Amore addio: la Gen Z non ci crede più

  • Postato il 17 agosto 2025
  • Di Panorama
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Amore non è più una cosa meravigliosa. Non per la Gen Z. Nemmeno d’estate, la stagione del batticuore, che ora si è tramutata in vacanze “con le amiche” e infinite call per fantomatici colloqui di stage autunnali. Più che legati a un granello di sabbia, sembrano legati al cellulare. Così disincantati da affermare, come dice un ventenne: «L’amore è uno strumento che permette di colmare il vuoto, la noia, l’insicurezza che circonda le nostre vite».

Un sentimento liquido e rimandato

Sfuggente, effimero, gassoso (così lo definiscono i seguaci di Bauman) il sentimento tradizionale, secondo una ricerca dell’app di dating francese Fruitz, è per il 55 per cento degli intervistati qualcosa che può attendere: matrimonio e figli, verranno, ma più in là. Forse. «L’amore è come un cesto per i panni. Dentro buttiamo alla rinfusa tutto: emozioni, esperienze, sofferenze, strategie. Oggi può essere un rifugio quanto un rischio», afferma Giulia, 22 anni.

Paura dei sentimenti e filofobia

Le ragioni «dell’incapacità di stare nell’amore», come scrive lo psicopedagogista Stefano Rossi nel suo Sentimenti maleducati (Feltrinelli), sono diverse: «È una generazione cresciuta senza l’allenamento alla frustrazione da genitori che confondono l’empatia con l’assenza di regole. Non sanno sopportare il dolore della sconfitta, perché noi li accontentiamo in tutto. Soffrono di “filofobia”, hanno paura dei sentimenti».

La moda dei Boysober e il “detox amoroso”

In America spopolano i “Boysober”, gruppi di giovani donne che hanno deciso di mettersi in pausa dall’amore, cancellano le app di appuntamenti, no a prime uscite e baci, sicure che nella vita ci sia molto altro. Lo chiamano “detox amoroso”, in fondo non molto diverso dal vecchio nubilato. Le zitelle che un tempo facevano tappezzeria oggi sono guru con milioni di adepte social, come la comica Hope Woodard.

Amori da vetrina sui social

Eppure la solitudine agli Zoomers provoca un senso di vergogna. Racconta Francesca, 17 anni: «Instagram e TikTok alimentano un’immagine idealizzata della coppia. Amori da vetrina: perfetti, sorridenti, fanno video virali pieni di sentimentalismo. Dietro quelle storie spesso ci sono relazioni costruite solo per i like, o peggio, relazioni tossiche travestite da fiaba». Più stories che storie, tutto nasce (e muore) tra vocali e qualche foto intima.

Dipendenza e paura della solitudine

Lasciarsi diventa devastante, soprattutto perché alla realtà si sono disabituati: hanno paura di incontrare l’altro. Secondo Rossi, in una società narcisista e individualistica l’amore è stato scalzato dalla felicità nel podio dei sentimenti desiderati. «Le relazioni diventano stampelle, una fuga dalla responsabilità, pura dipendenza affettiva» commenta Rossi. «Di contro penso che questa estetica della violenza e del possesso arrivi da un’overdose di porno e da una certa parte della musica trap».

Relazioni come performance

Le emozioni non si riescono a nominare. Il romanticismo è roba da Sorelle Brontë. Come racconta Lena Dunham nell’ultima serie culto su Netflix, Too Much, diagnosi impietosa di una relazione affettiva, il rapporto tra un’americana sognatrice e un musicista indie sembra poggiare sulle sabbie mobili del bisogno e dell’ansia. «L’amore è una performance, come ogni cosa nella loro vita», osserva la scrittrice Paola Barbato.

Convivenze precoci e nuove parole d’amore

Hanno paura di stare soli e le convivenze sono precoci. Racconta Giorgia, 23 anni: «In molti, dopo pochi mesi di conoscenza decidono di andare a vivere insieme. Può sembrare un gesto di maturità: il desiderio di costruire qualcosa, di condividere una relazione piena. Ma la realtà è più complessa». Oggi si parla di situationship, breadcrumbing, orbiting, benching, submarining: un vocabolario che racconta più il vuoto che l’amore.

Micro rapporti e love bombing

La vita sentimentale appare come un manga. «Cerchiamo micro rapporti temporanei, sempre meno intensi», racconta Benedetto, 21 anni. Molti si confidano con l’Intelligenza artificiale, restando intrappolati nella palude del love bombing, che si trasforma in una dipendenza emotiva con crisi simili all’astinenza da droga.

Dal romanticismo all’assenza di amore

«L’amore si è spogliato del pathos emotivo fatto di mistero, attese, aspettative», spiega il professor Leonardo Mendolicchio nel suo saggio L’amore è un sintomo (Solferino). Per il regista e psicologo Alberto Simone (Senza l’amore non vai da nessuna parte), l’amore oggi è come un fiume carsico: non è sparito, ma viaggia sottoterra, invisibile. La psicologa Maria del Carmen Rostagno (Sos Amore Tossico) parla di ragazzi incapaci di gestire emozioni dirompenti, spesso più spaventati dalla relazione che dal sesso.

Crisi profonde e violenza

Una frattura amorosa può portare a autolesionismo, depressione, persino tentativi di suicidio. «Lo stalking adolescenziale è una pratica normalizzata», spiega lo psicologo forense Mauro Grimoldi (Dieci lezioni sul male). I crimini degli adolescenti nascono dall’incapacità di esprimersi e da un disagio che esplode come un evento atmosferico.

L’amore è cambiato davvero

«C’è una maggiore attenzione a rispondere continuamente alla domanda: “Come sto?”», osserva la scrittrice Annalisa Ambrosio (L’amore è cambiato). Per la sociologa Eva Illouz, l’amore fa soffrire. E la Gen Z non vuole soffrire. A scuola, più che di educazione sessuale, bisognerebbe forse insegnare l’educazione sentimentale.

Autore
Panorama

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