Archeologia e mistero: nelle Marche il primo convegno internazionale sull’Anellone Piceno. Ecco di che cosa si tratta
- Postato il 21 agosto 2025
- Archeologia & Arte Antica
- Di Artribune
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È conservato nei musei più importanti d’Europa ma è anche uno dei reperti meno compresi dell’archeologia italica preromana. L’Anellone Piceno, infatti, rinvenuto esclusivamente in sepolture femminili dell’area compresa tra la Valle del Tronto e quella del Tenna (Marche centromeridionali e Abruzzo settentrionale), continua a interrogare storici, archeologi e antropologi sulla sua funzione e sul suo simbolismo. Caratterizzato da una forma ad anello nodoso e realizzato con leghe di rame, stagno e altri metalli, l’Anellone nel tempo è stato identificato come ornamento sacro, simbolo di status, corona onoraria, arma rituale, oggetto magico o pre-monetale. Nessuna interpretazione, però, è mai riuscita a convincere del tutto gli studiosi. E proprio questa ambiguità ne alimenta il fascino. Nasce così l’idea di Armillae, il primo Convegno Internazionale sull’Anellone Piceno. Così, sabato 23 e domenica 24 agosto 2025 presso il Giardino dell’Arengo di Ascoli Piceno, sarà l’occasione per fare il punto sugli ultimi studi e approfondirne le ipotesi più accreditate. In questa intervista, insieme all’antropologo Giacomo Recchioni che promuove e cura l’iniziativa, vengono esplorate le molteplici valenze dell’Anellone, da simbolo etnico-politico a strumento rituale, da mistero archeologico a chiave di lettura per la storia profonda di un intero popolo.

Che cos’è l’Anellone Piceno: l’intervista a Giacomo Recchioni
Cosa sono gli anelloni a nodi e quali le caratteristiche principali?
Il cosiddetto ‘anellone piceno’ è considerato come un reperto archeologico distintivo dell’area picena centro-meridionale. La sua distribuzione era maggiormente capillare tra la valle del Tronto e quella del Tenna, nella Provincia di Ascoli Piceno e di Fermo. Tale indecifrabile oggetto bronzeo, oggi simbolo identificativo della civiltà Picena, è composto da rame e stagno, in piccola percentuale da piombo e in modo minore antimonio, argento e arsenico. Tutt’ora è esposto nelle più importanti collezioni archeologiche al mondo, come al Cabinet des Mèdailles di Parigi o al Louvre, Mariemont, Madrid, Landesmuseum Karlsruhe, Römisch, Germanisches Zentralmuseum, Mainz, Roma, Milano, Novara e Firenze, anche se tutt’ora se ne disconosce l’uso.
Perché questi reperti si trovano esclusivamente in sepolture femminili e in un’area geografica così ristretta?
Il fatto che questi reperti sono stati scoperti nella maggior parte dei casi in sepolture femminili, deposti nella zona addominale-pelvica, è una delle poche certezze che abbiamo e rimanda a una forte valenza sacrale e magico-religiosa dell’Anellone, in qualche modo correlata alla vita e alla fecondità. L’oggetto in questione. per quanto riguarda la sua diffusione, alla luce delle passate e recenti acquisizioni, potrebbe alludere a un segno distintivo etnico-politico all’interno di un sistema a carattere cantonale.

Il primo convegno internazionale sull’Anellone Piceno
Come nasce il primo convegno internazionale sull’Anellone Piceno?
Mi trovavo in viaggio con un amico Professore di Antropologia Culturale diretto verso la Sabina. Dopo aver scrutato in lontananza il Monte Sibilla riflettevamo a voce alta su come oggi la cultura di massa, i social network e il neo-paganesimo abbiano modificato la percezione di alcuni simboli culturali, disincentivandone l’approfondimento e lo studio, attuando una vera e propria desacralizzazione di tali forme culturali. Per questo ho voluto ideare e curare un evento che metta in primo piano la ricerca scientifica interdisciplinare senza però svilire il fascino che questo reperto, su certi versi ancora incontaminato, tutt’ora desta.
Quali sono le ipotesi più accreditate sul significato simbolico degli anelloni? E quali, invece, gli elementi oscuri e controversi?
Studiato a partire dal 1727 da alcuni eruditi, tra i primi a fornire una risposta scritta di una certa eco fu il padre di Giacomo Leopardi, il Conte Monaldo, il quale in una corrispondenza al Conte Bruti scrisse che l’armilla picena fosse stata una corona onoraria. In breve, in altre ricerche, l’anellone piceno invece fu considerato come un dona militare e arma degli atleti Cuprensi, un utensile ginnico simbolo dell’indipendenza picena, tirapugni, uno strumento musicale o un oggetto dal valore pre-monetale. Ultimamente, come riportato nel mio saggio Pikenoi, alcuni studi scientifici avrebbero evidenziato tracce di cuoio negli anelli, indizio che potrebbe far pensare al fatto che l’oggetto fosse deposto sopra un cuscino o legato ad una sorta di cintura. Probabilmente, l’ipotesi settecentesca data dall’abate G. Colucci, che vedeva nell’anellone piceno un oggetto dal ruolo estetico, si concilierebbe sia con il fatto che il cerchio bronzeo possa essere stato allacciato con stringhe di cuoio al ventre o sotto il collo, simile alla maniera con cui i guerrieri indossavano il disco-corazza e sia con il valore magico-religioso, sacerdotale o apotropaico rilegato al reperto. Non va obliato infatti che appena realizzato, l’anellone, si presentava dorato e luccicante, come un vero e proprio gioiello dalle enormi dimensioni e che le armille furono introdotte nell’antica Roma proprio dai Sabini, capostipiti, secondo la mitologia italica, del popolo piceno.

L’Anellone Piceno e la posizione della donna nella società picena
Cosa ci dicono gli anelloni sulla posizione sociale e religiosa delle donne nella società picena?
In alcuni studi l’enigmatico Anellone Piceno viene messo in relazione alla Dea madre adorata dai Piceni, alle iniziazioni femminili e ai misteri lunari, tenendo in considerazione che la verga bronzea nella quasi totalità dei casi è stata rinvenuta sopra al ventre e impugnata nella mano destra, quasi a connotarne una funzione sacerdotale legata al culto indigeno della dea Kupra e\o al ruolo primario che la donna dovette avere in qualità di riproduttrice. Una nuova interpretazione verrà data proprio durante il Convegno dallo studioso e critico d’arte Walter Scotucci che proverà a risolvere la vexata quaestio, anche se il mistero continua.
Caterina Angelucci
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