Altari vuoti e meraviglia: le chiese sconsacrate più sorprendenti d’Italia
- Postato il 29 aprile 2025
- Idee Di Viaggio
- Di SiViaggia.it
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Tutti conosciamo le chiese, anche perché il nostro Paese ne vanta alcune davvero uniche nel loro genere. Vi basti pensare che nel nostro territorio ce ne sono circa 100.000, alcune delle quali, però, fatte di silenzi, polvere e bellezza che resiste al passare del tempo. Parliamo delle chiese sconsacrate, luoghi in cui l’eco delle preghiere si è spento, ma l’anima è rimasta incatenata tra le pietre, anche perché vengono spesso sfruttate per altri scopi.
Eppure, questi edifici non smettono di raccontare storie di fede, caduta e poi rinascita che, senza ombra di dubbio, vale la pena scoprire. Vediamo insieme quali sono le chiese sconsacrate più belle d’Italia.
Chiesa di San Francesco, Lucca
Iniziamo questo viaggio dalla Chiesa di San Francesco a Lucca che si presenta come un monumento severo, immenso e silenzioso. La sua nascita si deve ai frati francescani nel XIII secolo, che dopo anni e anni di lavoro videro la nascita di una chiesa gotica molto sobria, senza eccessi decorativi, tutta centrata sulla spiritualità essenziale dell’ordine francescano.
La sua funzione cominciò a decadere con la soppressione degli ordini religiosi, per poi diventare persino una caserma, un magazzino e un ospedale militare, fino a essere quasi completamente abbandonata. Nel corso degli anni è stata praticamente di tutto, tranne che luogo di preghiera. A seguito di un importante restauro conclusosi negli anni 2000, è oggi parte del polo culturale della Scuola IMT Alti Studi Lucca e ospita eventi, concerti, conferenze.
Gli arredi dell’epoca ormai non ci sono più, ma la struttura è riuscita a mantenere il suo respiro antico. Degni di nota sono:
- Abside monumentale: altissima e spoglia, al punto da sembrare una cattedrale fantasma;
- Chiostri adiacenti: restaurati e oggi oasi di silenzio incredibile;
- Cripta e alcune parti secondarie: dove sono conservate ancora tracce di affreschi medievali sbiaditi.
Una piccola curiosità: l’edificio vanta una sorta di acustica “infinita” per via della sua forma e dei materiali, tanto che un bisbiglio sotto l’abside può essere percepito perfettamente anche a decine di metri di distanza.
Chiesa di San Sebastiano, Napoli
Non è di certo da meno la Chiesa di San Sebastiano a Napoli, che può essere definita “custode di una bellezza spettrale”. Sorge nel centro storico delle città, risale al XV secolo secolo e da molti è considerata un esempio interessante di architettura tra tardo rinascimento e barocco napoletano. La sua è una storia travagliata, perché prima fu sconsacrata durante il periodo Napoleonico per poi essere abbandonata durante il XX secolo.
Fino ad arrivare all’epoca attuale, in cui ogni tanto viene usata come spazio per eventi culturali, concerti, mostre e manifestazioni artistiche. Da edificio dimenticato, quindi, cerca di ritrasformarsi in un luogo vivo, ma sempre con un forte legame con il suo passato decadente. Visitandola (quando possibile perché non sempre è aperta) si ha la percezione di poter ammirare una bellezza autentica che emerge dal degrado, grazie anche agli stucchi dorati e agli affreschi che raccontano la religiosità dell’epoca ma che, contemporaneamente, hanno perso la lucentezza di un tempo.
Una chiesa dalla personalità malinconica ma ricca di memoria storica, in quanto riesce a trasmettere la grandezza di ciò che è stata senza cercare di nascondere le cicatrici del tempo.
Chiesa di San Giovanni Battista degli Almadiani, Viterbo
Anche la Chiesa di San Giovanni Battista degli Almadiani di Viterbo sorge nel centro storico della città e, nonostante abbia subito nel tempo molteplici cambiamenti passando da luogo di culto a spazio culturale, ha sempre una potente aura di sacralità e mistero. Costruita nel 1510 per volontà del protonotaro Giovanni Battista Almadiani, è un posto dove la storia sembra aver lasciato impronte profonde ma invisibili.
Si tratta infatti di una chiesa rinascimentale che custodisce ancora il respiro di epoche lontane, con tre navate sorrette da colonne di peperino e capitelli ionici dalle volute eleganti che raccontano di una solennità ormai dissolta, ma mai del tutto perduta.
Sconsacrata nel 1870, ha subito poi dei restauri che hanno restituito le sue forme essenziali. Oggi accoglie eventi culturali, ma chi varca il suo portale avverte ancora il sussurro di una storia mai del tutto raccontata. Non lontano si erge anche il Tempietto di Santa Maria della Peste, piccolo edificio ottagonale dedicato alla fine dell’epidemia del 1494.
Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Mantova
Se si desidera provare il “brivido” di scoprire un edificio che pare appartenere a un’altra dimensione, occorre mettere nella propria lista dei desideri la Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Mantova. Non trovandosi facilmente nel cuore delle rotte turistiche, infatti, trasmette la sensazione di remota solitudine e di essere arrivati al cospetto di un vero e proprio gioiello nascosto.
Risalente al XV secolo, fu edificata nel 1496 per volontà di Francesco II Gonzaga, come ex voto alla Madonna dopo la battaglia di Fornovo del 1495, in cui le truppe mantovane presero parte alla vittoria contro l’esercito francese.
Oggi può essere definita come un “non luogo” che si distacca dalla frenesia del turismo di massa. È bene sapere, tuttavia, che non è sempre aperta al pubblico ma che, nonostante questo, è un perfetto esempio di architettura rinascimentale, con un design semplice ma elegante e con interni che custodiscono poche opere d’arte ma tutte caratterizzate da una profonda spiritualità.