ARrC, la nuova voce del K-pop che unisce cinque mondi

  • Postato il 18 agosto 2025
  • Di Panorama
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Debuttare da meno di un anno e già finire incoronati come Rising Idol of the Year? Succede se ti chiami ARrC. Succede se, in mezzo a tanti nuovi gruppi che cercano spazio, riesci a farti notare senza fatica, con una presenza che non ha bisogno di sovrastrutture. Mystic Story lo aveva già dimostrato con le Billlie e oggi scommette di nuovo, questa volta con la sua prima boyband: cinque ragazzi, cinque Paesi, un’unica parola d’ordine – connessione. Quella autentica, che nasce dall’alchimia più che dal progetto.

Corea, Giappone, Stati Uniti, Vietnam, Brasile. Una formazione che sembra fatta apposta per raccontare la diversità come risorsa. Sul palco, però, le differenze scompaiono: resta solo l’energia comune. Il nome lo dichiara apertamente: Always Remember the real Connection. Non uno slogan da copertina, ma la bussola che li orienta e che li rende credibili.

Lo hanno dimostrato a KCON Japan, dove hanno diviso il cartellone con veterani come Taemin e Daesung, accanto a gruppi consolidati come Kep1er e JO1. Un banco di prova importante, che i cinque hanno affrontato senza esitazioni. Nessun timore reverenziale, solo la volontà di occupare lo spazio con la propria musica.

Poi è arrivato “awesome”, il brano che racconta meglio di ogni presentazione chi sono gli ARrC: una canzone che parte dalle piccole scosse quotidiane – il bus che parte davanti agli occhi, la pioggia improvvisa senza ombrello – e le trasforma in un invito a guardare le cose da un’altra prospettiva. Ridere, alleggerire, ribaltare l’umore. In fondo, scegliere di dirsi “è stato comunque un giorno awesome”.

È questo, forse, il cuore del progetto: trasformare le difficoltà in energia condivisa. Ed è così che cinque ragazzi arrivati da angoli diversi del mondo stanno iniziando a scrivere una storia che sembra destinata ad andare lontano.

Panorama ha parlato con loro.

Per cominciare, potreste presentarvi e dirci qualcosa di unico sul vostro ruolo negli ARrC?

RIOTO: Ciao, sono il main dancer e lead vocalist degli ARrC, RIOTO. Penso a me stesso come a colui che porta “equilibrio” al gruppo. Con una sensibilità delicata cerco di trasmettere la musica e le performance di ARrC in modo fluido e raffinato. E quando serve, so concentrarmi più intensamente di chiunque altro, il che mi aiuta a svolgere un ruolo di stabilità all’interno del team.

ANDY: Ciao, sono lead vocalist e lead rapper, ANDY. Mi descriverei come la “vitamina” del gruppo. Cerco di portare energia e positività sia ai membri che ai nostri fan. Voglio sempre essere qualcuno che dà forza e sostegno a chi mi sta intorno.

HYUNMIN: Ciao, sono il leader e main rapper degli ARrC, HYUNMIN. Credo che il mio ruolo sia quello di un “ponte”. Guido la direzione del gruppo e faccio da ponte di comunicazione tra i membri. In questo modo cerco di aiutare la nostra musica e le nostre performance a fondersi in modo più naturale.

CHOI HAN: Ciao, sono main rapper e main dancer, CHOI HAN. Penso che il mio ruolo in questo team sia quello di “motore”. Il mio compito è alzare l’atmosfera con performance intense e un rap potente, così che gli ARrC possano crescere ancora di più.

KIEN: Ciao, sono KIEN. Nel gruppo sono “il più grande che sembra il più giovane”. A volte mi prendo cura dei membri con l’affidabilità di un fratello maggiore, altre volte, quando non faccio il maggiore, mostro il mio lato più giocoso con un po’ di aegyo. Cerco sempre di mantenere l’atmosfera del team leggera e divertente.

JIBEEN: Ciao, sono il più giovane del gruppo e main rapper, JIBEEN. Penso che il mio ruolo sia quello di “colore variegato”. Dentro di me convivono tanti colori diversi, nati sia dalla cultura brasiliana che da quella coreana. Quando queste influenze si riversano nella nostra musica, aggiungono varietà e profondità. Per questo mi vedo come qualcuno che contribuisce all’identità colorata degli ARrC.

DOHA: Ciao, sono DOHA, l’altro maknae del gruppo, oltre a essere main vocalist e lead dancer. Nel team mi occupo delle “emozioni”. Cerco di portare in superficie toni diversi, a volte profondi e a volte energici, così da trasmettere a chi ci ascolta l’energia e il messaggio unico degli ARrC.

La title track, “awesome”, ha un’energia giocosa e frizzante. Cosa vi ha ispirato a trasformare piccoli fastidi quotidiani in qualcosa di quasi celebrativo?

HYUNMIN: L’energia positiva di “awesome” è nata dal pensiero di guardare ai momenti più pesanti della vita quotidiana con uno sguardo più leggero. A volte mia madre mi diceva: “Se non è una questione di vita o di morte, non preoccupartene troppo”, e quelle parole mi alleggerivano il cuore. Grazie a lei ora cerco di raccogliere i pensieri, affrontare le difficoltà per quello che sono e trasformarle in qualcosa di positivo. Credo che questo modo di vedere le cose si rifletta naturalmente nella performance di “awesome”.

KIEN: Il momento che ha ispirato “awesome” è stato quando, in una giornata normale, è capitato qualcosa di divertente all’improvviso. Stavo cercando di scattarmi un selfie con l’angolazione giusta, ma qualcuno mi ha urtato passando e la foto è venuta mossa. Sorprendentemente, è risultata la migliore. In quel momento ho pensato: “Forse non tutto deve essere perfetto”. Credo che siano proprio questi piccoli momenti rilassati a rendere speciale la nostra performance di “awesome”.

“dawns” sembra incredibilmente personale, soprattutto perché HYUNMIN e CHOI HAN hanno contribuito ai testi. Qual è stato il processo emotivo dietro la scrittura del brano?

HYUNMIN: Mentre scrivevo il testo di “dawns”, ho passato molto tempo a osservare da vicino le mie emozioni. All’inizio sentimenti come ansia o eccitazione erano vaghi, ma metterli in parole li ha resi più chiari. Questo mi ha aiutato a capire cosa provavo davvero dentro di me. Cercando di catturare quella tensione silenziosa mescolata alla speranza che si respira all’alba, credo di essere riuscito anche a essere più onesto con me stesso.

CHOI HAN: Lavorare a “dawns” mi ha insegnato a esprimere le emozioni in modo più sincero. Essendo la mia prima volta come autore di testi, provavo un misto di entusiasmo e una piacevole pressione. Ma man mano che davo forma ai miei pensieri, soprattutto alle sensazioni complicate legate a un futuro incerto, ho iniziato a sentirmi più sicuro. Attraverso questa canzone ho imparato ad aprirmi e a condividere meglio le mie emozioni. Se avrò l’occasione, mi piacerebbe continuare a scrivere testi e trasformare in canzoni i miei pensieri.

C’è una vera audacia sonora in “kick back”: come siete arrivati a combinare drum & bass con la chitarra bossa nova?

ANDY: “kick back” ci è sembrato un grande esperimento fin dal primo momento in cui abbiamo iniziato a pensare al sound. Volevo soprattutto catturare l’immagine forte ma delicata che c’è dietro una frase del brano: “stiamo sbocciando come un fiore sulla strada”. Per portare quella sensazione nella musica abbiamo sovrapposto una chitarra ispirata al jazz su un ritmo veloce e ricostruito il pattern di batteria per adattarlo all’atmosfera di “kick back”, invece di usare i suoni più comuni di drum.

In “vitamin I”, l’idea di recupero diventa poetica. Cosa significa per ciascuno di voi quella “I”, come concetto e nel vostro percorso personale?

DOHA: In “vitamin I”, la “I” non indica soltanto me stesso, ma rappresenta anche “immaginazione” e “infinito”. Riflette l’identità unica di ogni persona e allo stesso tempo esprime le possibilità illimitate che tutti noi abbiamo. Per me questa canzone è stato un promemoria a fidarmi di più di me stesso e a continuare a raccogliere nuove sfide.

JIBEEN: Per me, “I” va oltre il significato letterale di “io”. È più come identità e forza interiore. Questa canzone esplora poeticamente il viaggio di scoperta del proprio sé autentico, e credo che mostri come ciascuno possa trovare la propria strada e crescere attraverso questo processo. Personalmente, la parola “I” è diventata una sorta di guida: ogni volta che mi sentivo perso, mi ha aiutato a ritrovare il mio centro. È una parola che mi ha ricordato che posso diventare più forte accettando e abbracciando chi sono.

La vostra musica spesso mescola generi in modi inaspettati. Come affrontate la fusione di stili diversi senza perdere la vostra identità di base?

CHOI HAN: Quando esploriamo generi diversi, il nostro punto focale è come raccontare la nostra storia attraverso la musica. Non si tratta solo di seguire le tendenze: ciò che rende una canzone davvero degli ARrC è quando emozioni e messaggi si intrecciano con le nostre esperienze personali. Per questo, ogni volta che proviamo qualcosa di nuovo, parliamo molto tra noi e riflettiamo su come vogliamo esprimerlo sul palco. Cerchiamo sempre di aggiungere il nostro colore in un modo che ci rispecchi.

RIOTO: Quando ci avventuriamo in generi diversi, la cosa più importante è rimanere fedeli all’identità di ARrC. Qualunque sia la musica che proviamo, deve riflettere la personalità e le emozioni uniche di ogni membro per risultare autentica. Per questo ci chiediamo sempre: “Questo ci rappresenta davvero?” durante il lavoro su un nuovo sound o testo. Credo che sia proprio questo processo costante ad aver plasmato la musica che oggi sentiamo come veramente nostra.

“night life” cattura i momenti più silenziosi della giovinezza. Per voi era importante riflettere anche sul lato più introspettivo e lento del crescere?

KIEN: Sì, esatto. “night life” si concentra meno sull’energia rumorosa della giovinezza e più sulle emozioni quiete che arrivano alla fine della giornata. Cantare questa canzone mi ha ricordato quanto velocemente scorra la vita quotidiana e quanto sia importante fermarmi ogni tanto a fare un check con me stesso. Mi ha anche fatto capire che la vera crescita non viene sempre dai grandi eventi, ma spesso nasce da questi piccoli momenti di silenzio.

ANDY: Per me, “night life” è un brano che mi ha aiutato a rallentare il ritmo della mente e a vedermi per quello che sono. Mi ha ricordato che non contano solo i momenti luminosi ed eccitanti, ma anche emozioni come solitudine, ansia e quiete fanno parte della crescita. Attraverso questa canzone ho imparato ad accettare questi sentimenti in modo più onesto e ho capito quanto sia importante ascoltare la mia voce interiore. Spero che la nostra musica possa dare lo stesso conforto silenzioso a chi la ascolta.

I vostri testi oscillano tra spoken-word e melodia. Quanto è intenzionale questo equilibrio e chi influenza il vostro stile vocale?

DOHA: Cerchiamo di lasciare che i testi fluiscano naturalmente tra melodia e ritmo, così che le emozioni della canzone emergano in modo più chiaro. Una persona che ci ha influenzato molto nel trovare questo equilibrio è il producer Yoon Jongshin. Ogni volta che lo incontriamo ci regala incoraggiamenti e consigli musicali preziosi. Impariamo molto anche solo ascoltando le sue canzoni, osservando come certi testi vadano cantati per tirare fuori al meglio l’emozione che portano.

La vostra discografia finora mostra un forte filo narrativo. Lo storytelling è centrale nel vostro processo creativo, o nasce naturalmente dalla musica?

HYUNMIN: Lo storytelling è quasi il punto di partenza del nostro processo creativo. Fin dallo stadio concettuale parliamo molto come gruppo su quali emozioni vogliamo condividere e su come quelle sensazioni potrebbero sembrare se fossero scene di una storia. Il nostro obiettivo è fare in modo che tutto, dalla musica al video, dalla coreografia al design dell’album, sia collegato in un’unica narrazione coerente.

ANDY: Come dice HYUNMIN, penso che siamo un team che costruisce la propria musica partendo da una storia. Ma il modo in cui lo facciamo cambia da brano a brano. A volte partiamo da un’idea chiara – “questa è la storia che vogliamo raccontare” – e costruiamo tutto intorno. Altre volte invece l’intera narrazione nasce da una sola riga di testo. Ci scambiamo continuamente idee tra noi, e questo botta e risposta aiuta a definire il quadro completo. È un processo che ci viene naturale.

Sperimentate molto con suono e genere: qual è una direzione musicale o una collaborazione che non avete ancora provato ma che vi piacerebbe esplorare?

DOHA: Finora abbiamo esplorato molti generi diversi, ma personalmente mi piacerebbe provare una musica dal suono più minimale, qualcosa in cui l’emozione emerga in modo più limpido. Credo che questo approccio permetterebbe di creare un sound non eccessivo, in cui ogni parola e ogni passaggio vocale risuonino con più forza. Per quanto riguarda le collaborazioni, sarebbe un onore lavorare con artisti, sia in Corea che all’estero, che creano suoni davvero originali.

JIBEEN: Personalmente, mi piacerebbe molto provare generi come l’Afrobeats o l’alternative rock. Penso che sarebbe stimolante partire dalle nostre radici hip-hop e aggiungere nuovi strati per creare un suono fresco firmato ARrC. Esplorare stili diversi potrebbe portarci a risultati unici e inaspettati. In futuro voglio continuare a sperimentare con i generi e offrire ai fan una musica nuova, qualcosa che non abbiano ancora ascoltato da noi.

Vi rivolgete a tanti giovani che affrontano temi come identità, burnout e appartenenza. Qual è il messaggio più importante che sperate i fan colgano dalla vostra musica?

KIEN: Ciò che vogliamo esprimere di più attraverso la nostra musica è questo: “I tuoi sentimenti non sono sbagliati”. Tutti attraversano certe emozioni, ma non è sempre facile parlarne apertamente. Speriamo che la nostra musica possa dare voce a quei sentimenti e aiutare chi ci ascolta a capirsi meglio, anche solo un po’.

RIOTO: Qualunque cosa tu stia affrontando, vogliamo che tu sappia che hai già valore, esattamente così come sei. Tutti viviamo emozioni stabili e incerte, ma crediamo che ci siano sempre momenti che brillano. E proprio come il messaggio che cerchiamo di trasmettere come ARrC, possiamo diventare più forti quando siamo insieme. Questo è anche il cuore del nostro nuovo album, HOPE. Speriamo davvero che, anche solo per un istante, le nostre canzoni possano portare conforto e ricordare che c’è sempre speranza, qualunque sia il momento che stai vivendo.

Infine, potreste descrivervi a vicenda usando una sola parola?

DOHA: Penso che HYUNMIN sia una “bussola”. Come leader mantiene l’equilibrio e guida il gruppo nella direzione giusta. Anche quando mi sento instabile o confuso, stargli accanto mi dà conforto e stabilità.

HYUNMIN: Direi che CHOI HAN è un “master performer”. La sua capacità di interpretare il mondo con le proprie sensazioni e di esprimerle attraverso la performance è straordinaria. Ci aiuta a leggere emozioni e situazioni con una nuova prospettiva, ed è il responsabile delle nostre performance.

CHOI HAN: Per RIOTO scelgo la parola “resiliente”. Non è facile imparare il coreano, ma lui non si arrende mai, come una bambola che torna sempre in piedi. È ammirevole. Esprime perfettamente le emozioni nei brani ed è un grande performer. Mi ritrovo spesso ad ammirarlo.

RIOTO: Per KIEN voglio dire “eco”. Accoglie le emozioni e i pensieri degli altri membri e li restituisce con dolcezza. Le sue reazioni sincere rendono l’atmosfera del gruppo ancora più calda.

KIEN: Per me ANDY è come una “vitamina”. Devo vederlo almeno una volta al giorno per essere felice. Quando sono stanco o a corto di energie, incontrarlo è come ricaricarsi automaticamente. Anche se a volte la sua energia è così alta che mi fa battere il cuore come se avessi bevuto una bevanda energetica (ride). Ma quella stessa energia rende sempre vivace l’atmosfera del gruppo.

ANDY: Esprimerei JIBEEN con la parola “maknae”. Non solo perché è davvero il più giovane, ma perché ogni sua parola e reazione sono adorabili. Io non sono uno che di solito si prende cura degli altri, ma JIBEEN ha quel fascino che mi spinge a volerlo proteggere. Sul palco è un professionista, ma credo che proprio quel contrasto lo renda ancora più cool.

JIBEEN: Per me DOHA è “compagno”. È l’unico membro della mia stessa età, e nella mia vita rappresenta una presenza rassicurante. Crescendo insieme e sostenendoci a vicenda, sento sempre conforto accanto a lui.

Autore
Panorama

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