Armani Privé, una collezione profonda come il nero della notte
- Postato il 8 luglio 2025
- Di Panorama
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Per capire il clima di emozione e partecipazione che si è respirato durante lo show di Armani Privé, vale la pena riportare il lungo pensiero che Giorgio Armani ha affidato alla stampa e ai suoi ospiti, venuti, come consueto, da tutte le parti del mondo. «Se sono arrivato fino a qui è per la concentrazione ferrea e l’attenzione maniacale con cui controllo tutto. Lo sto facendo anche adesso. Pur non essendo a Parigi hoseguito e curato da remoto, in collegamento video, ogni aspetto della sfilata, dai fitting alla sequenza e al trucco. Quel che si vedrà ha la mia approvazione e la mia firma».
«In vent’anni di Armani Privé, è la prima volta che non sono a Parigi. Durante questi viaggi respiro l’energia della città, mi carico dell’adrenalina delle prove. Tutto questo mi manca, non lo nego, ma so di poter contare sulla collaborazione di mani e menti capaci, al mio fianco da sempre. Ho così potuto seguire il consiglio dei dottori che, sebbene mi sentissi pronto a partire, hanno suggerito di prolungare il riposo».
Così tra i saloni affrescati di Palazzo Armani, in rue François 1er, la collezione di alta moda per l’autunno inverno 2025 2026, ha preso vita scandita dall’andatura lenta e cadenzate di modelle filiformi per fisico e per costruzione delle silhouette lunghe, sottili, rese ancora più irraggiungibili dallo slancio che solo i contorni del colore nero può regalare. E questa assolutezza cromatica e grafica è stata la cifra estetica e identificativa di tutto il racconto di Armani Privé. Notturna, seducente, impalpabile per la scelta dei tessuti, a cominciare dal velluto chiffon per finire alle sete metalliche, la collezione esplora ancora una volta il dialogo tra femminile e maschile, offrendo una rilettura, declinata in diversi modi, dello smoking e del frac. Le giacche scultoree, le spalle super disegnate, le vite strizzate fanno il resto. Ma a colpire l’immaginario, con riferimenti al cinema e all’eleganza di altre epoche, sono gli abiti lunghi, anzi lunghissimi, sinuosi, avvolgenti, seducenti a volte ammiccanti con le loro scollature, i giochi di vedo non vedo, con i papillon rubati al guardaroba maschile sdrammatizzati nelle proporzioni e nei giochi di luce.
«Ho immaginato silhouette lunghe, assolute, che in passerella si muovono come segni di inchiostro e che brillano in modo discreto, senza accecare». Così conclude il maestro e noi gliene siamo grati.