Aria condizionata e multe, quando è davvero vietato tenerla accesa
- Postato il 12 giugno 2025
- Codice Della Strada
- Di Virgilio.it
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L’utilizzo dell’aria condizionata a veicolo fermo è una pratica diffusa durante le giornate più torride. Chiunque si sia trovato a sostare sotto il sole per qualche minuto, in attesa di un passeggero o al termine di un tragitto, sa bene quanto possa risultare difficile rinunciare a quel soffio di refrigerio garantito dal climatizzatore. In realtà tenere il motore acceso per alimentare il condizionatore può costare caro.
Il divieto durante la sosta
La normativa che regola questa condotta è contenuta nell’articolo 157 del Codice della Strada che disciplina le modalità di arresto, fermata e sosta dei veicoli. All’interno di questo articolo, si legge che è fatto divieto di tenere acceso il motore durante la sosta del veicolo al solo scopo di mantenere in funzione l’impianto di condizionamento.
La ratio della norma è evidente: evitare inutili emissioni inquinanti e scoraggiare comportamenti che, pur legati al comfort personale, generano spreco di carburante e danni ambientali gratuiti. La legge considera la sosta come una fase in cui il veicolo non deve produrre emissioni o rumori, se non strettamente necessario. E la refrigerazione non è considerata un’esigenza tale da giustificare deroghe.
Quando il condizionatore può restare acceso
La distinzione da tenere presente è quella tra fermata e sosta. Durante una fermata breve, come nel caso in cui ci si fermi per far scendere un passeggero o per attendere pochi istanti prima di riprendere la marcia, l’uso del climatizzatore non è sanzionabile. Allo stesso modo, se ci si trova in colonna nel traffico o al semaforo rosso, l’auto è tecnicamente in arresto temporaneo e l’uso dell’aria condizionata è ammesso.
Nel momento in cui il veicolo è fermo per una durata più lunga, magari con il conducente intento a fare una telefonata, consultare il cellulare o semplicemente aspettare, si entra nell’ambito della sosta vera e propria, e in tal caso il motore andrebbe spento immediatamente, insieme al climatizzatore. Non importa se ci si trova a bordo: ciò che rileva è la mancanza di movimento e la natura dell’attesa.
Le sanzioni previste e l’importanza della reiterazione
Il mancato rispetto di questa disposizione comporta una ammenda di 223 euro. Le forze dell’ordine hanno piena discrezionalità nel valutare la fattispecie. L’intenzione soggettiva del conducente conta poco: la norma si applica in modo oggettivo e basta la presenza del veicolo in sosta con motore acceso per far scattare la contravvenzione.
I margini di discrezionalità
Va da sé come ci sia una certa discrezionalità da parte degli agenti incaricati del controllo. Se da un lato la norma è chiara, dall’altro variano i contesti pratici: un agente può decidere di ammonire verbalmente un conducente al primo controllo, oppure di sanzionare immediatamente in caso di recidiva o di particolare arroganza.
Questo elemento umano rende ancora più importante il rispetto spontaneo delle regole senza comportamenti che, anche se non immediatamente multati, possono comunque rappresentare un rischio giuridico latente.
Veicoli elettrici e auto ibride, cosa cambia
Resta da capire se questo divieto vale anche per i veicoli a trazione elettrica o ibrida. La risposta non è così netta. Per quanto riguarda le auto elettriche pure, non c’è emissione di gas allo scarico e dunque il problema ambientale viene meno. In questo caso, l’uso del climatizzatore a veicolo fermo non è una condotta sanzionabile, proprio perché non produce inquinamento atmosferico né rumore.
Diversa è la situazione dei veicoli ibridi, soprattutto quelli in cui l’impianto di climatizzazione continua a funzionare grazie al motore termico acceso. In questi casi, se il motore a combustione entra in funzione per mantenere attivo il condizionatore, la norma si applica e la multa resta valida.
Condizionatore acceso e alimentazione ibrida, i casi limite
Le auto ibride plug-in pongono un altro livello di complessità giuridica, poiché, a seconda del modello, il funzionamento del climatizzatore può essere gestito solo dalla batteria oppure richiedere l’intervento del motore termico. Significa che due veicoli identici, ma con livelli di carica differenti, possono essere valutati in modo diverso dal punto di vista sanzionatorio. Anche se formalmente il motore è spento, se l’attivazione automatica del motore termico è prevedibile per garantire la potenza necessaria, il rischio di sanzione rimane. In assenza di linee guida univoche, è il conducente a dover dimostrare l’assenza di emissioni al momento del controllo.
Comodità personale o violazione oggettiva? L’ambiguità che inganna
Seppure in buona fede, molti conducenti ritengono che basti restare seduti all’interno del veicolo per non incorrere in alcuna violazione. Questa convinzione è sbagliata. Il concetto di sosta non cambia a seconda della presenza o meno del conducente a bordo: a contare è che il veicolo sia fermo, in attesa, non in marcia e privo di finalità immediata di movimento. Anche il semplice attendere l’orario di un appuntamento, restando all’interno dell’auto con l’aria condizionata attiva, è un’infrazione se il motore è acceso e il veicolo non è in procinto di partire. La comodità personale non è un’esimente giuridicamente rilevante. La legge tutela l’ambiente, non il comfort momentaneo.
Attenzione alle notizie false
Negli ultimi mesi, complice l’arrivo dell’estate e l’inevitabile ondata di caldo, si è assistito alla solita impennata di articoli sensazionalistici, titoli urlati e post virali dedicati all’uso dell’aria condizionata in auto. A far discutere è appunto la presunta esistenza di una nuova norma del Codice della Strada che punirebbe chi tiene acceso il climatizzatore in auto con multe fino a 444 euro, anche durante la semplice marcia o in presenza del conducente a bordo. Il tono è sempre lo stesso: allarme, indignazione, accuse al legislatore e inviti a ribellarsi a un presunto abuso normativo. Ma dietro il clamore, come abbiamo esaminato, si nasconde ben poco. E in questo caso, come spesso accade, si tratta di fake news costruite ad arte, giocando sull’ambiguità e sulla scarsa conoscenza delle normative
Questa disinformazione fa leva su un meccanismo ben noto: l’uso selettivo di una notizia parziale, che viene estrapolata dal contesto normativo, amplificata e deformata fino a diventare una minaccia irreale. È un fenomeno che si ripete ogni estate, alimentato da portali generalisti in cerca di visibilità rapida, che spesso riprendono senza filtro notizie mal interpretate, amplificandole sui social. Il tutto con frasi ad effetto, cifre sballate, immagini suggestive e un tono volutamente polemico, che trasforma una regola pensata per limitare l’inquinamento urbano in un attacco ai diritti dei cittadini.