“Anomalie cerebrali e nello sviluppo motorio dei bambini esposti a questo insetticida”: l’allarme nel nuovo studio della Columbia University
- Postato il 29 ottobre 2025
- Salute
- Di Il Fatto Quotidiano
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                                                                            Un pesticida usato per decenni in agricoltura torna al centro del dibattito scientifico. Si tratta del clorpirifos (CPF), un insetticida organofosforico che l’Unione Europea ha bandito nel 2020 ma che continua a essere impiegato in molti Paesi. Secondo un nuovo studio pubblicato su JAMA Neurology, l’esposizione prenatale a questa sostanza sarebbe associata a significative anomalie cerebrali e motorie nei bambini.
Il lavoro, condotto da un team statunitense coordinato dalla professoressa Virginia Rauh della Columbia University, ha analizzato 270 ragazzi e ragazze di età compresa fra i 6 e i 14 anni, di cui erano noti i livelli di esposizione al clorpirifos al momento della nascita (misurati nel sangue del cordone ombelicale). Dai test e dalle risonanze magnetiche è emerso che più alti erano i livelli di pesticida, maggiori risultavano le alterazioni: ispessimento delle cortecce frontali e temporali, riduzione della sostanza bianca, flusso sanguigno minore al cervello, ridotta densità neuronale. A questi dati si sono aggiunte prestazioni motorie più scarse nei test di velocità e programmazione dei movimenti.
Pur trattandosi di uno studio di associazione – che quindi non dimostra un rapporto di causa-effetto – i ricercatori avvertono che l’impatto potrebbe estendersi anche ad altri pesticidi simili, ancora diffusi in agricoltura. “I disturbi osservati erano diffusi in tutto il cervello – ha sottolineato il professor Bradley Peterson della University of Southern California – e altri organofosforici probabilmente producono effetti analoghi”.
Un allarme che interpella non solo la ricerca, ma anche la neuropsichiatria infantile e la psichiatria dell’età adolescenziale e giovane adulta, chiamata a valutare quali conseguenze possano avere queste esposizioni sullo sviluppo cognitivo e motorio dei bambini, e quali politiche di prevenzione vadano rafforzate. Ne abbiamo parlato con il professor Alfonso Tortorella, farmacologo, psichiatra con esperienza del campo del neurosviluppo e degli interventi precoci, che da anni studia le interazioni tra ambiente e salute mentale.
L’esperto: “Si tratta di uno studio molto valido”
Professor Tortorella, al punto di vista clinico, che peso dobbiamo dare ai risultati di questa ricerca, considerando che si tratta di uno studio osservazionale e non di una prova di causa-effetto?
“In realtà, nonostante la sua natura osservazionale, lo studio è metodologicamente solido: si basa su evidenze scientifiche pregresse relative all’esposizione agli organofosforici, utilizzando un biomarcatore prelevato a livello del cordone ombelicale, gradienti dose–risposta e includendo indagini di imaging e test motori. È vero che le analisi svolte non rivelano necessariamente un nesso di causalità, ma lo studio è coerente, i metodi sono replicabili e vi è plausibilità meccanicistica rispetto a quanto viene ipotizzato. Ritengo comunque opportuno affermare che il messaggio debba essere di prudenza, e come tale stimolare una corretta informazione, non di allarmismo”.
Le alterazioni riscontrate riguardano aree cruciali per lo sviluppo cognitivo e motorio. Quali conseguenze concrete potrebbero avere nel percorso di crescita di un bambino?
“Le anomalie riscontrate interessano la corteccia cerebrale e la sostanza bianca, cioè la ‘rete di connessioni’ del Sistema nervoso centrale. Le conseguenze potrebbero includere alterazioni della motricità e ridotta capacità di coordinazione; inoltre è possibile che vi siano lievi sintomi cognitivi, come difficoltà di attenzione o difetti nella memoria di lavoro. Questi effetti, anche qualora impercettibili nel singolo bambino, possono ritenersi significativi quando considerati nel loro insieme e sull’intera popolazione”.
Il clorpirifos è stato vietato in Europa, ma continua a essere utilizzato in diversi Paesi; mentre sostanze della stessa famiglia chimica (gli organofosforici) sono ancora diffuse in agricoltura. Questo studio deve quindi fare scattare un campanello d’allarme più ampio anche per altri pesticidi?
“Di fatto, le evidenze in letteratura non riguardano solo il clorpirifos, ma si estendono alla più ampia classe dei pesticidi organofosforici, che condividono meccanismi di tossicità sul sistema nervoso centrale. Per questo motivo, le Agenzie internazionali raccomandano un approccio prudente all’intera categoria. La lezione del clorpirifos, evidenziata da questo studio, ci ricorda che dobbiamo essere vigili sui pesticidi e, più in generale, sull’esposizione ambientale a sostanze chimiche di varia natura, specialmente se si tratta di proteggere lo sviluppo del Sistema nervoso centrale in fasce di popolazione vulnerabili come i bambini”.
Guardando al futuro, quali strumenti di prevenzione e sorveglianza sanitaria dovremmo rafforzare per proteggere le donne in gravidanza e i bambini da esposizioni a sostanze tossiche in agricoltura?
“Le misure di prevenzione possono essere numerose e vanno dalla sostituzione progressiva di questi pesticidi con alternative più sicure, all’uso rigoroso di dispositivi di protezione nei luoghi di lavoro, fino a raccomandazioni pratiche per le donne in gravidanza: evitare insetticidi domestici soprattutto se a base di organofosfati e lavare bene frutta e verdura. Più in generale, mi sento di dire che una corretta informazione sul tema e monitoraggio delle esposizioni ambientali, così come in assoluto interventi sullo stile di vita, rappresentino una pietra miliare nel campo della prevenzione”.
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