Argentina, Milei taglia i fondi per la memoria storica ma le “abuelas” ritrovano il 140° figlio di desaparecidos

  • Postato il 9 luglio 2025
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Estela Barnes de Carlotto, presidentessa delle Abuelas de Plaza de Mayo (nella foto), si avvicina a una parete della Casa por la identidad e aggiorna il numero dei nipoti che hanno recuperato la loro vera identità, scritto su un segnapunti in cartone. Ora sono 140. L’annuncio dell’ultima persona ritrovata, figlio di due desaparecidos vittime della dittatura di Jorge Videla in Argentina, è stato dato durante una conferenza stampa organizzata all’interno della ex Escuela de Mecánica de la Armada (ESMA) a Buenos Aires, centro clandestino di detenzione e tortura durante il regime militare. “Ancora una volta la verità prevale sull’oblio”, ha affermato Carlotto difronte a una platea commossa. Nel Paese le politiche pubbliche sulla memoria storica stanno attraversando un momento critico. Il presidente Javier Milei ha ridotto i fondi per i programmi che portano avanti i progetti legati al principio del “nunca más” e spazi come la ex Esma, oggi museo, sono a rischio chiusura.

Durante la dittatura (1976-1983), migliaia di oppositori politici vennero arrestati, torturati e fatti sparire. Tra loro c’erano centinaia di donne incinte. Dopo il parto erano quasi sempre uccise, mentre i loro figli venivano dati illegalmente in adozione a famiglie di militari o vicine al regime. Dagli anni Settanta le Abuelas de Plaza de Mayo lottano per ritrovare i loro nipoti, ormai adulti, e riunirli con le famiglie biologiche. Il 140esimo è il figlio di Graciela Alicia Romero e Raúl Eugenio Metz. Militanti del Partito rivoluzionario dei lavoratori (PRL), vennero sequestrati nel dicembre 1976 a Cutral-Có nella provincia di Neuquén in Patagonia. Secondo le testimonianze di alcuni sopravvissuti, furono detenuti e torturati nel centro clandestino “La Escuelita” dove Graciela Romero, incinta al momento del sequestro, diede alla luce suo figlio nell’aprile 1977. “Ogni restituzione conferma l’esistenza di un piano sistematico per l’appropriazione dei minori”, ha sottolineato Carlotto.

L’uomo ha parlato con la sorella, Adriana Metz, che aveva solo un anno e mezzo quando i genitori scomparvero. Insieme ai nonni che l’hanno cresciuta, non ha mai smesso di cercare la verità. Nel 2009 aveva aperto un blog, chiamato “Poncho de Lana”, dove raccontava al fratello chi era e il lavoro per la sua ricerca, scrivendogli ogni anno una lettera di auguri per il compleanno. “È l’inizio di un nuovo capitolo per la famiglia Metz-Romero. Ma anche una vittoria per la società perché ogni nipote che recupera la sua identità ci illumina un po’ di più”, ha detto Metz. “Grazie alle abuelas per averci insegnato che questa ricerca è collettiva e che non dobbiamo fermarci in nome dei trecento che mancano all’appello”.

Il processo per arrivare al 140esimo nipote è iniziato a partire da una denuncia anonima. È stato coordinato dalla Comisión nacional por el derecho a la identidad (CONADI): fondata nel 1992, conduce indagini e contribuisce al recupero dell’identità dei figli e figlie dei desaparecidos. Lavora in stretto contatto con il Banco nacional de datos genéticos (BNDG) che custodisce una banca genetica unica composta dai profili di nonni, zii e altri familiari delle vittime, conservati per poter essere confrontati con quelli di chi nutre dubbi sulla propria storia. Per le analisi, il BNDG utilizza un metodo chiamato “índice de abuelidad” che si basa sul confronto del Dna del presunto nipote con quello dei nonni, analizzando le sequenze genetiche ereditate. Anche in assenza dei genitori, è possibile verificare con altissima precisione la probabilità che una persona discenda da una certa linea familiare.

Le attività di entrambi gli enti sono a rischio a causa dell’ajuste eseguito dall’attuale governo. Le Abuelas de Plaza de Mayo hanno denunciato che la banca dati non ha più a disposizione fondi sufficienti per proseguire le sue indagini. Lo stesso sta accadendo per le organizzazioni in difesa dei diritti umani che si occupano di preservare i musei e gli archivi dove si custodisce il passato recente, un patrimonio per cui l’Argentina è diventata un punto di riferimento internazionale. Nel 2025 i tagli hanno colpito curatori, educatori e tecnici specializzati in tutto il Paese. Le abuelas hanno ribadito il loro impegno. “Continuiamo a lottare affinché la verità non svanisca”, ha concluso Carlotto.

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