Arriva Spotify Lossless: cos’è, come attivarlo e cosa cambia davvero

  • Postato il 11 settembre 2025
  • Di Panorama
  • 2 Visualizzazioni

La promessa era nell’aria da anni e ora è realtà: l’audio lossless arriva su Spotify Premium, pronto a regalare agli abbonati un ascolto cristallino, ricco di sfumature, senza la minima compressione. Non si tratta di un semplice aggiornamento tecnico, ma di un vero cambio di paradigma per il servizio di streaming più usato al mondo, che finora aveva preferito puntare sulla quantità del catalogo e sulla facilità di accesso piuttosto che spingersi verso l’alta fedeltà.

Con questo debutto, Spotify dimostra di voler rispondere alle richieste di una fetta di pubblico sempre più esigente: audiofili che pretendono precisione timbrica, musicisti che vogliono ascoltare ogni dettaglio delle proprie registrazioni, e ascoltatori comuni che, una volta provata la differenza, difficilmente torneranno indietro.

Gustav Gyllenhammar, VP Subscriptions di Spotify, ha raccontato che questa funzione è stata costruita “con qualità, facilità d’uso e trasparenza” come mantra. Un modo per dire che non basta aumentare la risoluzione: serve rendere il tutto accessibile, immediato e integrato nell’esperienza d’uso. E così, ogni brano – dalla nuova hit K-pop che scala le classifiche globali, alla sinfonia di Mahler eseguita da un’orchestra dal vivo – si trasforma in un ascolto immersivo, capace di catturare sfumature sonore prima nascoste dalla compressione.

Cosa significa davvero “lossless”

Nel linguaggio dell’audio, lossless è la parola magica che vuol dire senza perdita. Tradotto: il file musicale arriva alle orecchie esattamente come è stato registrato in studio, senza che algoritmi di compressione ne taglino frequenze o dinamica per alleggerire il peso dei dati. La differenza è sottile ma potente: non è solo “più nitido”, è un ascolto che restituisce profondità e tridimensionalità, dove ogni dettaglio – dal respiro del cantante al fruscio di un plettro sulla corda – è lì, intatto, come se fossimo davanti al microfono.
In un mondo in cui lo streaming ha abituato a compromessi invisibili, il lossless è un ritorno all’essenza: la musica non come sottofondo, ma come esperienza da vivere. Un regalo per le orecchie allenate, ma anche una rivelazione per chi credeva che il digitale fosse tutto uguale.

La qualità che si sceglie

Il nuovo lossless streaming porta la riproduzione fino a 24-bit/44,1 kHz in formato FLAC, una soglia che per molti ascoltatori rappresenta un equilibrio ideale tra qualità e compatibilità. A differenza di altri servizi, Spotify non impone questa modalità come predefinita: la lascia come scelta consapevole dell’utente, modulabile in base a contesto e necessità.

Questo significa che, in ogni momento, si può decidere se mantenere un’impostazione più leggera per salvaguardare dati e memoria, oppure spingere al massimo per un ascolto “senza compromessi”. Le opzioni spaziano infatti da Low a Normal, High, Very High e infine Lossless, per Wi-Fi, rete cellulare e download separati. Un sistema pensato per chi vuole il massimo controllo sulla propria esperienza d’ascolto, e non si accontenta di un’impostazione unica per tutto.

C’è poi il tema dell’hardware. Per sfruttare il lossless al pieno delle sue potenzialità, Spotify consiglia cuffie cablate o impianti collegati via Spotify Connect: il Bluetooth, ancora oggi, non garantisce la banda sufficiente per trasmettere audio non compresso. Una limitazione tecnica che non toglie valore alla novità, ma che ricorda come l’alta fedeltà sia un ecosistema: non basta il file, serve anche il giusto canale per portarlo alle orecchie.

Compatibilità e tempi di rollout

La funzione è già attiva per gli abbonati Premium in mercati come USA, Regno Unito, Giappone, Germania e Australia, e arriverà gradualmente in oltre 50 Paesi entro ottobre. È disponibile su mobile, desktop e tablet, oltre che su device compatibili di brand come Sony, Bose, Samsung e Sennheiser. Sonos e Amazon seguiranno il mese prossimo.

Come attivare l’audio lossless su Spotify

L’attivazione non è automatica: Spotify lascia all’utente la libertà di decidere quando e dove abilitare la massima qualità.
Dalla home dell’app, basta toccare l’icona del proprio profilo in alto a sinistra. Nella sezione Impostazioni e Privacy, si accede a Qualità dei contenuti multimediali, dove tre voci – Wi-Fi, rete cellulare e download – permettono di impostare la qualità desiderata. Qui si può scegliere “Lossless” per una, due o tutte le modalità, a seconda delle esigenze e della disponibilità di banda.
Un piccolo indicatore lossless comparirà nella schermata “In riproduzione” e nel menu di Spotify Connect quando si sta ascoltando in qualità massima. Per un’esperienza fluida, meglio usare una connessione Wi-Fi stabile e cuffie o casse collegate via cavo.

Cinque cose da sapere prima di passare al lossless

Prima di premere “attiva”, ci sono alcune considerazioni che possono fare la differenza nell’esperienza d’ascolto. Serve innanzitutto una connessione veloce e stabile: un brano lossless in formato FLAC può pesare fino a dieci volte più di un MP3 e, con un Wi-Fi lento o una rete mobile debole, l’avvio della riproduzione può richiedere qualche secondo in più. Anche la tecnologia di connessione conta: il Bluetooth, per quanto comodo, è ancora un collo di bottiglia. Anche con cuffie top di gamma, il segnale viene compresso, quindi per un ascolto davvero senza perdita di qualità è meglio optare per cuffie cablate o sistemi come Spotify Connect.

Non tutto il catalogo, però, è disponibile in lossless. La maggior parte dei brani è già pronta, ma alcuni album più vecchi o non rimasterizzati potrebbero restare in qualità standard. C’è poi il fattore spazio: scaricare album in lossless può riempire rapidamente la memoria dello smartphone, e conviene monitorare costantemente lo spazio libero. Infine, la differenza si percepisce davvero con generi musicali ricchi di sfumature – jazz, classica, registrazioni live – mentre con il pop già compresso in fase di mastering il salto qualitativo può essere meno evidente, pur garantendo comunque una resa più pulita e fedele.

Spotify e la concorrenza: chi vince sul lossless

Con questa mossa, Spotify raggiunge finalmente concorrenti che sul lossless erano già avanti. Apple Music offre streaming fino a 24-bit/192 kHz in ALAC senza costi aggiuntivi, mentre Tidal si spinge fino al Master Quality Authenticated (MQA) e al FLAC a 24-bit/192 kHz nella sua fascia HiFi Plus. Amazon Music Unlimited propone audio fino a 24-bit/192 kHz, sempre incluso nell’abbonamento.
La differenza è nella strategia: Spotify punta a un rollout graduale, abbinando il lossless a funzioni come DJ e AI Playlist per rafforzare l’ecosistema, mentre i competitor hanno spinto soprattutto sulla pura qualità tecnica.

Il mercato dello streaming entra in una nuova fase

Secondo i dati IFPI 2024, lo streaming rappresenta oggi il 67% dei ricavi globali dell’industria musicale, con una quota crescente di utenti disposti a pagare per funzioni premium. L’arrivo del lossless su Spotify, il servizio con la base di utenti a pagamento più ampia al mondo, segna un passo che può accelerare l’adozione di formati audio ad alta fedeltà, finora considerati di nicchia.

Autore
Panorama

Potrebbero anche piacerti