Andy Burnham, il sindaco di Manchester è l’alternativa del Labour centrista a Keir Starmer (in caduta libera)

  • Postato il 26 settembre 2025
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Andy Burnham, 55 anni, è una figura poco nota all’estero ma sempre più rilevante nel Labour britannico: un politico che incarna il cuore operaio del Nord dell’Inghilterra e sfida il centralismo di Westminster con un mix di pragmatismo e visione progressista.

Nato il 7 gennaio 1970 ad Aintree, un sobborgo di Liverpool, in una famiglia working class – padre tecnico telefonico, madre receptionist – cresce a Culcheth, Warrington, e non ha mai perso il forte accento popolare e una passione per l’Everton FC. Dopo scuole cattoliche e una laurea in inglese al Fitzwilliam College di Cambridge, entra in politica come ricercatore e poi come segretario del Transport and General Workers’ Union, precursore di Unite, il maggiore sindacato inglese. Nel 2001 diventa parlamentare per la circoscrizione di Leigh, un collegio operaio della Grande Municipalità di Manchester, iniziando un’ascesa che lo porta a ruoli di primo piano sotto Tony Blair e Gordon Brown: Home Office (2003-2004), segretario al Tesoro (2007-2008), ministro della Cultura (2008-2009) e della Salute (2009-2010), dove gestisce la pandemia H1N1 e promuove riforme del Servizio Sanitario Nazionale.

Burnham si distingue per la sua campagna per la verità sulla tragedia di Hillsborough del 1989, in cui 97 tifosi del Liverpool persero la vita, e diventa un campione delle istanze di giustizia per il Nord. Nel 2010, si candida alla leadership laburista, arrivando secondo dietro Ed Miliband con un messaggio “aspirazionale” che però non conquista i sindacati, sul cui appoggio contava.

Nel 2015, contro Jeremy Corbyn, finisce di nuovo secondo: è troppo centrista per un partito che allora virava a sinistra. Accetta il ruolo di ministro dell’Interno ombra sotto Corbyn, ma nel 2016 lascia il Parlamento per candidarsi a sindaco del Greater Manchester, vincendo nel 2017 con il 63% dei voti. Riconfermato nel 2021 (67%) e nel 2024 (67%), a Manchester crea una base di fortissimo consenso grazie ad una efficace visione amministrativa.

Si afferma come un sindaco innovativo, capace di migliorare il volto di una città in crisi da decenni, e tutto con una strategia alternativa al turbocapitalismo londinese.

Lancia “A Bed Every Night” (2018), un programma che offre rifugio a migliaia di senzatetto. Riforma i servizi giovanili e promuove un’inchiesta sullo sfruttamento sessuale infantile, affrontando con energia le ragioni strutturali dello scandalo delle grooming gangs del 2017.

Sotto la sua guida, il Greater Manchester cresce economicamente del 2% annuo, superando altre città britanniche fuori Londra. Il suo progetto simbolo è incentrato sulla riforma del sistema dei trasporti nella Bee Network: riporta i bus sotto controllo pubblico, con tariffe ferme a £2 e integrazione con il tram Metrolink, in un ritorno alla gestione pubblica contro la deregolamentazione thatcheriana.

Investe in alloggi popolari, con l’obiettivo di risolvere la crisi abitativa entro il 2038: rilancia e finanzia progetti di istruzione tecnica alternativa alle università e il programma “Live Well” per un welfare integrato, con funzione di prevenzione di malattie e dipendenze.

Si fa campione di cause come quella delle vittime dello scandalo del sangue infetto e si guadagna così un ampio consenso trasversale che lo proietta da Manchester sulla vetrina politica nazionale, come esempio di amministratore laburista progressista e attento ai vulnerabili.

Politicamente, Burnham si colloca nella “sinistra morbida”: più progressista di Keir Starmer, ma meno ideologico di Jeremy Corbyn, di cui, anche da ministro ombra, criticava la gestione caotica e la comunicazione naïf. Come Corbyn, è però favorevole alla nazionalizzazioni (di acqua, energia, ferrovie) e a una tassa progressiva sui redditi alti e gli immobili di lusso.

Allo stesso tempo si ritaglia un ruolo autonomo rifiutando di sostenere Starmer nella corsa alla leadership del 2020: è l’inizio di una serie di attriti che sembrano inevitabilmente destinati ad esplodere presto.

Starmer lo considera “divisivo”, e lo paragona a Liz Truss per il rischio che le sue politiche facciano salire il debito pubblico: Burnham risponde accusando Starmer di governare con metodi autoritari, accusa del resto condivisa dalla base laburista. Ma nel frattempo esplode la crisi del governo Starmer, al potere da luglio 2024. Sondaggi recenti vedono il Labour al 16%, 8 punti sotto Reform UK di Nigel Farage.

I continui errori di valutazione e gli scandali delle ultime settimane, dalle dimissioni della vicepremier Angela Rayner per questioni fiscali, al siluramento dell’ambasciatore in USA Peter Mandelson per I suoi rapporti di amicizia con Jeffrey Epstein, insieme alla rivolta dei parlamentari per I tagli al welfare decisi dall’esecutivo affossano il governo. L’economia è in stallo: inflazione alta, crescita zero, investimenti in calo. Il tentativi di Starmer di salvare il suo progetto con un rimpasto sembrano già falliti, e nel partito serpeggiano malcontento e preoccupazione per le prossime elezioni.

Burnham coglie subito l’occasione per sondare le acque in vista di una possibile sfida a Starmer. In un’intervista al New Statesman, il settimanale di riferimento del Labour centrista, chiede un “cambiamento radicale” contro la “minaccia esistenziale” di Reform, criticando la gestione “divisiva” di Starmer. Ancora più audace la mossa di concedere un’intervista al Telegraph, roccaforte culturale del centrodestra: qui il 25 settembre, pur negando di stare tramando contro il suo segretario, rivela l’esistenza di un gruppo di parlamentari laburisti che lo appoggerebbero in una sfida. Il grande ostacolo è che Burnham non può candidarsi alla guida del Paese perchè non ha un seggio in Parlamento, e Starmer ha ogni interesse a impedire che lo ottenga.

Ma intanto il sindaco propone un proprio manifesto: investimenti in alloggi popolari, tasse su terreni e gioco d’azzardo, abolizione del limite ai sussidi. E, al congresso del partito che si apre domenica, partecipa a panel con parlamentari ribelli alla linea ufficiali, segnalando una chiara volontà di costruire un’alternativa interna non più solo locale.

Un sondaggio Ipsos rivela che solo con Burnham leader il Labour supererebbe Reform alle elezioni. C’è ancora tempo, e la situazione politica appare ancora fluida, ma con Reform in crescita costante e una parte degli elettori laburisti già migrati verso la proposta nazionalista di Reform o quella ancora informe di YourParty, la nuova creatura di Corbyn e Zarah Sultana, il Labour ha bisogno, per tornare a vincere, di una figura in grado di unificarne le diverse anime.

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