiunto a gennaio. Questo nervosismo si riflette anche sulla sterlina, che ha registrato un calo significativo sia nei confronti del dollaro che dell’euro. Ieri il premier Keir Starmer ha attuato un piccolo rimpasto nel cuore del governo per affrontare la crisi di consensi che ha colpito il suo partito, i Laburisti, nel primo anno di mandato: approfittando delle dimissioni di un’alta funzionaria chiave a Number 10, la terza in pochi mesi, ha promosso nel suo cerchio magico l’emergente 38enne Darren Jones, lib-lab più liberale che laburista in senso tradizionale e già numero due della cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves, nell’inedito incarico di chief secretary dell’ufficio del premier: sorta di vicepremier de facto incaricato di coordinare il rilancio di tutte le priorità della agenda politica ed economica del gabinetto.

Una mossa interpretata come una sorta di commissariamento di Reeves, presa di mira per i risultati economici deludenti ottenuti sin qui dal Labour dopo il ritorno a Downing Street seguito alle elezioni del luglio 2024 e attesa il mese prossimo alla Camera dei Comuni dalla presentazione di una manovra finanziaria ad alto rischio – fra indebitamento pubblico record, inflazione in ripresa, crescita asfittica e timori di nuove tasse – che potrebbe rappresentare il suo canto del cigno.

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